Arte e non solo. ORA E SEMPRE FUTURISMO - di Mario Bozzi Sentieri

A più di centodieci anni dalla sua nascita  pare inesauribile la forza propulsiva del futurismo. Lo confermano il numero di mostre dedicate al movimento, voluto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909. E’ di  questi giorni l’inaugurazione, presso il palazzo Lanfranchi di Matera,  alla presenza del Ministro  della Cultura Gennaro Sangiuliano, della mostra,  Futurismo italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del movimento, a cura di Massimo Duranti.  Ad emergere, accanto  ai nomi dei protagonisti Boccioni, nativo della Calabria, Balla, Severini, Carrà, Prampolini, Dottori, Benedetta, ci sono anche quelli di personaggi meno noti, ma non meno significativi come Roherssen, Bologna e Castellana. 

Significativa la pattuglia  degli aeropittori,  presenti con le opere di numerosi futuristi le cui peculiarità furono declinate da  Marinetti stesso nel 1939:  Prampolini e Crali inseriti nella “Aeropittura stratosferica cosmica biochimica”; Fillia e Diulgheroff nell’ “Aeropittura essenziale, mistica ascensionale simbolica”; Dottori, Benedetta, Bruschetti, Peruzzi, Tano e Angelucci in quella trasfiguratrice lirica spaziale; Tato nella “sintetica e documentaria”. Opere di Dottori, Fillia e Bruschetti rappresentano l’Arte Sacra Futurista, codificata dal manifesto del 1931. 

Un focus è riservato al contributo al Futurismo della Lucania: ad essere esposte sono due rarissime opere di Joseph Stella, nativo di Muro Lucano, ma trasferitosi a 19 anni negli Stati Uniti, definito “il primo futurista d’America”. 

Dal Museo nazionale Collezione Salce sono giunti alla mostra di Matera ben 25 manifesti, a conferma della collaborazione tra il Museo nazionale di Matera e la Direzione regionale Musei Veneto intorno al progetto “Futurismi”.  Il Museo trevigiano proporrà a sua volta,  una grande mostra specificamente riservata al tema del manifesto futurista, con il titolo Futurismo di carta. L’esposizione trevigiana, a cura di Elisabetta Pasqualin con la collaborazione di Sabina Collodel, si svilupperà nella sede del San Gaetano del Salce in due successivi momenti, con altrettante mostre. La prima, con la declinazione Forme dell’avanguardia nei manifesti della Collezione Salce  sarà al San Gaetano dal 28 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024. A seguire, dal primo marzo al 30 giugno 2024, la seconda parte, contrassegnata dal sottotitolo Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità.

Tra gli artisti presenti Mario Sironi, Marcello Dudovich, Fortunato Depero, Federico Seneca, Marcello Nizzoli, Gino Boccasile, Nicolai Diulgheroff, Xanti Schawinsky, Giulio Cisari, Lucio Venna, Umberto di Lazzaro, Luigi Martinati. E’  proprio sulla declinazione grafica dell’arte futurista che questa mostra si concentra perché, sebbene le opere su tela e di scultura siano ben note e di facile riconoscimento, i manifesti pubblicitari rimangono tutt’oggi un settore di nicchia e sviluppano un loro linguaggio specifico. Innanzitutto, l’utilizzo degli elementi tipografici è innovativo, le lettere si fanno più solide e vistose, le parole vengono disposte liberamente nello spazio secondo linee forza oblique o assecondando le sinuosità delle sagome, la scelta dei colori ricade su quelli più accesi che vengono accostati per contrasto, la luce e il suono si fanno visibili tanto da essere rappresentati attraverso fasci e anelli circolari, anche la prospettiva perde tutte le certezze consolidate nei secoli e viene scomposta per piani che si compenetrano.

La mostra, nei suoi due momenti, abbraccia un arco di tempo che va dal 1915 al 1940, considerando tre principali filoni all’interno della produzione futurista: l’interpretazione della figura umana, la velocità e il movimento, l’espressione della cultura e della società.
 

