Corrado Calabrò, "L’altro" (Ed. Thule) - di Giuseppe Vetromile

Nella sua vastissima e pregevole produzione letteraria, Corrado Calabrò, poeta di spicco nell’attuale panorama letterario nazionale, ha voluto inserire una silloge particolarmente sentita e accorata, elaborata recentemente, nel contesto sociale ed emozionale che tutti stiamo - ahimè - attraversando, a causa del contagio del coronavirus. Il volumetto si intitola “L’altro” ed è edito dalla Fondazione Thule Cultura di Palermo, settembre 2020, Collana “Collezione Aurea" diretta da Tommaso Romano, nella quale figurano Nomi illustri della letteratura contemporanea, quali Giuseppe Bonaviri, Lucio Zinna e Giorgio Barberi Squarotti.
È indubbio che la società, l’atmosfera che vi si respira, il pensiero come anche i timori, i palpiti, le speranze, ma anche le chiusure, le repressioni e le privazioni, possano in qualche modo ispirare o anche influire profondamente sulla linea di sviluppo creativo che l’artista o il letterato tende ad esprimere, immerso in queste atmosfere: proprio per la sua innata sensibilità e capacità di avvertire tutto ciò che profondamente si agita in una società, l’artista, il poeta, si fa sentinella dei tempi! Come pure, sempre grazie alla sua grande ed esemplare potenzialità comunicativa, il poeta può suggerire, indicare, illuminare, vie maestre, viali di speranza, per proseguire il percorso dell’esistenza attraverso le foreste e i garbugli fumosi di una società depressa e senza più valori.
Detto questo, il recente volumetto “L’altro” di Corrado Calabrò, di cui proponiamo qui di seguito alcuni brani, mi sembra assolutamente in linea con quanto prima asserito. In un contesto apparentemente autoreferenziale, l’Autore si immedesima in una dilaniante scissura psichica e affettiva, un’atmosfera straniante vissuta non solo dall’io narrante, ma che avvolge tutta l’attuale società, dimidiata tra l’affanno a concludere la giornata, nell’eterno timore della precarietà e dei malanni, e l’impellenza di un porto sicuro, di una luce, di una risposta, da dare e da darsi, all’eterna domanda sul senso dell’esistenza. “Entrare in mare prima che sia giorno / per ritrovare le albe che ho perduto”: è qui, a mio avviso, il nucleo essenziale della poetica di Calabrò, in questo libro, dove l’altro rappresenta in un certo senso la parte sana e genuina dell’uomo, dell’umanità, quella parte che può assumere in sé la serenità e, perché no?, la certezza di una vita al di là di ogni mero pragmatismo e di ogni falsa aspettativa.
 
 
 
L’altro
 
M’incontro appena sveglio nello specchio
ed allibisco
dinanzi ad un altro volto che mi guarda.
 
Alieno, intruso, eppure lui mi guarda
in faccia con un’aria di sospetto.
 
Oh Dio!
e se foss’io un altro da me stesso?!
 
agosto 2019
 
 
 
Antigravità
 
Entrare in mare prima che sia giorno
per ritrovare le albe che ho perduto
e per sottrarmi a questo peso amorfo
che fa sbarrare nell’insonnia gli occhi.
 
Voglio salpare, solo, in piena notte
sentendo lo sciacquio della risacca
e galleggiare in mare con la luna.
 
Non voglio stare con me stesso a terra.
No, non ancora… altrimenti mi sveglio…
 
settembre 2019
 
 
Forse voleva solo farmi male
 
Tanto ha ronzato intorno che mi ha punto
ed ecco la puntura s’è gonfiata
qui nel costato.
Forse cercava con dispetto un fiore
ma mi ha lasciato dentro il pungiglione
che s’è incistato nel petto e mi duole.
 
Forse cercava un fiore da succhiare
forse voleva solo farmi male.
 
agosto 2019
 
 
***
 
La scala di Jacob
 
Siamo portati su una scala mobile,
ne scorriamo i gradini stando fermi
fino a che rientra l’ultimo scalino.
 
Ti lascio, figlio, una scala di legno;
è una scala a pioli fatta a mano
eretta in verticale verso il cielo:
devi scalarla come un sesto grado.
 
Ogni gradiente ne genera un altro
perché è una scala che non può finire
 
finché senti il bisogno di salire.
 
settembre 2016
 
 
***
 
Dietro la memoria
 
Affiorano talvolta inaspettati
e lasciano attoniti al risveglio
affiorano, tanto più veri
quanto più obliterati,
ricordi
acquattati dietro la memoria.
 
Cosa resterebbe della vita
senza ricordi?
Ricordi a lungo devitalizzati
che fanno sobbalzare la memoria.
 
Oh se rigenerassero la vita
oh se rigenerassero l’amore
oh se per il tocco di una dea
divenissero ricordi staminali!
 
agosto 2020
 
(Brani tratti da "L'altro", Edizioni Fondazione Thule Cultura, Palermo, 2020)
 
 
Corrado Calabrò è nato a Reggio Calabria.
Sono 23 i libri di poesie pubblicati in Italia da Corrado Calabrò e 34 quelli pubblicati all’estero, in 20 lingue. In Italia l’ultimo è Quinta Dimensione, Oscar Mondadori, 2018; all’estero, Astroterra, Kiev, 2020.
Per la sua opera letteraria gli è stata conferita la laurea honoris causa dall’Università Mechnikov di Odessa nel 1997, dall’Università Vest Din di Timişoara nel 2000 e dall’Università statale di Mariupol nel 2015. Nel 2016 l’Università Lusófona di Lisbona gli ha attribuito il Riconoscimento Damião de Góis. Nel 2019 gli è stato assegnato il Premio Bertrand Russel per “i saperi contaminati”.
L’Unione Astronomica Internazionale, su proposta dell’Accademia delle Scienze di Kiev, ha dato all’ultimo asteroide scoperto il nome del poeta Corrado Calabrò “per aver rigenerato la poesia aprendola come in sogno alla scienza”.
 
 

(Giuseppe Vetromile, 19/1/21, da https://transitipoetici.blogspot.com/2021/01/corrado-calabro-e-il-suo-altro.html)

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