III Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà

Antonio Saccà a sinistra, coi cuginetti Sergio Trombosi e Emanuele Costa.

A Gualtieri Sicaminò eravamo tutti,  madre ,le mie due sorelle , mio fratello. La sorella maggiore, Caterina, che  dopo la guerra venne detta Katia americanizzandosi, scurissima di capelli ,nera, nera assolutamente nera, scurissima di occhi, snella, piuttosto alta, somiglianza con il padre e con me, un volto ben tornito, lungo più che è largo,aria vivace , nata nel 1928, quindi ora(allora),in piena adolescenza, proprio una signorinella. L'altra sorella, Ermanna, diversissima,chiara , un marrone biondo , capelli esilissimi, lisci, leggeri ,occhi grandi, molto grandi, castani,  benevoli, addolciti, sognativi, pallida, troppo pallida , cauta quasi  stentata nel sedersi alzarsi, camminare,   priva di forza  interna adeguata,forse era già malata e ne aveva i segni senza che noi lo compredessimo.Mio fratello , tutt'altro, Francesco , chiamato Franco, eminentemente compagnone, socializzativo, di quattro anni anticipato a me, lo riteneva “grande”, e viveva all'opposto del mio vivere, e lo ammiravo nel suo vivere, io ero timidissimo, impressionabilissimo, fantasie tragiche, incubi,di notte con perdite urinarie, qualsiasi evento mi scuoteva, scadevo nel il pianto per il minor fatto doloroso, magrissimo, pallido , malato ad ogni autunno, ansioso incontrollato. Come  mia sorella Ermanna era il contrario dI Caterina, anche nel corpo ,mio fratello rispetto a me, lui eretto , diritto, sicuro, robustello, amicone, capopolo di ragazzini, io per anni  con boccoloni ,con braccini scarni, odiavo i boccoli, mi davano l'impressione di non essere maschio, infine  tagliati, ma incuriosivano,  a Mssina quando mio zio, quello maestoso, Ninzio, lui in divisa e l'aria di comandante, mi portava nel Viale San Martino, la gente si fermava a guardarmi, non so se per capire l'essere io maschio o femmina o per l'aria aquanto assorta  e quei boccoli che sembravano fiabeschi.
A Gualtieri Sicaminò, semplicissima, una casetta nella salita del paese , gran parte del giorno  nel palazzone dirupato del  padre di mia madre .  Galli e galline correvano quando noi facevamo i bisogni dentro il giardino, pizzicavano gli escrementi al nascere, miei e di mio fratello, un pollaio , le uova abbondavano,crudi, due buchetti, un pizzico di sale, li sccucchiavamo, saporiti, specie il rosso, similmente il latte, credo non bollito, più che acqua bevevo latte, abbastanza grasso, denso, oggi né le uova né il latte sanno di alcunchè. O forse la memoria esalta il passato.  Ma credo che realmente  vi erano godimenti non presenti  adesso.  A quel tempo  la campagna stava a portata di mano, la campagna natura, naturale, almeno  la ripenso tale. Il padre di mia madre possidente di gran parte del paese, e andavamo a prendere , non  molto,  avaro, tirchio, lui,soprattutto  dei parenti ci avversavano. Mia madre dopo aver combattuto e vssuto la malattia, la pazzia, la demenza per l'uccisione del consorte tornò l'aquila, la leonessa dei figli ma il mondo non era disposto a darle qualche concessione tra i parenti anzi appunto costoro la avversavano, massimamente una sorella che si chiamava Rosina ed un'altra sorella che si chiamava Pina. Non so per quale motivo. Questa Rosina, piccola, molto, corta , gli occhi  cattivi imperiosi rabbiosi verdi , voce stridula, gridante, il tutto forse a compenso della  statura minorata,  almeno avverso mia mdre, come l'altra, Pina,legatissima a mio zio Piero , in certo modo modo schiavizzata da costui,era una signorinella magretta con un visetto apparentemente innocuo e voce quieta, e tuttavia nemica a mia madre e quindi a noi. E si trattava del vivere, anzi era il tempo della sopravvivenza. Poniamo che il padre di mia madre le concedesse di prendere da qualche albero, e questa sorella di mia madre ne spogliava i rami. Ecco, vicende e infamie del genere.
