XXVI Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 25 Marzo 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Nel l 1965 accadde un evento dalle conseguenze non valutate , troppo immerso in quel che facevo e vivevo. Tra le collaborazioni anche la rivista “Orizzonti”, della San Paolo, editrice cattolica importante, dirigeva la rivista un sacerdote amante della cultura, effettivamente “ aperto” ,il quale si era entusiasmato del mio libro di poesie da leggerlo pubblicamente in un corso di studi che gli teneva. Ne diede notizia su “La Fiera Letteraria” Fortunato Pasqualino, che volle presentarmi a Bonetto, per voglia del Bonetto. Costui mi chiese di collaborare ad Orizzonti. Proposi raffigurazione di scrittori, ormai ne conoscevo tanti, e forse il primo articolo riguardava Alberto Moravia. Ne concepii una descrizione fisica di Moravia che forse non era magnificante tenuto conto che Moravia non era certo bello piuttosto significativo, trapezoide, linee dure nel volto, marcate, caratterizzate, bocca gentile, labbra stese, sottili, occhi incavati con sopra ciglia a sbuffo, zigomi forti, un aspetto tutt'altro che rassicurante, un burbero benefico, in effetti Moravia era apparentemente scontroso ma in realtà amichevole, colloquiale, spontaneo, e indagatore. Eravamo a cena a Piazza del Popolo, io, Elsa De Giorgi e Pasolini . L'articolo appena uscito , e Pasolini lo leggeva, e gli notavo una espressione incerta, insoddisfatta, mi dice :” Lo hai fatto leggere a Moravia?” . “ Sì, gliel'ho detto”. Moravia stava a pochi metri da noi, al tavolo da Rosati dove sostava spesso. Non capivo la cautela di Pasolini. Ma aveva percepito quel che io non sospettavo, in quanto apprezzavo Moravia e non intendevo dirne malevolmente. Invece accadde che amici di Moravia ma non amici miei accentuarono qualche mia dicitura forse sull’aspetto di Moravia, o qualcosa di non rispettoso nei suoi confronti, al dunque Moravia, che era generosamente amichevole con me, collaborai a “Nuovi Argomenti” con i massimi intellettuali per vari numeri, ne venne deluso o altri, giovani rivali, lo suggestionarono a deludersi, e chiese spiegazioni sul mio agire. Non avevo intenzione sminuitiva nei confronti di Alberto Moravia, il solo con cui discorrevo in approfondimenti non testardi, non infondati, volevo soltanto dichiarare una espansione comunicativa più immersa nel dubbio che assertiva, abbandonata, offerta, Per giustificarmi dissi che vi era un finale reciso, e non dicevo il vero, poi mi chiusi ad ogni spiegazione, non volevo dire alcunchè di sminuitivo piuttosto la disposizione senza calcolo, fluente al dialogo di Alberto Moravia. Proprio :si lasciava prendere, amava capire, intendere, conoscere e largiva quanto concepiva, e se straripava era per disposizione a versare la sua mente negli altri. Vi erano ulteriori aspetti. Io non ero e non sono inclinato a fare parte di un gruppo, e vi erano gli “amici di Moravia”, ero amico di Moravia ma senza ritenermi in un gruppo . E’ un aspetto che vaglierò. Inoltre, stavo ormai con Elsa De Giorgi, la quale si ergeva a paladina degli altri, mentre sarebbe stato necessarissimo rendersi paladina di sé. Nel paladinismo la De Giorgi diede posto ad Elsa Morante che Moravia aveva abbandonata per vivere con Dacia Maraini, io avevo un eccellente rapporto con Moravia e molto cordiale con Dacia, Elsa De Giorgi invece era renitente verso Dacia Maraini non esplicitamente, quando accadde la vicenda del mio articolo malinteso la situazione peggiorò, comunque non mi interessava nessuno di questi intellettuali, Moravia valeva, ma lo stesso Pasolini, Bernardo Bertolucci, Enzo Siciliano, per nominare frequentatori di Moravia non avevano alcunchè
