“Giovanni Castiglia e l'alchimia” di Piero Montana
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 16 Settembre 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Giovanni Castiglia é stato un pittore, alla cui opera il mio Centro d'Arte e Cultura di Bagheria ha riservato un'attenzione particolare.
Purtroppo il fato mi ha impedito di realizzare un mio grande sogno, quello di allestire nei locali del mio Centro una sua personale.
Tuttavia alcuni mesi prima che egli ci lasciasse, edito dal mio Centro culturale, é uscito un volumetto con scritti di Rosanna Balistreri e miei, dedicato alla sua pittura, con il titolo: Giovanni Castiglia e l'alchimia.
La tesi esposta in tali scritti si fondava sulla fenomenologia della sua arte, che in essa attuava un'intima e congeniale espressione. Questa espressione era dovuta ad una lunga e silente ricerca interiore, ricerca che approdava in pittura, in maniera davvero singolare, alla manifestazione di una purezza assoluta, ripeto manifestazione e non rappresentazione, manifestazione dunque di una quinta essenza, che per natura essendo altro dai quattro elementi, che costituiscono la materia del nostro mondo, é impossibile rappresentare.
Castiglia era a conoscenza pertanto di un grande segreto, il segreto di cui per secoli gli alchimisti si sono serviti per realizzare la loro Grande Opera. Il segreto di come pervenire alla quinta essenza attraverso un processo di trasmutazione, che in verità non consisteva in altro che nella trasformazione della materia stessa in poesia, della materia in Spirito, che Corbin pertanto chiama corpo spirituale, in altri termini nella trasmutazione dei così detti metalli vili e tra questi, per quanto può sembrare incredibile, anche l'oro volgare, materiale in quell'Oro, che é più dell'oro, ossia Oro filosofale, che, per più chiaramente intenderci, nel linguaggio simbolico e mistico degli alchimisti denominava la Luce trascendente dello Spirito.
Castiglia era figlio di un contadino. Dal mestiere del padre egli apprende i segreti celati nella natura ossia i segreti del mondo vegetale: l'estrazione, ad esempio, dalla terra di quella quinta essenza, della quale le piante nella loro efflorescenza rivelano l'epifania nello splendore dei fiori, nella luce sgargiante dei loro colori.
Nella sua pittura Giovanni prende a modello la natura, non per trasfigurarla o sublimarla, bensì per estrarre da quelle terre che sono i colori, la loro quinta essenza, quella luce, che, si suppone, sia della stessa "materia" dell'illuminazione trascendente da parte dello Spirito, la quale non é altro che Grazia, vera e sola quinta essenza, dono gratuito, miracoloso, che solo Dio può elargirci in questo nostro mondo da Lui necessariamente separato.
Grazie a questo dono Giovanni attua nella sua pittura un compito, dai tanti e sedicenti artisti ignorato, un compito metafisico, giacché l'estrazione, la trasmutazione della materia pittorica in Luce dello Spirito é il compito che il vero pittore viene ad assolvere nel realizzare la sua autentica e personale opera d'arte, quell’opera che viene definita un capolavoro. Il destino di una tale opera tuttavia è assai incerto, giacché essa può rimanere sconosciuta. E’ il caso dell’opera di Giovanni Castiglia, un pittore che ha vissuto solo della sua arte, che essendo apprezzata solo da pochissimi, è morto in povertà. Questo accade all’artista, che per il contenuto spirituale della sua arte, viene dai più ignorato.
La spiegazione del destino a cui è votato l’artista davvero illuminato, l’artista di genio ce la dà Balzac nel suo libro Il capolavoro sconosciuto. Un tale capolavoro infatti per l’autore della Commedia umana è dato dal fatto che l’artista in una dimensione prettamente estetica attua, al di là di tutte le comunicazioni più o meno convenzionali, quella più sottile ed elevata.
Chiaramente questa sua comunicazione è una comunicazione dell’anima, ma essa per la ragione della sua elevatezza non può che trovarsi al limite dell’incomunicabilità, in quanto preclusa a tutta quella parte dell'umanità, che ne costituisce la maggioranza, formata purtroppo da uomini, che i Greci e gli gnostici ad esempio, con commiserazione più che disprezzo chiamavano ilici (dal greco ὕλη, materia) in opposizione agli pneumatici (sempre dal greco πνεύμα, spirito), i soli ad essere perfetti nella loro completezza, nella loro totalità, non mancante per l'appunto della sua parte più nobile, quella spirituale in essi anzi preminente.