 è un litro di latte subito secco un pane di segale Allora c'è il pane di segale odoresissimo raggio era latte pane di segale fichi d'India francia colti al mattino presto una latta votata da un lato è aperta da un lato appese ad un bastone che prendeva il fico d'India dottor Ceva e lo catturava il fico d'India fresco diciamo era una meraviglia fa piacere al corpo Come del resto il latte denso in tutt'altra maniera e questo pane di segale indimenticabile odoresissima nero marrone scuro bere un porno espandeva Alessio odori il quartiere si camminò Io ricordo totalmente ventravo e un mistero ebbe erano quasi sempre delle vecchiette le curve sdentate storte recitavano preghiere quel Rosario io ne sentivo il rumore io i fiumiciattolo di questo gruppetto nell'oscurità Perché la Chiesa era molto buia via del buio aveva il terrore ma anche il fascino la cattedrale non aveva nulla di che moderna credo parte dove i sacerdoti si vestivano e vestivano stole sciarpe e attrarre enormemente di luce di purezza che mi attraeva le sagrestie le famose sagrestie la parola è molto ben detta Viola del Sacro segreto i sacerdoti si toglievano l'abito talare coprivano con questi indumenti colorati drenati molto affascinato anche consacrazione dell'ostia dall'astensorio innalzato mostra la Punta dell'ostia vernacoli bibbia del Marmo il bianco poi nelle chiese vi erano vi era la Via Crucis ma molto Credo Almeno non saprei dire di sicuro e comunque Poi per tutta la vita anche oggi successiva delle chiese poi quando tornare a Messina poi anche frequentatore assiduo con degli episodi divertenti vita palazzetta di mia nonna del padre di mio padre di mia madre era drammatica specialmente quando i due figlie maschio felicissime del padre di loro la famiglia è doppia fraterna paterna piperina odio odio ravvicinato mortale non solo la ragione ma credo anche di trattarsi di denaro ma i due figli per avversavano il padre in modo totale così come avrebbero gioito vivevano fra di loro era una vicenda quasi da mito greco la storia dei figli per il padre che studiò fra i fratelli questi mezzi erano l'uno di nome Nunzio l'altro di nome Piero come ho detto questo giro non c'era un uomo che mi pareva altissima molto molto presuntuoso di costituire discendente di una famiglia come era quella del padre di mia madre annoverato missili esponenti del Regno delle Due Sicilie illustri era alle mie infanzia un uomo poderoso forte coronaria anche Maestosa nei comportamenti una voce tonante imperioso megalomane in parte coro Birba apro è inconsistente zio Piero ma era magrissima direi osseo scavato nelle guance gli occhi profondissimi gli enormi non molti capelli ma è sufficiente fronte bassa non aveva alcunché di scimmiesco cerca lunga stile morbida è come tutti in famiglia un naso lievemente spartito al centro è allargato direi scimmiesco era ettissima della madre di mia madre l'ho accennato egli da parte sua riportava un amore sconfinato era un Dandy proprio un denti biglietti di ieri elegante magnifica voce solenne podero forte le tendenze gli c'era la cultura in seguito era un donnaiolo ti avrebbe battuto giovanni del mondo non credo davvero è impossibile far paragoni seduceva e trova le donne i fazzoletti di carta da naso soffiava e buttava io me ne feci una ragione dopo era una maniera di sacrificare le donne alla madre le Schubert le butto via tu sei soltanto quella che amo che fosse così perché è impossibile stare altra spiegazione settimana se durava un