“La magia eretica. Dallo gnostico Valentino ad Agrippa, Bruno e Raniero Alliata” di Piero Montana
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 11 Febbraio 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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Di Raniero Alliata di Pietratagliata (Palermo, 1897 – 1979), ultimo Principe del Sacro Romano Impero, si conoscono, grazie a "Il principe mago", il libro di Bent Parodi a lui dedicato, pubblicato da Sellerio nel 1987, la sua passione di entomologo e le sue audaci incursioni nell'occulto, ma del tutto sconosciuta rimane ancora la sua opera segreta, nonostante nel 2022 la Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, gli abbia allestito a Capo d'Orlando una mostra dei suoi disegni e pitture erotiche, che il principe, quand'era in vita, si guardò bene dal mostrare allo stesso suo pupillo, l'allora giovanissimo Ben Parodi, che non volle di certo turbare con le sue opere, essendo questi ancora un adolescente, destinandole pertanto a restare, tranne che per pochissimi intimi, del tutto segreti. Avendo il principe subito un tracollo economico infatti solo per necessità fu costretto a vendere non solo parte del mobilio della sua villa ma pure le sue cose più preziose, le tempere e i suoi disegni raffiguranti, per quel tempo, scene di un erotismo assai scandaloso ed inusitato.
Lo stesso collezionista, Franz Riccobono, che li comprò, li custodì assai segretamente e solo prima di morire li donò ai Piccolo, con i quali il principe Alliata era anche imparentato ed aveva intrattenuto, quando era in vita, dei rapporti tuttavia non sempre amichevoli ed ottimali. Casimiro Piccolo, anche lui praticante di scienze occulte e fratello del più noto poeta Lucio Piccolo, infatti tra l’altro diffidava sovente il Parodi dal frequentare Raniero, che accusava di esercitare la magia nera.
Si deve tuttavia dunque alla Fondazione Piccolo, se queste opere dell’Alliata sono venute alla luce, avendone con coraggio allestita una mostra, che ahimé - bisogna pur dire - non ha avuto alcun riscontro critico in campo nazionale.
L'opera erotica del principe Alliata continua pertanto ad essere ignorata da tutti o quasi, ed é un vero peccato, perché non solo per la sua audacia ma soprattutto per la singolare concezione magica ed eretica dell'eros che la contraddistingue, merita davvero, se non si riesce ad amarla ed apprezzarla, di essere assolutamente conosciuta.
Raniero aveva una vasta cultura in campo esoterico. Lo testimoniano i suoi disegni e le sue pitture, ove mette a frutto la sua conoscenza delle opere attribuite alle sette eretiche degli gnostici nonché dei libri proibiti di Cornelio Agrippa (La Filosofia occulta, 1533) e di Giordano Bruno, da cui in particolare apprende ed impara la magia matematica.
Ma esclusivamente sua è la concezione dell’eros, inteso come strumento intimamente connesso a tale magia, differenziandosi in tale concezione da Crowley nel legare strettamente la sessualità a quella forma ideale di magia matematica propugnata dall’eretico Bruno, soprattutto nelle sue ultime opere latine, De magia mathematica (La magia matematica), De magia naturali ( La magia naturale), Theses de magia (Articoli sulla magia), De vinculis in genere (I vincoli in generale), De rerum principiis et elementis et causis (I principi, gli elementi, e le cause delle cose), Medicina Lulliana partim ex mathematicis partim ex physicis principiis educta (Medicina Lulliana, tratta in parte da principi matematici, in parte da principi fisici), Lampas triginta statuarum (La lampada delle trenta statue). (1)
Non è dunque da Crowley, che Raniero con molta probabilità conobbe di persona, avendo il mago inglese abitato negli anni 20 del secolo scorso a Cefalù, fondandovi la sua Abbazia di Thelema, mutua la sua magia sessuale, ma, seppur qualche debito gli si deve attribuire, da uno scrittore e poeta francese, Joseph Peladan, cultore di scienze occulte e noto esponente del decadentismo (2), giacché è soprattutto di una sua opera, L'androgyne (1891), che egli viene influenzato risentendone tutto il fascino del sensualmente proibito, non lasciandosi però ammaliare dalla morbosa descrizione che ne fa in tale opera l’autore francese.
