“Illuminare l’identità” di Ciro Lomonte

 
 
Sono almeno quattro le doti dell’essere umano coinvolte nella percezione della bellezza e nella produzione artistica: l’intelligenza coglie l’essenza delle cose, la volontà ne cerca un possesso spirituale (con la gioia di condividerlo con più simili), viene sollecitato il lato migliore delle passioni, le emozioni si moltiplicano.
Le tre generazioni alternatesi alla guida della Galleria Caravello di Palermo sono protagoniste sin dal 1937 di una grande passione, il desiderio di far conoscere al vasto pubblico i migliori pittori della città.
 
 
C’è cocciutaggine in questo desiderio, dagli esordi in via Marchese Ugo, alla parentesi poco felice in un centro storico ridotto a fiera del fritto, alla sede attuale di via Enrico Parisi.
Una tenacia che caratterizza pure la ricerca pittorica di Luca Raimondi, l’artista che ha inaugurato qui il 12 novembre la sua personale “Luce Sospesa”.
 
 
Sono due i protagonisti dell’opera di Raimondi, né astratta né figurativa: il colore e la luce. È come se l’autore ritagliasse, nelle sue sessioni en plein air, aree decorative del paesaggio. La linea d’orizzonte ne divide delicatamente i campi, quasi a testimoniare un anelito insopprimibile di cielo.
 
 
 
I quadri acquisiti in collezioni private di Europa, Stati Uniti, Cina, Qatar, hanno un che di liberatorio. Privi di malizia cerebrale, conducono ad una riscoperta della contemplazione, la realtà si presenta come la va descrivendo ingenuamente l’autore. È una collaborazione laboriosa di sguardi e maestria, in un dominio gradualmente crescente dei pennelli, delle tempere e degli oli, in attesa di una padronanza maggiore del disegno.
 
 
C’è una grande eleganza tutta siciliana in questo travaglio. Non l’uso sguaiato e dilettantesco del folclore chiassoso, quello che falsamente ha rappresentato l’animo isolano negli ultimi duecento anni. C’è piuttosto la gioia di osservare come il sole illumini l’esuberante tavolozza cromatica dei paesaggi di Sicilia.
C’è da essere grati a Luca Raimondi per i suoi viaggi instancabili verso l’orizzonte. Grazie a lui Atlantide appare sempre più accessibile.
 

 
 
 
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