Angelo Abbate, "Nel buio ricami di luce" (Ed. Thule) - di Antonino Schiera

“La poesia di Angelo Abbate è come uno specchio che riflette ciò che giace nel profondo della sua anima, ciò che non tutti riescono a cogliere anche dopo una breve conversazione. Dietro il suo piglio energico e determinato, si trova uno spirito sensibile che attinge continuamente da una fonte inesauribile di ispirazione, che è la vita” scrive il poeta palermitano Pietro Vizzini nella sua nota critica inserita nell’ultima raccolta di poesie del poeta Angelo Abbate Nel buio ricami di luce. L’opera è stata pubblicata nel mese di dicembre 2019 dalla casa editrice Thule diretta dal professore, poeta e saggista Tommaso Romano.
 
La raccolta di poesie di Angelo Abbate si presenta in effetti come un affresco composto da numerose sfaccettature, che immergono il lettore nel mare vasto dell'esistenza, frutto della sensibilità e dell'impegno sociale dell'autore. Una sorta di quadro tridimensionale che tocca, attraverso i versi, temi diversi tra loro divenendo un percorso variegato e multiforme.
 
Montagne di nubi oscurano il cielo                                         
un'arcana foschia avvolge la sera.                                         
Tra le pieghe della pelle                                                        
un freddo insolente si insinua                                                
s'ode il crepitio della pioggia                                                   
che lentamente scivola, viscida,                                           
nel cuore di una notte di ghiaccio                                          
che non ristora il sonno                                                          
e non assopisce le inquietudini                                             
stagnanti tra le anse della perfidia…

 
Esordisce così l'autore con la prima poesia che, partendo dalla descrizione poetica di un evento atmosferico, conduce nel suo progredire nelle pieghe dell'esistenza, connotata da rapporti con le persone che si frantumano, fino al desiderio accorato di pace nutrito dall' indomita speranza che non si esaurisce mai. Ecco la sensibilità di Angelo Abbate, citata da Pietro Vizzini, che si materializza sin dai primordi della raccolta e che viene confermata quando l'autore ne Il cielo di Aleppo rivolge la sua attenzione alla sofferenza generata dalla guerra in particolare nei più piccoli... dell'innocenza spogliati i bambini dei sogni e dei giochi / privati in freddi e improvvisati giacigli…
 
Ed ancora ne I ragazzi speciali, poesia dedicata a chi vive la propria esistenza in una diversa abilità che non amano arrampicarsi sulle pareti lisce il sabato sera / non fanno le ore piccole…
 
Non mancano nella raccolta di Angelo Abbate accorati e amorevoli richiami alla famiglia come nelle poesie Vecchio padre, Giulia e Perché madre e poi un riferimento alle antiche civiltà nelle poesie Pantalica e Dalle ceneri rivive Himera.
 
Non poteva mancare nell'opera un riferimento al mare in particolar modo nella poesia ...Nel mare dell'oblio... e nella poesia All'amico navigante, considerato che l'autore è stato Ufficiale delle Capitanerie di Porto, esperienza di vita che lo ha certamente arricchito e condotto a guardare il mondo con gli occhi dell'altro.
 
Nessun poeta, penso, può avere soffocato in via definitiva l'Io bambino che è in ciascuno di noi e nemmeno il sentimento dell'amore romantico. Per quanto riguarda Angelo Abbate ne è testimonianza la poesia Girotondo d'amore che ricorda i giochi dei bambini nel suo titolo, per poi virare nella descrizione di un amore sofferto e caratterizzato dalla partenza senza nessun ritorno e dalla conseguente attesa di un nuovo giorno, metafora utilizzata per rappresentare la rinascita perché no nella sfera amorosa: 
Un'altra partenza                                                                    
per un viaggio che non ha ritorno                                           
la malinconia silente mi avvolge                                            
fremiti d'inquietudini mi rincorrono                                         
lacrime asciutte inondano il mio cuore                                  
spasimi di ghiaccio mi attanagliano                                       
in un gelido sepolcro di nebbia…

 
La silloge è arricchita da alcuni dipinti del maestro Carlo Puleo a partire dalla prima di copertina che porta il titolo della stessa. La prefazione è curata dallo storico e critico letterario Giuseppe Bagnasco, le postfazioni sono delle poetesse Dorothea Matranga e Maria Antonietta Sansalone. Note critiche di Tommaso Romano e Pietro Vizzini.
 
 
 
 
 
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