AA.VV., "L'attrazione dell'oltre nella poesia di Corrado Calabrò vol. II", Spiritualità & Letteratura, n. 115-116 - di Vincenzo Guarracino

Cosa si intende con “l’attrazione dell’oltre”, formula tanto enigmatica quanto suggestiva, posta a titolo di questo secondo volume, curato come il precedente del 2021 da Tommaso Romano e Giovanni Azzaretto? 

S’intende la coscienza di vivere in una perenne interrogazione di senso, su un orizzonte di attesa, sul bilico e l’illimite dell’immaginazione, senza paura di sentirsi attratti dalla sua “dimensione” altra, avvertendo il fascino di stare là dove si sospendono e non hanno senso le categorie spazio-tempo, ma con pieno possesso della propria razionalità: come l’omerico Ulisse, attratto dal canto delle Sirene, l’io si lascia possedere dal meraviglioso di una condizione di assoluta pacificazione, in una sorta di universo parallelo, dove tutto è possibile.

È in tale condizione che il poeta Calabrò si ritrova, coltivando il miraggio del limen e con una vitalità creativa che ha pochi eguali nel panorama contemporaneo: fiducioso negli scenari del mistero naturale e sentimentale che si dispiega e si offre a un meraviglioso pensare per immagini che trova nella scrittura un alveo generosamente complice e accogliente. 

Ed è proprio questo che la critica ha sempre percepito e riconosciuto nella sua ricerca che dura da ben oltre mezzo secolo: la sua capacità allusiva ed evocativa, nell’attingere “dall’inesplicabile voce dell’inconscio”, le risorse “per disvelare la dimensione dell’essere, dell’altro noi stessi che è in noi”, come Calabrò stesso dichiara in Confesso che ho vissuto, posto a introduzione di questo volume che raccoglie in oltre 250 pagine un centinaio di saggi, che, in aggiunta a quelli già pubblicati nel volume del ’21, costituiscono un autentico monumento, senza esagerazione, davvero, in cui si ritrovano convitati a un autentico banchetto di sapere moltissimi dei più noti protagonisti della critica e della letteratura. Da Baudino a Bonura, da Fabia Baldi a Maria Luisa Spaziani, da Canali a  Cimatti, da Dainotti a Di Lieto, da Gros-Pietro a Kemeny, da Minore a Ricchi, da Luzi a Ruffilli, per citarne solo alcuni, è tutta una galleria di amorose intelligenze, che fanno a gara ad evidenziare i gangli essenziali di un’attività davvero significativa di un “poeta del mare e dell’amore” (oltre che della scienza), tale da costituire un in-centivo a rileggersi, riguardare, ritrovare passi e versi nella gran mole dei suoi oltre 30 libri di poesie per cogliere l’essenza vera di una con-cezione di vita, moderna e al tempo stesso an-tica, fuori da ogni classificazione, di una personalità quanto mai duttile e versatile e dalla cultura estremamente variegata, basata com’è su un singolare miscuglio di classicismo e modernità, tra mito e metafora, tra sogno e realtà, tra immaginazione e tecnicismo del quotidiano. Col risultato di indurre il lettore a interrogarsi ambiziosamente sulla missione della poesia nell’oggi, nel nostro tempo di heidegeriana povertà, dinanzi a una voce che, come poche altre nel panorama poetico contemporaneo, sa far vivere in versi di classica compostezza i fantasmi di una sensibilità poetica unica e singolare, che, nutrita di scienza ed emozione, si propone di guidare nell’“altrove” della “notte” e delle tempeste stesse della vita: una poesia che, dando corpo al desiderio dell’illimite, che la abita, vibra del bisogno di un orizzonte che s’apra su un ulteriore orizzonte come un sipario mentale che s’alzi continuamente su un altro scenario, in un inseguimento senza fine verso l’“oltre”.

in: "l'immaginazione", n. 342, Lecce, luglio-agosto2024

Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.