Se di certo è a Peladan che Raniero deve la folgorazione dell’androgino, è tutto suo il merito di averne riscoperto la magia nelle opere eretiche degli gnostici, di Agrippa e Bruno e per di più di averla sviluppata in operazioni di addizione (la copula) e moltiplicazione (l’orgia) ossia nella raffigurazione assai plastica di accoppiamenti singoli e multipli, già perché l’androgino non è che l’immagine geroglifica del numero 5 sintesi dei primi numeri pari e dispari, il 2 e il 3, dei numeri tradizionalmente simboli rispettivamente del femminile e del maschile, della terra e del cielo.
Del numero però noi moderni abbiamo perso la concezione originaria, rifacendoci solo a quella che possiamo far risalire a Galileo (Discorsi e dimostrazioni matematiche sopra due nuove scienze, 1638) intesa come unità di calcolo di natura solo quantitativa.
Per capire qualcosa della magia matematica di cui ci parla Bruno, dobbiamo invece rifarci alla sua iniziale concezione qualitativa, che ne aveva per l’appunto Pitagora.
Indice di qualità il numero non solo ha differenti virtù ma può averne poche o molte.
Il numero 5 per Agrippa ad esempio è << di poca virtù> > rispetto al 10, ossia al numero universale, da cui si origano tutti i numeri e con essi tutte le cose che dai numeri sono formati ed hanno avuto origine.
Si comprende da ciò che l’androgino non sarà mai una figura magica senza la sua essenza numerica, matematica.
La magia dell’androgino di cui parla (senza che nessuno finora l’abbia mai compresa) Il vangelo di Tommaso logion 106 (3), attribuito allo gnostico Valentino, per Raniero oggi è tuttavia inattuabile.
Per riattivarla c’è solo un metodo, ricorrere alla magia matematica di Agrippa e Bruno, ricorrere anche alle figure, perché sono queste e i numeri con i quali il mago può veramente attingere alle forze primigenie con le quali spostare volontariamente << la montagna >>.
Raniero Alliata nella sua opera pittorica e grafica non ha fatto altro che coniugare in modo mirabile l’eresia gnostica con quella di Agrippa e Bruno, e se di questa sua e assai personale magia non ha scritto nulla è perché riteneva superfluo fare ciò, dal momento che seguendo sempre l’insegnamento del suo maestro, parliamo del nolano, riteneva che << pensare in vero non è altro che uno speculare con immagini>>, cosa che egli egregiamente ha fatto nei suoi disegni e dipinti.
Al fine dunque di far conoscere l'opera grafica e pittorica di Raniero Alliata, un'opera unica nel suo genere nella raffigurazione di un eros perseguito con scopi ed intenti magici, ho scritto e pubblicato il mio ultimo libro "Eresia e magia nell'opera erotica di Raniero Alliata Principe del Sacro Romano Impero”. Il libro contiene una prefazione del professore Tommaso Romano, che conobbe personalmente il principe per averlo visitato nella sua villa su raccomandazione del suo maestro spirituale, Julius Evola, il quale sapendo degli interessi di Romano per la metapsichica, lo aveva informato che l’Alliata era in contatto con diverse personalità di centri occulti ed iniziatici.
Il libro già esaurito alla libreria Antigone di Roma è in vendita a Milano nonché disponibile alla libreria Interno '95 di Bagheria.
https://www.libreriantigone.com/.../eresia-e-magia.../
https://www.interno95.it/products/detail.php?id_product=8133
Note
- Tutte le opere magiche di Giordano Bruno sono state pubblicate da Adelphi nel 2001, ma con molto ritardo rispetto ad esse dalla stessa casa editrice invece sono state pubblicate le Opere matematiche (dicembre 2024), libri davvero indispensabili per una più esauriente comprensione della magia matematica del nolano.
