Antonino Sala, “Schegge di libera critica” (Ed. L'Opinione) - di Donatella Papi

Dice bene nella prefazione il direttore de L’Opinione delle Libertà Andrea Mancia: “Questo testo è un atto di fiducia nella ragione e nella libertà”. Il testo s’intitola “Schegge di libera critica” e l’autore è Antonino Sala, nato a Roma da un’antica famiglia siciliana, ingegnere edile e professore di ruolo di Fisica a Palermo, con la passione editoriale per la storia, la metapolitica, l’economia e le scienze sociali. Sala è una delle firme di prestigio dello storico giornale fondato nel 1846 dai liberali risorgimentisti, rifondato da Arturo Diaconale nel 1993 e oggi diretto da Andrea Mancia. Il valore della pubblicazione fresca di stampa, oltre agli altri meriti, sta proprio nel mettere in evidenza il connubio di forze e intelligenze che uniscono pregevoli pensatori con un giornale di idee, analisi e libertà. Un luogo che nel panorama mediatico attuale sta sempre più conquistando uno spazio di unicità proprio per le caratteristiche che Sala ha messo in evidenza raccogliendo gli editoriali di un anno intenso, che va da ottobre 2022 a settembre 2023. 

Stampato da Skillpress.it, “Schegge di libera critica”, frutto anche del contributo di numerosi amici, fin dalla copertina con lo “Studio di Figura. Matita su carta” dell’anti-novecentista siciliano Giovanni Barbera, rappresenta lo sforzo dell’Editrice L’Opinione di proseguire nell’opera di riflessione dal quotidiano al testo. Missione sempre più rara, ma quanto mai preziosa. “Il libro di Sala – scrive di fatti Mancia – è una trama che collega fatti, uomini e cose nell’ottica di chi crede nella discussione franca e non dogmatica. Per dirla con Anthony Collins, questo testo è un inno al libero pensiero, un atto di autonomia e di autogoverno a dispetto dei soloni del pensiero unico, del bigotto politicamente corretto di cui gli italiani sono vittime e carnefici al tempo stesso”. 

Concetti che tracciano “il manifesto” delle intenzioni dell’autore, il quale nei suoi scritti percorre i grandi temi del contemporaneo con un taglio liberista che, oltre a fornire analisi approfondite e spiegazioni logiche, diventa la prospettiva intellettuale, politica e sociale del futuro. Antonino Sala lo spiega bene nell’introduzione dal titolo “Le ragioni della critica”, in cui citando il Nobel per l’economia 1974 Friedrich August von Hayek sulla decadenza della battaglia per la libertà degli intellettuali moderati fa notare come “si è persa la battaglia delle idee, semplicemente perché troppo spesso per incapacità, indolenza o comodità si è rinunciato a combatterla ma anche per un deficit di critica da parte degli intellettuali”.  

Il vigore di Sala, l’energia dei suoi scritti, l’incessante appello spezzano l’omologazione di moda, invertono la rotta della remissione animando studiosi, letterati, artisti e comunicatori, in specie quelli che si riconoscono nel governo, a imprimere una svolta. Altro che il politicamente corretto che schiaccia e opprime. “Il libero pensiero non è solo un diritto fondamentale dell’individuo ma un dovere civico”, scrive l’autore, il quale insiste sulla funzione della critica “per individuare e correggere tutti gli abbagli di cui quotidianamente siamo più o meno tutti vittime”. Solo così si apre la strada a nuove teorie e progressi. “Senza questi tre pilastri, critica, libero pensiero e analisi comparativa, le deliberazioni, sia individuali che ancor di più collettive, (…) potrebbero portare a scelte poco ponderate o addirittura potenzialmente dannose”. 

Sentite anche voi aria nei polmoni e linfa cerebrale con questa esortazione, che di fatto condanna l’autoreferenzialità, la tentazione di appiattire il dibattito sulle linee di comando, sui leaders chiusi in se stessi, prigionieri della propria immagine, dell’exploit mediatico, della rincorsa ai like con le rissosità scandalose, che non producono pensiero critico, ma fanatismo e intolleranza. Fino agli epigoni dell’odio e della violenza. Fa bene l’editorialista a ricordare la fine impietosa che Alessandro Magno, in preda all’ira, fece fare all’amico Clito che aveva osato metterlo in discussione pubblicamente, perché anche l’illuminato eroico, il prode e il mito senza lo stimolo della discussione e del dibattito precipita nel suo lato mostruoso. 