Da qui la spiegazione per il grande scrittore francese del capolavoro sconosciuto in quanto capolavoro invisibile soprattutto a causa della cecità spirituale degl’ilici, che costituivano nella società francese del suo tempo la quasi totalità degli uomini e che ancora- é il mio parere- costituiscono la nostra al presente
Così che tutto il mio interesse qui é mediare a tale capolavoro, proponendo se non altro, in particolare, un accostamento alla spiritualità di Castiglia, espressa nella sua pittura con immacolato candore, e ciò non per una sua logica, razionale "comprensione", giacché comprensione é un termine equivoco se usato riguardo alle "cose" dello Spirito.
Accostamento pertanto per il quale oltre ad un testo critico, pubblicato nel volumetto sopra nominato, ho pure scritto una poesia, che qui di seguito propongo all'attenzione di benevoli lettori.
Il grigiore dell’esistenza
È l’ombra di una vita
Non vera
Degli uomini
Abbandonati
Al solo
Destino terreno
Sfuggito di mano
Il filo dell’aquilone
Portato in alto
Nel cielo
rescinde il contatto
Tra Dio
E il mistero
Tra l’uomo
E il bambino
Puer innocente
Lieto
In cuor suo
Della Gloria divina
Che
Nell'immenso
Risplende
Senza confini
Dell’Eden
Però
Nulla ora rimane
Giacché
All'orizzonte
Si profila
Sconfinato
Un campo
Di sterminio
Il Paradiso l’abbiamo
Avvelenato
E i gas asfissianti
Provocano di già
Nella catastrofe
Solo
anime morte
Abbandonate
Al deserto
che avanza
Nel creato
L’uomo che guarda impassibile
Al guasto
È pure lui responsabile
Complice
Dell'immane
Disastro
Ma non tu Giovanni
Che dalla tua miniera
Estrai non carbone ma
Nobile
E prezioso
Metallo
Oro
In verità
Non più oro
Ma Oro più dell'oro
Oro filosofale
Luce dello Spirito
Della visione
Interiore
Che nei tuoi dipinti
Rifulge
Della quiete
Di un'anima
Silente
Assorta
In solitaria
Mistica
Contemplazione
Tu sei un prescelto
Giovanni
Tu hai il dono
Della luccicanza
Tu pittore alchimista
Sconosciuto al mondo
Che mai forse
Troverà valore
alla tua arte
Perché cos’è la tua pittura
Se non negazione di questa vita
Oggi immanente
Effimera
Gretta
Banale
Di questa vita
Impotente
E ahimè
Intessuta
Del male oscuro
Profondo
Che da sempre
Da dentro
Come un tarlo
Nel dolore
La rode
La consuma
L'attanaglia
Tu che invece in pittura
La sublimi
La trasmuti
In entità di Luce
Silenzio
E gnosi
Dell'eternità
Dell'Aion
Tu pittore alchimista
Senza saperlo
Possiedi la Pietra filosofale
Chi vuole intenderti
Non può
Se non è anch’egli
Tra eletti e
Risvegliati
Un tuo pari
Se non è anch’egli
Vero
Operatore magico
Dei tuoi tanti quadri ne ricorderò alcuni:
Cromie
Fluorescenza
Fioritura
Rugiada
Questi di materia impastati
Sono pure i fiori
Sbocciati dal tuo spirito
Artefice
Sbocciati
Dalle tue mani
Mortali
Dai tuoi colori risale
La linfa
Che dalla terra
E dal cielo riceve
Nutrimento vitale
Chi può dubitare
Del miracolo?
La tua arte Giovanni
È nostalgia dell'Eden
Purezza
Poesia struggente
Di un uomo schivo
Solingo
Tutto racchiuso
Nel segreto
Dell'animo
Tutto racchiuso
In un mondo
Suo
Appartato
Che in verità
In trasparenza
E' un globo di cristallo
E lo confesso
Per i tuoi quadri
Rinuncio ad ogni altro
Commento
Perché il poetico
Più del critico
Nell'affinità elettiva
Mi sembra
Il più appropriato
2/9/2019