Le opere magiche a causa della tragica fine del nolano rimasero del tutto inedite e per la prima volta furono pubblicate nell’edizione milanese, curata da Tocco e Vitelli, nel 1891.
E’ in questo stesso anno che lo scrittore ed esoterista francese Josephin Peladan pubblica il suo noto romanzo L'androgyne.
Dati i suoi prevalenti interessi culturali il nostro Alliata non poteva lasciarsi sfuggire tali opere, di cui nei suoi disegni e pitture risente la malia.
- Un ritratto assai icastico di Peladan ce lo dà Mario Praz in La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica alle pagine 241-255 del libro, ediz. Sansoni, Firenze, 1976.
Ed assai critico sulla sua figura e sulla sua opera é il giudizio di Mircea Eliade che lo accomuna ad Aleister Crowley ed a altri autori decadenti accusandoli di un <<ermafroditismo morboso e persino satanico>> a pagina 91 del suo libro Mefistofele e l’androgino, ediz. Mediterranee, Roma, 1971.
Delle diverse opere di Peladan, tra cui 19 romanzi e tra questi, Le Vice suprême (1884) e L'androgyne (1891), di un certo interesse ai fini del mio saggio, in Italia non c’è traccia. Nella nostra lingua sono stati invece tradotti due saggi Dell’androgino. Teoria plastica, di cui Mircea Eliade scrive << che non è del tutto privo di interesse, malgrado informazioni confuse e aberrazioni>> e Introduzione alle scienze occulte (ediz. Atanòr, Roma). Ma Eliade scrive pure di Peladan << che tutta la sua opera, che nessuno oggi ha più il coraggio di leggere, sembra dominata dal motivo dell’androgino, tantoché di lui Anatole France poté scrivere: << Egli è ossessionato dall’idea dell’ermafrodito, che ispira tutti i suoi libri>> ed ancora aggiunge Eliade che questa idea, questo motivo dominante è tuttavia degradato a qualcosa di morbosamente sensuale, non riuscendo il nostro storico delle religioni a vedere in esso un nesso con la magia che Peladan, come è noto, praticava sia pur rovinosamente (si legga a riguardo l’opera di Mario Praz sopra citata) e a ragione dal momento che il nostro esoterista francese non era poi così esperto in scienze occulte, come voleva far credere. Nelle sue opere esoteriche non c’è infatti alcun riferimento alla magia degli gnostici e, neppure quando parla di Agrippa, alla magia matematica, che Bruno è il solo a mettere in risalto in tutte le sue opere magiche, finendo per copiare a volte il suo maestro ed ispiratore tedesco.
- << Gesù ha detto: Quando dei due voi farete uno; quando farete il dentro come il fuori e il fuori come il dentro, e l’alto come in basso; quando farete del maschio e della femmina un solo essere, sì che il maschio non sia più maschio e la femmina non sia più femmina, solo allora entrerete nel Regno >> (J. Doresse, Les livres secrets des gnostiques d’Egypte, Vol. II a pag. 95, Paris, 1959), citato in Mefistofele e l’androgino. Ma nel logion 106 del Vangelo secondo Tommaso non si tratta per l’androgino di entrare possibilmente dopo morto nel Regno, ma di mettere in atto, di esercitare già qui, in questa terra, i suoi poteri magici. Questo il vero significato del detto di Gesù, che a me risulta di non essere mai capito e pertanto mai messo in evidenza, dal momento che qui in maniera inequivocabile si asserisce: << Quando farete di due uno, diventerete figli dell’uomo e quando direte: Montagna, spostati, essa si sposterà>>.