Conservatori. Storia e attualità di un pensiero politico di Marco Invernizzi e Oscar Sanguinetti, edizioni Ares, 2023 - di Gaetano Celauro

Conservatori e Conservatorismo, costituiscono un tema di odierna e pressante attualità che appariva fino a poco tempo addietro desueto e a volte persino impopolare. Un libro di vero intero interesse questo scritto dagli autori con la prefazione di Giovanni Orsina che approfondisce esaustivamente questa tematica. Uno studio accurato e preciso con una ricchezza di fonti e riferimenti bibliografici da leggere per una piena conoscenza di una cultura, sempre presente

Un volume completo che ben focalizza l’oggetto dello studio e lo analizza, interrogandosi sul fatto se il Conservatorismo abbia una sua storia ed in che modo si sia sviluppato e si possa sviluppare. Ed ancora si prende in analisi chi sono i Conservatori oggigiorno ma grande merito di questo libro è quello poi di tracciare un percorso sia culturale che politico che faccia comprendere se in Italia vi è stato un Conservatorismo ed in quale misura.

Al di là della semplice parola che può assumere caratteri ed interpretazioni fuorvianti, il “Conservatorismo” non appare essere in senso stretto un’ideologia, come più volte sottolineato dagli stessi autori nel testo. Più che un’ideologia pare assumere i connotati di una filosofia di vita, un modo di pensare costruito sul realismo, sull’idea di una realtà da cui non discostarsi.

La filosofia del Conservatorismo ha alla base, la legge morale e naturale, una morale che si forma e diviene dall’essere delle cose, e da cui si traccia un’etica di comportamento. L’ordine civile, politico, e la società in genere è fondata su qualcosa che è costitutivo dell’uomo, la sua natura sociale.

Leggendo il libro si ha una visione di insieme per comprendere che cosa è Conservatorismo e si compie un percorso a ritroso sulle sue origini. Gli autori su questo ultimo punto pongono l’attenzione su una fase di particolare frattura della Storia europea costituita dalla Rivoluzione Francese, il momento cruciale di quella fase storica di cui si è eredi, intesa come modernità.

 Con “modernità” non si intende solo il progresso tecnologico, ma anche quella particolare risoluzione filosofica, culturale, esistenziale di rompere i ponti con tutto quello che attiene la trascendenza, la legge morale naturale; vi è la determinazione da parte della civiltà occidentale europea odierna di non valutare la trascendenza delle cose, la legge morale ma di ricreare a proprio uso e consumo, la società e la stessa vita dell’uomo.

Il cammino della Storia, secondo questa concezione, è tracciato dall’uomo che in base alle mode culturali del momento decide che cosa essere. È una concezione per cui l’uomo diviene Dio di sé stesso illudendosi di produrre nella realtà sociale, delle politiche che più che valorizzare la natura umana, la distruggono. E questo è il cammino che dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese fino alle ideologie del Novecento ha portato ai Totalitarismi e ai campi di concentramento.

La Rivoluzione Francese attua questa rottura di schemi e di paradigmi, in quanto da un punto di vista politico e culturale, elimina o tendenzialmente inizia a farlo, l’elemento più naturale insito nell’uomo che è la famiglia. E questo avviene da un punto di vista politico in quanto la rappresentanza politica, l’ordine politico della società che prima si ispirava a questo istituto naturale, dalla rivoluzione dell’89, non è più il riferimento principale, tagliando i ponti con quei principi che avevano costituito i caposaldi della società cristiana ed europea fino quel momento.

Ma quando si parla di Conservatorismo, occorre precisare come non si voglia tornare ad una società pre- rivoluzione francese, conservando però solo dei principi. L’errore e le deviazioni del Conservatorismo sono stati proprio quelli, a partire dalla Restaurazione, di una mera conservazione di istituzioni, un legittimismo politico dimenticando i principi su cui una società si deve costruire che sono immutabili ed eterni. Ma la modernità pare eliminare ciò che è eterno, perché si vuole di volta in volta rinnovare ed i primi ad insorgere contro questa nuova concezione dell’essere e dell’esistere sono state proprio le classi popolari.

Coloro che vivevano una realtà che faceva riferimento alla famiglia e alla religione che si vedono spazzare via, questi fondamenti, insorgono come in Vandea ed in Italia. La “Grande Armèe” porta i principi della Rivoluzione francese ed è unita ad una storia di insorgenze popolari dalle “Pasque veronesi”(1797) al “Sanfedismo napoletano”(1799). Sono esempi di una resistenza ai principi rivoluzionari incarnata da due nomi: Edmund Burke (1730-1797), un anglicano che forse segretamente aveva aderito al Cattolicesimo che scrive “Riflessioni sulla Rivoluzione francese” qualche anno dopo l’evento e che già comprende le conseguenze negative. E poi il francese Joseph Marie de Maistre (1753-1821) e tutta la scuola cattolica controrivoluzionaria ma questo indirizzo culturale ebbe poi ad espandersi in tutta Europa ed anche in nord America.

Nella presente pregevole pubblicazione, ci si sofferma poi in particolare sulla storia del Conservatorismo in Italia, a partire del processo unitario sino ai giorni nostri analizzando, le vicende politiche e sociali italiane: il Fascismo, l’anticomunismo incarnato da diversi Partiti. Il movimento, la cultura del conservatorismo non troverà precisa individuazione e univoci riferimenti partitici. I due autori, con il valevole e sostanzioso apporto dei contributi di Andrea Morigi, Francesco Pappalardo e di Mauro Ronco, pongono in essere una ricostruzione storica ricca di dettagli, protagonisti ed eventi, ripercorrendo i passaggi fondamentali sull’analisi ed evoluzione di una tradizione conservatrice complessa e intrigata, specie quella italiana che ha ingenerato equivoci interpretativi.

Soffermandosi sull’Conservatorismo in Italia, relativamente al processo unitario, si riscontra come tutti gli attori del tempo lo volevano ma non pochi furono i conflitti ideologici che accompagnarono questo sviluppo. Anche qui si voleva rompere con il passato, con la cultura italica, romana, cattolica, riferendosi ad importanti esponenti della cultura quali Dante, Gianbattista Vico ed altri ancora.

Pertanto se il Risorgimento è stato per certi versi la “rivoluzione” italiana, i primi che si sono opposti a questo moto incalzante, gli autori li individuano nell’intransigenza dell’organizzazione cattolica denominata “Opera nazionale dei Congressi” fondata nel 1874. È stato un tentativo del movimento cattolico, in nome del paese reale, di resistere ad un paese legato alla cultura e alla religione che si viveva in Italia.  per tanto tempo in agitazione soprattutto dopo l’invasione dello Stato Pontificio. Certamente nel tempo vi sono state delle distinzioni e dei tentativi di dialogo tra una certa classe liberale ed il Cattolicesimo (cfr. Patto Gentiloni del 1913) ma tutto ebbe fine con la prima guerra mondiale che rimise tutto in gioco.

Nel percorso storico del Conservatorismo in Italia, a partire del processo unitario sino ai giorni nostri si analizzano, le vicende politiche e sociali italiane: il Fascismo, l’anticomunismo incarnato da diversi Partiti. Si sottolinea ancora come il movimento, la cultura del Conservatorismo non troverà poi precisa individuazione e collocazione come pure univoci riferimenti partitici e confessionali.

 

 

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