“Fiesta sacra a Valencia” di Giuseppe Sole

      

    Nel vecchio continente il popolo spagnolo ha conservato, come pochi altri, uno spiccato senso della religione, cioè di una fede intesa non soltanto come isolata espressione di ordine spirituale ma, soprattutto, come fenomeno sociale, collettivo, profondamente legato per tradizione e per inclinazione dell’animo alle manifestazioni più naturali e alle convinzioni più radicate di ognuno.

          Due  mondi, due civiltà millenarie - la pagana e la cristiana - hanno segnato i destini della popolazione iberica. Ma è nel “credo” cattolico, in cui convergono solennità e umiliazione e dove la fervida devozione si coltiva simultaneamente nella sontuosità e imponenza delle cattedrali e nella povertà di spogli cenobi, che si identifica la fede di questo popolo.

          Tuttavia è l’atavico e antitetico binomio del sacro e del profano che scandisce il percorso della religiosità degli spagnoli. Può stupire e nel contempo indignare che nel contorno delle feste religiose i suoni, le danze, i fuochi d’artificio e altro ancora, siano propedeutici alla fiesta per antonomasia, cioè la corrida.

          Ricondurre il singolare spettacolo dello scontro animale/uomo a una cruda visione dionisiaca del sentimento religioso è decisamente respinto dallo spagnolo che ritiene, invece, di rivivere quegli avvenimenti come particolare momento della totale fusione di sentimento e umana istintività : uno stato d’animo di esaltazione profondamente sincera in cui egli associa Dio a tutti gli atti della propria vita.

          Tutte le cerimonie religiose in Spagna sono accompagnate da una quantità di feste popolari che culminano negli spettacoli taurini. A parte le processioni che generalmente hanno luogo durante la Settimana Santa, fra le quali è famosa quella di Siviglia, nella penisola iberica le principali manifestazioni a carattere religioso sono le Romerias (pellegrinaggi a santuari regionali), le Verbenas (feste popolari notturne che si celebrano la vigilia di certe solennità come, ad esempio, la festa di S.Giuseppe a Valencia e quella di S.Giovanni ad Alicante), le Fiestas (solitamente feste patronali) e le stesse Ferias, vere e proprie fiere commerciali. La loro periodicità si rivela in ogni mese dell’anno. Nel mese di giugno è la festa del Corpus Christi che suscita grande fervore in molte città della Spagna.

          La città di Valencia la celebra con una solenne e spettacolare processione risalente al 1355 (un primato nell’universo cattolico europeo) la cui vasta risonanza si coglie annualmente nella straordinaria affluenza di pubblico proveniente da ogni angolo della penisola (i turisti non sono da meno). La rappresentazione non propone alcuna appendice taurina; certamente è l’unica festività religiosa che esclude la corrida dal corollario degli intrattenimenti annessi.

          Davanti la splendida cattedrale (armonioso compendio di stili che vanno dal gotico al barocco), addobbata a festa, si forma alle cinque del pomeriggio il lunghissimo corteo storico/religioso che attraverserà tutto il vecchio e storico centro cittadino per concludersi quattro ore dopo nello stesso tempio.

          Secondo un ordine prestabilito la fila si apre con la Guardia Municipal a cavallo che precede la sfilata delle Rocas (nove carrozze gotiche) con le immagini si Santi (l’Immacolata, S.Michele, S.Vincenzo Ferrer ed altri) e di simboli (Valencia, la Fede, la Fama, il Patriarca, la Diavolessa); seguono i Carros de la Enramada (carrette con ornamenti di foglie e frasche) dai quali viene sparsa la murta (foglie e bacche di mirto). Nel lento procedere del lungo corteo si creano delle brevi pause che consentono al pubblico di focalizzare l’attenzione sulla entrata in scena di nuovi personaggi come il gruppo El Ball dels Nanos y Els Gegans (foto): otto giganti e quattro nani, caratteristici e originali pupazzi in legno e cartapesta abbigliati con sfarzosi indumenti (sotto si celano i portatori “ballerini”) secondo la moda del XVI secolo, epoca della loro prima presenza scenografica in cui il numero degli otto (quattro paia) esemplari, rimasto immutato, aveva un preciso significato allegorico : ogni paio rappresentava ciascuno dei quattro continenti conosciuti, Europa, Asia, Africa, America, L’abbinamento nani/giganti simboleggia l’eguaglianza di tutti gli uomini nell’adorare Dio.

     

     Il suono corale delle campane della cattedrale dà l’avvio al momento prettamente sacrale della processione.

          La Senyera, l’antico stendardo della città con i segni araldici del passato regno di Valencia, trasportato da cinque cittadini, prelude alla comparsa della grande Cruz Arzobispal de la Catedral y Candeleros (croce arcivescovile e candelieri) affiancata da tutte le Parroquias della città.

          Come in un flash back cinematografico ecco che lo scenario riporta alla genesi della fede cristiana, restituendo gli storici personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento con la interpretazione degli stessi cittadini valenciani.

