Franco Panella, “Verba Muta” - di Giovanna Cavarretta

  L’arte di Franco Panella si distingue per l’immediatezza percettiva con cui mostra all’osservatore un universo di qualità tangibili quali il colore, la forma-informe e non ultimo un ritmo compositivo incisivo ed incalzante. La sapiente combinazione fra relazione e immagini si evince nella necessità di voler creare opere che destrutturino o ribaltino il vecchio rapporto e questo al fine di dare alla luce una differente concezione del mondo. Infatti, dopo aver attraversato le tappe dell’Informale, l’artista amplia i propri orizzonti e li traspone sulla tela o su cartoncino arricchendo la struttura con insoliti elementi: I cosiddetti materiali poveri, quali la carta o il legno. Tale inconsueto processo di trasformazione ha costituito un momento di transizione all’incontro con la Scrittura Asemica. “Verba muta”, parole mute, prive di contenuto e significato diventano simboli di un pensiero che ha già varcato confini conosciuti disperdendosi nella delicatezza incisiva di opere dal forte impatto emotivo e rese pregnanti da una preponderante intensità cromatica. Infatti, la variegata tavolozza riveste una funzione primaria nella comunicazione visiva e assurge al ruolo, importante nello stile di Panella, di testimoniare la valenza estetica ed intellettuale del “fare e dell’essere artista.” La costruzione di un nuovo paradigma si fonda sull’autenticità della relazione oggetto-soggetto quale realtà autonoma ed indipendente da reiterati passaggi obbligati. Così la realizzazione dell’opera avvenendo per mezzo della “scrittura aperta” e non rivestendo alcun spessore semantico, permette in tal modo al “lettore” di sperimentare entusiasmanti esperienze estetiche. Ne consegue quindi che essendo questi indotto in uno stato fluttuante tra “la visione e la lettura”, l’unico sistema di comprensione è dato dall’intuizione. La poetica dell’artista centratissima su una “rappresentazione dell’uomo e del mondo”, trae spunto da una zelante osservazione dell’ambiente e da ciò che lo circonda. Tradizione ed innovazione concorrono pertanto a formare una spirale ascensionale che si indirizza verso la creazione di ulteriori impianti compositivi. Un binomio questo che deve intendersi come superamento e sviluppo di ciò che, soprattutto nella prima, l’artista ritiene essere soltanto fonte di ricerca, tale da offrire una dimensione dialettica destinata peraltro ad assumere valenza semiologica. Una “visione”, per così dire, di natura interpretativa così come si manifesta nell’opera compiuta.  Ma c’è ancora un altro e non secondario elemento ed è l’utilizzo del dato creativo: scarabocchi, “segni” di ascendenza verbale che, congiunti a spatolate o brevi campiture di colore, generano una struttura “asemico-cromatica”. Tutto ciò viene a caratterizzare un linguaggio espressivo molto originale, teso a trovare nella costante indagine artistica un luogo “Altro”. Un luogo in cui l’incontro e lo scontro fra elementi materici quali scrittura e forme, rappresentano i radicati capisaldi dell’arte di Franco Panella.

 

 

 

 

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