mese due mesi era un grande amore perché Fu uno zio un parente ebbe luogo nella mia vita e nella vita della nostra famiglia come del resto l'altro Dio iodiavano si odiavano credo che ci sarebbero anche uccisi era possibile non so per quale motivo un mio parente detto che era perché entrambi i più amati della madre non lo so io credo che ci può essere soprattutto questione ereditaria i figli maschi ancora sono mentalità feudale non ritenevano le donne a loro pari la legittima e si chiama La legittima cioè il diritto di avere parte del patrimonio obbligatoriamente non entrava nella mente negli anni tre negli anni o almeno dei borghi birra la mentalità feudale il primogenito Comunque il figlio maschio ha più diritto degli altri e quindi i due fratelli considerevole in diritto bella eredità Maggiore paterno Bruno i Bruno questo mio zio Nunzio Faceva dei biglietti da visita farà dei biglietti da visita che è un spagnolo dell'epoca d'oro non ebbe fatto con titoli nomi da coprire voglio in realtà la famiglia Aveva un keri nobile questo zio lo voleva conservare lo zio Piero era più laico diciamo mai adeguava al mondo Borghese odierno e voleva emergere in altri campi perfino politico ma soprattutto uno sciupa femmine qualcosa di lui riprese mio fratello la legatissima periodo stile Se mio zio era davvero vitalissima magnifica voce elegantissima lo aspetto seduttivo ci sembrava a noi bambini un conquistatore un eroe questa in parte parte li vedo a qualsiasi talvolta c'era anche la guerra e addirittura se non ricordo male parte dell'esercito tedesco e lo vedemmo confondo si capirò o granatari in ogni caso è vero parte dell'esercito alcuni gruppi tedeschi ritirarsi malconci abbattuti tempo alle 20:00 era la guerra sei in Sicilia stava per finire conquista degli Stati Uniti del dell'Inghilterra dei canadesi è la Sicilia la guerra venne noi tornammo a Messina
 Allora veniva cotto  il pane di segala,odorosissimo, scuro. Latte, pane di segala,e fichi d'India  colti al mattino presto ,una latta aperta da un lato  appesa ad una canna prendeva il fico d'India, lo torceva, lo staccava, lo squartavamo a rischio di spinarci, una meraviglia, i fichi rossi, sanguinelli. Anche il pane di segala,  odoroso, marrone scuro, un forno espandeva  odori. Chi sa se ancora esiste. Ma esiste in me. La chiesa, la cattedrale, diciamo, esiste, entravo, quasi buio, quasi  mistero, mormorii, vecchiette ,curve ,sdentate, recitavano, preghiere, il Rosario , ne sentivo lo scroscio da fiumiciattolo, questo gruppetto nell'oscurità, la Chiesa era  buia , io del buio avevo il terrore e l'attrazione, gli altari, le nicchie, le statue, i quadri, le acquasantiere, i banconi, e le feitoie con vetri a colori, non ricordo se nella cattedrale vi fossero, ricordo la quasi oscurità, la penombra, l'aura di isolamento  silente, la  parte dove i sacerdoti si vestivano,stole , tuniche, manti,, mobili alti, e lucentezza, luce purissima, la sacrestia, il luogo del Sacro , i sacerdoti si coprivano l'abito talare  con questi indumenti colorati o bianchissimi, pulitissimi, ma tutto era  a specchio,  l'estremo lo percepivo nella sollevazione dell'ostia , mostrata, la campanella risuonava. Non rammento l'altare, mi pare vi fossero dipinti della Via Crucis, sono incerto,uno era scurissimo e tentavo di cogliere l'immagine.Per tutta la vita anche oggi ho irresistibile disposizione a visitare le chiese, del resto ne ebbi occasione, studiai dai Gesuiti. Con episodi  umoristici, anche.