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Dopo le importanti mostre monografiche dedicate a singole personalità del Futurismo italiano, tra cui Giacomo Balla. Ricostruzione futurista dell’universo (2018) e Il giovane Boccioni (2021),da  segnalare, a Milano (fino al 2 dicembre 2023) presso la Galleria Bottegantica, un’indagine sull’Aeropittura, dagli anni Venti ai primi anni Quaranta del Novecento. Curata da Fabio Benzi, tra i massimi esperti del Futurismo, la rassegna si concentra sulla partecipazione dei futuristi alle esposizioni ufficiali del periodo: le Biennali Internazionali d’Arte della città di Venezia (1926-1942) e le Quadriennali d’Arte Nazionale di Roma (1931-1943).  Tramite queste mostre, Filippo Tommaso Marinetti cercò di assicurare un riconoscimento ufficiale al Futurismo italiano e una sua definitiva consacrazione. Attraverso unaccurata selezione di una trentina di opere, pittoriche e scultoree – nella quasi totalità esposte nelle rassegne veneziane e romane – la mostra intende restituire la storicità del fenomeno futurista e la ricca varietà ed originalità delle ricerche artistiche al suo interno.

 

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A Roma, presso La Vaccheria, lo spazio espositivo  gestito dal Municipio IX Roma Eur, è invece in corso (fino 14 gennaio 2024)  Dal Futurismo all’Arte Virtuale, a cura di Giuliano Gasparotti e Francesco Mazzei. La  mostra si propone di ripercorrere le principali tappe dell’innovazione artistica del secolo scorso attraverso l’originalità di alcuni dei suoi artisti principali. Tutti diversi tra loro ma accomunati dalla medesima capacità di anticipare il futuro e da una connaturata propensione al cambiamento. A dare nuova linfa alla carica rivoluzionaria che ebbero quelle opere in passato contribuisce, in questa occasione, la riflessione sul presente indotta dai due curatori che attraverso l’ambientazione onirica pensata per la mostra, con installazioni contemporanee di arte immersiva e digitale, si propongono di indagare la carica innovativa dei nuovi strumenti che stanno rivoluzionando il mondo dell’arte e la vita in generale, incidendo in

profondità sulla percezione del reale. In apertura la capsula  Infinity dedicata al Futurismo, costituita da un grande cubo specchiato – la Mirror Box – in cui è custodito il Fiore futurista di Giacomo Balla circondato da una video opera immersiva che racconta le linee, i suoni, i volumi, i colori e le tematiche care al movimento di cui faceva parte  l’artista torinese.

Da Matera a Treviso, da Milano a Roma il Futurismo conferma il suo essere avanguardia totale, dinamica, in grado di attraversare tutta la Penisola (non c’è regione italiana che non ne sia stata coinvolta) per poi proiettarsi oltre i confini nazionali,  espressione di un modello di rinnovamento non solo artistico, ma capace di informare la stessa politica, la società, l’idea della vita.

Nel 1919, nell’infuocata stagione post bellica, Marinetti pubblica Democrazia futurista e l’anno seguente Al di là del Comunismo. Anticipatrici, nel primo volume, i testi di Filippo Carli dedicati alla partecipazione degli operai alle imprese. “I futuristi – scriverà, negli stessi anni, Antonio Gramsci (su “L’Ordine Nuovo”) – nel loro campo, nel campo della cultura, sono rivoluzionari; in questo campo, come opera creativa, è probabile che la classe operaia non riuscirà a fare per molto tempo a fare di più di quanto hanno fatto i futuristi”.

Su questi crinali molto c’è nuovamente da recuperare dell’esperienza futurista, particolarmente oggi  in una fase di “ripensamento” dell’immaginario italiano. Non solo passato – sia chiaro  - che per il futurismo sarebbe un controsenso, né esclusivo culto del suo dinamismo estetico, ma vera e propria “aspettativa” nel segno di un “primato” italiano tutto da ritrovare ed affermare – come ci insegnano  Marinetti e la sua effervescente armata di “creativi”.

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