"Enzo Pipi" di Serena Lao
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 01 Marzo 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Durante quella stagione teatrale, in cartellone ne erano inserite due, la prima ad essere rappresentata sarebbe stata proprio “Cin Ci La”, una delle mie preferite. La settimana precedente avevo telefonato per fare le prenotazioni e così quel giorno - in compagnia di una mia amica - mi ero presentata, puntualmente, e con netto anticipo sull’orario di inizio, al botteghino per pagare e ritirare i biglietti. Ma quale fu la sgradita sorpresa? Che a mio nome non esisteva alcuna prenotazione! Andai su tutte le furie e cominciai a gridare come un’ossessa. Ero furibonda: avevo tanto atteso per assistere a quelle operette e ora, secondo il tizio seduto dietro la vetrata, avrei dovuto rinunziare? E più il tipo si scusava per il disguido, più sbraitavo.
Mentre la gente presente assisteva incuriosita a quella diatriba, dal retro giunse un signore, furioso anche lui, che in tono perentorio disse. “Chi è che si permette di gridare in questo modo?”.
“Io e ho ragione” risposi mostrando i denti!
Mi scrutò da capo a piedi e fu a quel punto che si ammorbidì e le cose presero un’altra piega.
“Perché una bella ragazza con dei meravigliosi occhi azzurri urla in questo modo?” affermò sorridendo.
In breve gli spiegai del perché ero così contrariata e lui, osservandomi, sorrise ancora.
Galantemente si presentò: “Sono Enzo Pipi, direttore di sala del Teatro, vediamo cosa posso fare per accontentarla.
Lo osservai: era un distinto e maturo signore di età indefinibile. Indubbiamente possedeva un certo fascino e potere persuasivo per cui mi calmai e attesi.
Ovviamente quella sera fui sua ospite nel palco d’onore e felice - insieme alla mia amica - gustai lo spettacolo.
La nostra conoscenza, però, non si fermò lì. Quando davano qualche rappresentazione di mio interesse, mi rivolgevo a lui per le prenotazioni, non mi faceva pagare quasi mai, e ciò mi procurava un certo imbarazzo. Diventammo amici. Ormai ci davamo del tu e spesso ci intrattenevamo, prima del famoso campanello di inizio, sorseggiando un drink e conversando piacevolmente. Gli argomenti erano prevalentemente incentrati sull’Arte, la sua cultura sul teatro era infinita e lo ascoltavo ammaliata, bevendo ogni sua parola.
Per qualche tempo le cose andarono più o meno così. Poi, un giorno, mi telefonò e mi invitò a cena. Trovai inconsueto quell’invito, ma era una persona perbene e accettai. Venne a prendermi con la sua auto e mi condusse in un elegante ristorante cittadino. Il tempo trascorreva piacevolmente e tra una portata e l’altra conversavamo di argomenti vari, mai si scivolò sul personale e lo apprezzai. Era un uomo elegante e anche se avevo avvertito un certo interesse nei miei confronti, non fece percepire mai nulla. Sul finire della serata mi svelò il motivo di quel suo invito.
Sapeva che trasmettevo in alcune radio libere cittadine e, avendo deciso anche lui di cimentarsi in quella nuova esperienza, esternò il piacere di avermi al suo fianco nella conduzione del programma. Ovviamente si sarebbe occupato di Arte e di Teatro, aveva già pronto il titolo: “Chi è di scena”. Rimasi perplessa; vero è che i miei interessi erano molteplici, ma da qui ad affiancare un pozzo di cultura come lui il passo era lungo!
In quel periodo trasmettevo a Radio Disco Club, una delle poche emittenti che elargiva un gettone di presenza al conduttore. Allora le radio libere imperversavano in Sicilia e ovunque, ed io, per non farmi mancare nulla, facevo anche la speaker. Mi occupavo di operetta: avevo studiato e fatto ricerche approfondite per cui la mia conoscenza era piuttosto vasta e realizzavo un programmino godibile soprattutto per gli appassionati di quel genere musicale.
Ero una natura istintiva per cui, dopo qualche momento di esitazione, forse con incoscienza, accettai e non mi pentii mai di quella decisione.
Ebbe inizio così il nostro sodalizio radiofonico. Una volta a settimana passava a prendermi e ci recavamo a Radio Palermo AZ di proprietà di alcuni comuni amici.
Era un luogo tranquillo e rilassante dove trascorsi serate piacevoli e istruttive. I miei interventi consistevano nel recitare delle poesie in siciliano o anche in italiano e qualche brano di prosa. Enzo era entusiasta della nostra collaborazione; gli piaceva il mio timbro vocale, sosteneva, inoltre, che io la recitazione l’avessi nel sangue. Col mio intuito femminile intuivo, però, che non era solo la voce che lo attraeva di me, ma ero assolutamente tranquilla perché tutto si esauriva in qualche apprezzamento ai miei occhi o a un fugace, carezzevole sguardo e nulla di più. Avevo fiducia in lui, era un gentiluomo di altri tempi e stavo bene in sua compagnia.
Trascorsero circa due anni in cui ci dedicammo con passione alla trasmissione che conducevamo insieme. Ma tutto ha un inizio e tutto ha una fine in questo mondo e… ci allontanammo.
Come si esaurì il nostro rapporto sinceramente non lo ricordo. Forse non si esaurì ma, come è naturale che accada nella vita, prendemmo strade diverse e non ci vedemmo più. Il suo ricordo, però, è presente in me e quando appresi della sua dipartita, mi commossi e piansi. Lo stimavo e gli ero affezionata, ma non provai mai nulla per lui se non una affettuosa e fraterna amicizia. Forse i circa vent’anni che intercorrevano tra la sua età anagrafica e la mia mi impedirono di andare oltre, oppure semplicemente non provavo attrazione.
In me rimangono memorie di cultura condivisa e, inoltre, l’opera da lui scritta e pubblicata “Chi è di scena”, che mi ha donato con dedica, costituisce un prezioso segno del suo passaggio nella mia esistenza.