 Nel palazzetto del padre di mia madre le giornate invece erano drammatiche. Quando i due figli maschi si incontavano incombeva una avversione mortale,peggiore di quella che pulsava tra i coniugi aviti. Odio, odio ravvicinato, non so la ragione, credo anche  trattarsi di denaro, i due figli avversavano il padre in modo totale così come si avversavano, una vicenda alla greca antica, figli nemici del padre, tra di loro nemici. Questi miei zii furono uno di nome Nunzio, l'altro di nome Piero, come ho detto. Il primo mi pareva altissimo, molto ,molto presuntuoso di costituire il discendente di una famiglia,quella del padre, annoverata tra ragguardevoli  esponenti del Regno delle Due Sicilie, mi apparve nella infanzia poderoso .maestoso per il gesticolare,   per la  voce tonante, imperiosa, superomistica. L'altro, lo zio Piero, magrissimo,  osseo, scavato nelle guance, gli occhi sprofondatissimi,  zigomi teschiosi protuberanti,  non molti capelli ma sufficienti, fronte bassa, sfuggente, bozzuta alle sopracciglia spesse, manteneva l'origine scimmiesca dell'umanità, lo ingentiliva una bocca di labbra sottili, morbide, lunghe , come tutti in famiglia un naso lievemente spartito al centro e allargato,  una fossetta nel mento. Strettissimo alla madre, l'ho accennato, la quale gli riportava un amore sconfinato. Un dandy incarnato, proprio un dandy, elegante, agile,  magnifica voce sonante, divertente, ridente, con qualce inclinazione letteraria, ma sopra ogni limitazione un donnaiolo che si batteva con Don Giovanni, Casanova, Frank Harris, D'Annunzio, donne fazzoletti di carta da naso, soffiava e buttava, me ne diedi  ragione , sacrificava le donne alla madre: le getto,te  soltanto  amo. Una possibile  spiegazione. Settimane, o un mese ,due mesi, rarissimamente, due mesi significavano un grande amore. Ebbe una qualche incisione nella   mia vita e nella vita della nostra famiglia, ance l'altro zio, separatissimamente giacchè si odiavano,si sarebbero anche uccisi, possibile, non so per quale motivo, un mio parente mi dichiarò che erano  entrambi  esigenti  dell'amore materno, non so, di certo la madre amava lo zio Piero e costui la madre,  credo che ci fossero questioni ereditarie, i figli maschi mantenevano ancora  criterio feudale, non ritenevano le donne al loro pari, la legittima , il diritto di avere parte del patrimonio obbligatoriamente non escludeva la disponibilità di favorire uno o altri figli della quota disponibile ed i figli maschi, in quanto maschi, la pretendevano e se la contendevano. La mentalità era feudale, in ogni caso un figlio si reputava in maggior diritto ed in competizione con il fratello, i machi. Questo mio zio Nunzio siglava biglietti da visita da spagnolo all'epoca de Secolo d'oro :Nunzio Giordano Bruno, e una rapprentazione di titoli da coprire pagine.In realtà la famiglia aveva un che di nobile, anche mia madre teneva alla  origine,e  questo zio in modo altsonante, esibito.Lo zio Piero era dandystico e snobistico quale seduttore e si credeva mo di  cultura, perfino suscitava versi, per qualche tempo  mantenne una sottile  linea  di baffetti, irrideva il fratello, megalome, a suo giudizio, il quale lo riteneva un perditempo vanesio e senza scopi. Di fatto zio Piero visse da sciuofemmine, un “fimminaru” . Qualcosa di lui lo risuscitò mio fratello, che però fu anche laborioso. Comunque lo zio Piero ha presenza nella mia e nostra vita, scherzava, raccontava, ci recava un sorriso festoso di chi conquista la felicità, era la giovinezza per noi bambini, coniava espessini da poco ma  ridevamo:Mannaggia  li piscetti tutti quanti. Stupidaggini, ma ridevamo. Talvolta recitava versi.
La guerra continuava ma stava cessando, per la Siciia,  se non ricordo male parte dell'esercito tedesco dell'Armta Goering se ne fuggiva, gruppi malconci abbattuti, la guerra in Sicilia stava per finire. E finiva la nostra “vacanza”. A Gualtieri sostavano altri parenti e miei cugini, Emanuele(Costa),Sergio(Trimboli), fummo in rapporti affettuosissimi, Emauele rimase tale pur senza incontri per decenni, ci ritrvammo nell'ultimo tempo della sua vita, spontaneo, amante dei comuni ricordi. Sergio svanì con l'infanzia. Stati Uniti,Inghilterra sbarcarono in  Sicilia.Noi tornammo a Messina. 1943.


 

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