La soluzione di Antonino Sala è fondamentale per la classe dirigente alla guida del paese che, invece di appiattirsi sui dettami del progressismo, invece di scivolare nel partito unico delle idee, invece di limitarsi a contrastare la falsa idea di democrazia e libertà, può e deve dare vita forte e chiara al liberismo prossimo venturo. Non la rivoluzione dei generi e tutte le battaglie femministe-sessiste del passato, che hanno già declinato il Pd, dilaniato il sociale e destabilizzato la cultura italiana ed europea travolta da immigrazioni, caos, guerre, crisi economica, soprattutto decadenza di saperi e di idealità. Il centrodestra deve offrire il progetto liberale come alternativa al politicamente corretto, perché come spiega Sala citando Thomas Jefferson “la nostra libertà dipende dalla libertà di stampa” e come pensava giustamente Benedetto Croce “la critica impone un esercizio della ragione che è il miglior antidoto contro ogni forma di dogmatismo, autoritarismo e totalitarismo”. Noi la risposta l’abbiamo. E la scommessa sta proprio nello sbaragliare le compressioni e i dictat del modernismo facendo risorgere lo spirito critico, l’analisi e il dibattito. Cioè la cultura, il sapere, la nostra ragion pura e il nostro Pil, la nostra arte, letteratura, il nostro cinema e teatro, lo spettacolo e l’architettura, tutto ciò che segna la civiltà. Per questo ha ragione l’autore quando propone L’Opinione delle Libertà come autentico baluardo di libero pensiero, palestra di democrazia, un’agorà di confronto franco per una Terza Italia. 

La raccolta di editoriali di Antonino Sala è una cavalcata incessante sulle questioni del tempo: oltre alla libertà, le guerre, l’ambientalismo, l’agricoltura, la Patria e la riforma costituzionale, l’antisemitismo, il fisco, le nuove povertà, le trascurate libere professioni, l’Europa, l’intelligenza artificiale, i consigli a Giorgia. E’ una rilettura in successione che pone punti di vista e riflessioni diverse da quelle quotidiane, un tracciato temporale scandito dalla cronaca che acquista il pregio di un trattato sui temi caldi, i quali visti nell’insieme consentono di sviluppare percorsi e programmi di intensità politica e sociale. E non solo i grandi temi, anche le questioni più leggere per le quali Sala consiglia ironicamente la lettura della “Teoria generale delle stronzate” (Castelvecchi 2021) di Giancristiano Desiderio per discernere non solo la fake news, anche la gran massa di idiozie che ci sommergono. “Quando si assumono atteggiamenti ideologici e si presume di sapere ciò che non si sa e che non si può nemmeno sapere si esprimono pseudo pregiudizi slegati dalla realtà dei fatti e inevitabilmente si dicono stronzate”. La tuttologia dei nostri tempi, la vacuità, il nulla. 

Il filo teso dall’autore incentiva L’Opinione a proseguire sulla strada del quotidiano e dell’editoria connessa alla “raccolta di volumi” dei prestigiosi contributi pubblicati ogni giorno sulla testata ed indica anche un approdo cultural-politico verso quella Terza Italia che Antonino Sala individua nel suo target, nelle sue aspettative, nel suo ruolo. “L’Italia che non si riconosce nella facile demagogia, disincantata e facile all’astensione, perché è l’Italia trascurata e che ha pagato di più il prezzo delle crisi attuali e delle incapacità politiche, vessata dal fisco, sommersa dalla burocrazia, indaffarata a cercare di mantenere un livello di vita accettabile in linea con i suoi valori e aspettative”, scrive l’editorialista. L’Italia cui spetta il compito di ribaltare il finto liberismo progressista, che dalle questioni morali alle vicende belliche impone il proprio pensiero e che da anni fa strami di intelligenze, talenti, risorse, abilità e genialità solo perché dissonanti e non allineate, ma che al contempo deve discutere e dibattere i nuovi parametri delle libertà individuali e collettive. Un liberismo che all’Italia di Crozza sappia contrapporre un pantheon di virtuosi, pensatori, spiritualisti in grado di indicare le nuove rotte dell’umanità. 

 

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