di traente, aggiungo un certo moralismo provinciale alla invadenza di ampia omosessualità, insomma mi appartai nei modi che dirò. E poi, non giorno privo dia causa, avviso, tra Elsa ed i Contini Bonacossi. Elsa, lo ripeto, era molto combattiva, non si ritirava , si scatenava, frequentemente ci scampanellava un Tizio ,giallastro bile di volto, aspetto lugubre, incattivito recatore di brutture, qualche citazione, qualche notizia giuridica tutt'altro che
confortante la porgeva con godimento mortuario a vedermi sbiancare. Elsa era legatissima ad una avvocatessa, Bassino, moglie di un celebre giurista, Sotgiu, la Bassino nata per dare causa, bastava qualche parola e Lei immediatamente: Facciamo causa. Anziana, biascicava più che parlare, forse mancava di dentatura, magra , tutt’ossa, dietro una ponderosa scrivania , alle spalle la parete di vetri colorati che filtravano luci , mi sembrava di stare in una chiesa. Parlava, parlava ,sbavazzando dalla bocca risucchiata, occhi grandi marroni, castagne bollite, e travolgeva ELSA CON MIRFABILIE DI PROSSIMI ATTI LEGALI E SICURE VITTORIE. Elsa contentissima di farsi immergere quotidianamente nel mondo delle liti, e non ci furono giorni sereni, dicevo. Mi trovai immerso , sommerso anch’io. La solitudine, fare le cose mie, niente. Ormai preso dal rapporto me ne assumevo l’incarco per difenderla, e c'era proprio da difenderla, Elsa avrebbe fatto causa per ogni circostanzietta, una vitalità che doveva spendere e, pure, un indomito sentimento difensivo, non soccombere. Ormai si dedicava alla scrittura con rapidità conclsa ed energica, “L’Innocenza”, racconto di una ragazzina che toglie il fidanzato alla sorella, psicologicamente settecentesco come piaceva a lei, e “Storia di una donna bella”, “Un coraggio splendente”, oltre “I coetanei” mi fecero apprezzare Elsa al di sopra di altri o altre vantati e vantate. Quando ci separammo scrisse uno dei libri maggiori del Ventesimo secolo: “L'eredità Contini Bonacossi”(Mondadori), la storia della raccolta di dipinti di altissimo livello che si dispersero dopo la morte del Senatore Contini Bonacossi e della valentissima moglie Donna Vittoria, e la scomparsa di Sandrino Contini Bonacossi. Era il tema essenziale della drammaticissima situazione. Che aveva fatto Sandrino per scomparire? Era stata la relazione di Elsa con Italo Calvino a renderlo fuggitivo, o mercanteggiamento di quadri illecito, di valuta? Per Elsa esisteva coinvolgimento di tutto e tutti. Lascio alla lettura de “L’Eredità Contini Bonacossi” la cognizione degli eventi . Dicevo: la narrazione più drammatica del XX secolo. E per anni l’ho vissuta. Sandrino Contini Bonacossi fuggì negli Stati Uniti, pare certo che si unì ad una donna similissima alla De Giorgi, morì o si uccise prima della morte di Elsa. Elsa manteneva amicizie vaste e cospicue, da parte mia avevo le amicizie dovute alla notorietà dei miei scritti. Elsa non teneva un “salotto” come la Bellonci, la Astaldi, ma venivano tutti o tanti da noi. In una di queste riunioni serali rividi incredibilmente la persona che avevo incontrato all'Università di Firenze, il docente di sociologia Mino Vianello, amico di Elsa, il quale saputo che avevo scritto un saggio sulla letteratura italiana del Novecento mi dice di inviarlo al Preside della Facoltà Vittorio Castellano , lo invio, incontro Vittorio Castellano, che mi attribuisce l’insegnamento nella Scuola di perfezionamento in sociologia e ricerca sociale, connessa alla Facoltà si Statistica, alla Sapienza di Roma. Intanto, mese, anno più o meno, avevo strettissima amicizia con Vasco Pratolini e Mario Luzi, quest’ultimo aveva pubblicato per Vallecchi il mio libro di poesie “La Conclusione”. Da entrambi i rapporti derivano effetti sostanziali nella mia vita.