          Ne è l’alfiere San Miguel con dos Almas, cioè l’arcangelo Michele affiancato da due anime:  una con la tunica scura, l’anima in pena, e l’altra con la tunica bianca, l’anima in grazia di Dio (foto), A brevissima distanza compaiono Noé, Abramo, Isacco e Melquisedec il gran sacerdote dell’antica legge che, nel suo sfarzoso abito talare, porta il pane e la brocca del vino, simboli del sacrificio eucaristico; Giacobbe con i dodici figli (le dodici tribù) che i valenciani chiamano Els Blancos (i Bianchi) per la loro candida tunica; Mosé con le Tavole e Aronne con lo Scettro (bastone o verga di Aronne) cui segue l’inanimata e allegorica figura del serpente di bronzo attorcigliato su una specie di croce sorretta da un personaggio in veste di levita.

          Accodati l’una all’altro la Arca de la Alianza ed El Altar del Sacrificio. La prima (cassa in legno nella quale si conservavano le tavole dell’antica legge) è portata a spalle da otto sacerdoti vestiti con lunghe tuniche e con i tipici  cappucci ebraici dell’epoca; l’altro, conosciuto come El Candelabro de Oro de los Siete Brazos, le cui luci dovevano rimanere accese tutta la notte, è trasportato da otto “giudei”.

          Gli Exploradores de la Tierra Prometida raffigurano Gedeone (condottiero e liberatore del popolo di Israele) e Caleb, compagno di Giosué nell’esplorazione della terra di Canaan. Quest’ultimo, che il popolo familiarmente chiama Qui paró el Sol, è impersonato in tenuta bellica con un sole nella mano sinistra e la spada nella destra in ricordo dell’episodio della battaglia vicino a Gerico in cui il condottiero, puntando con la mano armata l’infuocata stella, ne deviò il corso.

          Inoltre si susseguono : Sansón che tiene in braccio un leone  nella cui bocca stringe fra i denti un favo del quale, dopo la morte dell’animale, si cibò il forzuto giudice biblico; Saúl, simbolo della giustizia, con la corona di re d’Israele; Salomón y la Reyna de Saba (il re, immagine della Sapienza, con lo scettro nella sinistra e una sfera, emblema dell’universo, nella destra); los Profetas Mayores (Daniele, Geremia, Isaia, Ezechiele) ; los Profetas Menores, fra i quali Habacuc, Malachia e Giona che regge in braccio la balena; las Matronas con Celia, Jabel, Judith e Ruth che impersonano le quattro virtù cardinali unitamente a Debora, Rebecca, Esther e Abigail: altre eroine ebraiche, tutte vestite con tuniche di varia foggia e dalla spartana eleganza. Tra l’ondeggiare della folla che si accalca per vedere da vicino (i più fortunati possono disporre di un balcone o di una finestra), la processione, il cui incedere è scandito dal melanconico suono della banda municipale, avanza lentamente presentando ora i personaggi del Nuovo Testamento.

          In testa Simeón e la Profetisa Ana, annunziatori del Messia, raffigurati da due vecchi provvisti del cayado (bastone ricurvo), seguiti dagli Apostoli e dagli Evangelisti che recano i significativi segni allegorici. Si distinguono fra i primi le figure di Andrea che, in ricordo del suo martirio, trascina la croce in forma di X e Pietro che tiene in mano la chiave, segno della potestà della Chiesa; fra i secondi S.Luca che sorregge una testa di bue, l’animale sacrificale richiamato nella prima pagina del suo Vangelo, mentre S.Giovanni sostiene una testa di aquila nella significazione di quell’alta contemplazione divina proposta nel suo Vangelo.

          L’attuale itinerario processionale non si differenzia da quello tracciato nel1355. L’ultimo tratto che conduce alla meta finale è fiancheggiato da sedie numerate che vengono affittate fin dal mattino. La coda del corteo offre il suggestivo richiamo mistico del gruppo dei Misteri (Els Misteris) nei quali sono coinvolti personaggi storici, leggendari e simbolici tramandati dagli antichi testi sacri. Gli interpreti, nella perfetta caratterizzazione estetica, ne sono l’immagine vivente. Così nelle appropriate vesti, i Re Magi, S.Giuseppe, l’Angelo, i tre Saggi, Erode e altri, si configurano nel mistero della nascita di Gesù mentre Dio, Adamo, Eva, il Serpente e la Morte richiamano il mistero della creazione dell’uomo.

          L’allegoria è ancora protagonista con la Santa Margalida, interpretata da una bella valenciana, che porta la Cuca Fera (una grossa testuggine) sotto le cui sembianze si nascondeva il demonio, dominato poi dalla stessa Santa.

          Le antiche corporazioni di arti e mestieri, le confraternite, le congregazioni religiose e associazioni varie aprono il passo all’ultimo quadro storico che vede Els Cirialos, portatori di ceri, dalla lunga e candida tunica, con barbe e parrucche bianche, che rappresentano ventisei figure regali. Ciascuno regge un pesantissimo cirial (candeliere) alto più di due metri e mezzo nella cui parte superiore è inserito il cero. Ma è nella parte terminale della processione il momento di maggiore raccoglimento che culmina al passaggio del Santo Caliz de la Cena (Santo Graal) ; un calice di agata verde dagli stupendi riflessi purpurei dove, si tramanda, avrebbe bevuto Gesù Cristo la notte dell’ultima cena. La preziosa reliquia si trova nella Cattedrale ed è venerata dalla città.

          L’arcivescovo, i vescovi, il clero e le autorità civili e militari sono gli ultimi protagonisti che si lasciano alle spalle la puerta de los Apostoles (di stile gotico sormontata dalle statue dei dodici apostoli), una delle due porte laterali della cattedrale, destinazione finale della funzione.

 

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