“Scrivere Arte: dal Paroliberismo Futurista al Body Writer” di Vitaldo Conte

«La pittura è una poesia muta e la poesia è una pittura cieca»

(Leonardo da Vinci)

 

La parola estroversa futurista

L’impotenza di un certo tipo di letteratura, in cui la parola non è più sovrana, volendo colloquiare con gli altri linguaggi, è intuita nella cultura di fine Ottocento da Stephane Mallarmé con la pagina bianca. Su questo percorso s’inseriscono, nel Novecento, le avanguardie storiche, tra cui il Futurismo che deve essere considerato, per le successive poetiche verbo-visive italiane, un riferimento obbligato.

Filippo Tommaso Marinetti e i Futuristi hanno il merito di avere indagato e aperto, in maniera eloquente, le proprietà tradizionali della frase, contribuendo all’esaurimento delle sue risorse “normali”. Aprono, anche, l’area della letteratura a coinvolgimenti sensoriali diversi, in favore di un dinamismo dei linguaggi. Il Manifesto tecnico della letteratura futurista (1913) è un punto naturale di partenza e riflessione. Marinetti introduce nella letteratura l’esigenza di elementi extrapoetici, fino allora trascurati, per allargarne il campo espressivo.

L’esigenza di una poesia totale è rintracciabile nel manifesto de La cinematografia futurista (1916), in cui è riscontrabile l’influenza sulle poetiche verbo-visive: «Esso sarà insomma pittura, architettura, scultura, parole in libertà, musica di colori, linee e forme, accozzo di oggetti e realtà caotizzata». Ciò è determinabile più chiaramente in «metteremo in moto le parole in libertà che rompono i limiti della letteratura marciando verso la pittura, la musica, l’arte dei rumori e gettando un meraviglioso ponte tra la parola e l’oggetto reale».

Le parole in libertà, pur rappresentando il primo passo di uscita dall’ortodossia lineare della scrittura, costituiscono il trampolino di lancio verso le successive tavole parolibere. Da queste si può far partire l’inizio della scrittura visiva italiana. Le tre tavole verbo-tipografiche di Marinetti, poste in fondo al libro Les mots en libertè futuristes (1919), sono da considerare il vertice della sua esplorazione letteraria, in quanto si spinge oltre i limiti della tavola parolibera vera e propria. Questi risultati non sono stati raggiunti solo da Marinetti: oltre a lui vanno ricordate le espressioni di Cangiullo, Masnata, Buzzi, Russolo, Depero, Govoni, Soffici, Balla, ecc. In questo panorama espressivo, dalle diverse angolature, l’aspetto iconico di alcuni autori tende, talvolta, a prendere il sopravvento su quello verbale.

 

Antropografie siciliane

Il personalissimo universo bucolico del siciliano Giacomo Giardina (1903-94), il poeta-pecoraio futurista, può essere considerato un anticipatore delle scritture creative antropologiche: «Sì: lontano da te non riesco a vivere, / e m’aggrappo ai pennelli degli alberi, / o Rocca Busambra, ora viola e ambra, / ora verde rossa azzurra nera rosa / grandiosa tavolozza del mondo / dove il rotondo sole / pittore / compone e scompone i suoi vivi colori». Ho connotato, in un testo, le scrittura d’arte di alcuni autori siciliani con il termine di antropografie, proprio per la loro proprietà di vedere il linguaggio – attraverso lo sguardo antropologico –, in cui la terra di origine rivive insieme a dispersioni sinestetiche e a corporeità simboliche.

La scrittura, nelle sue molteplici contaminazioni visive, si dilata in geo-grafie, espresse da testi e reperti di un mondo in cui le memorie e le tradizioni culturali “traducono” in parola-segno anche le iconografie quotidiane, fino al nascondimento e all’approdo invisibile. L’area della scrittura d’arte siciliana, fertile e originale, ha rivelato (negli ultimi decenni) diversi autori, grazie alla mediazione di Francesco Carbone (1923-99), critico d’arte e artista esso stesso. Questo è stato il teorico e l’iniziatore dell’arte antropologica in Sicilia, oltre che punto di riferimento e sensibile compagno di strada nella dialettica con la scrittura che si fa immagine.

 

Body Writer

La scrittura della pulsione ascolta le seduzioni delle molteplici pagine che l’accolgono come arte. Le corpo-grafie sono lingue di creazione sconfinante, in cui tutto è disponibile a divenire di-segno su qualsiasi supporto (tela, carta, muro, corpo, ecc.), pur mantenendo sotto traccia le memorie e i brusii della parola. Esprimo l’indicazione Body Writer attraverso la cura di una mostra a Catania (Le Ciminiere), nel 2009, con cui intendo connotare una ulteriore possibilità espressiva della scrittura d’arte: quella di proporsi come un graffito di desiderio, fino alle sue estreme dispersioni.

La grafia del Body Writer assembla ancestralità e incontri on the road, non sottraendosi nel contempo a rileggere culture, arcaiche e attuali. Rielabora esperienze dell’arte del ‘900 e ultima: poetiche segnico-gestuali e verbo-pittoriche, oggettualità varie, street art, fashion beauty art, ecc.

Il viaggio pulsionale della scrittura-immagine si disperde nell’attualità, sempre di più, nelle pagine interiori dell’essere e negli ambienti del quotidiano, ascoltando talvolta la bellezza della propria azione: come accadeva nel Futurismo. Segnalo questo percorso nella mia relazione alla giornata di studi Abstracta, a Roma (Museo Macro) nel 2018, che ha appunto come indicazione: da Balla alla Street Art.

 

Donazione d’Amore

Una scritta su un muro mi ha indotto a riflettere: “L’altro da me è il filo che ho perso e che mi permette di ritrovarmi”. Le scritture del desiderio e del pensiero poetico vivono dunque ovunque. Tendono naturalmente al “fuoripagina”, in quanto tutto è disponibile a divenire segno e graffito. Le loro estreme seduzioni inducono l’autore a divenire un “amante artista” nelle erranze della propria esistenza-espressione.

Oggi si sta diffondendo la vocazione spontanea dell’essere a segnare muri, arredi urbani e naturali con collegamenti di parole-immagini, attraverso pulsioni d’amore: profano, mistico, di condivisione sociale o naturale. Queste possono entrare in relazione anche con supporti di carta. Il Body Writer tende a espandersi con imprevedibili geo-corpo-grafie di Donazione d’Amore che diviene Arte.

 

V Rose – Vx: writer multiplo della rosa rossa

Scrivo “abbracciami nei sogni” nelle crepe del muro della mia camera da letto, ricercando presenze di donazione d’amore.

Vx è firma-desiderio di writer multiplo, fedele della Rosa Rossa (fiore-alchimia-divinità). Vx vuole “vivere” oggi anche su muri portoni panchine, come su corpi amati. Barbari sognanti vogliono creare Virus Desiderio attraverso sguardi di poesia, espressi con pensieri parole immagini...

 

NOTA.  Da testi dell’autore in pubblicazione su AA.VV., Arte e Scrittura, ‘Dionysos’ n. 11, Ed. Tabula fati, 2021.

 

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