Fabrizio Giuffrè, “Le ville della Piana dei Colli a Palermo” (Ed. Salvare Palermo) – di Gaetano Celauro
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- Category: Scritture
- Creato: 12 Marzo 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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Un libro edito dalla Fondazione Salvare Palermo che colma una lacuna su un argomento di vero interesse anche se eppur vero che vi sono stati altri libri che hanno trattato la stessa materia ed alcuni di rilievo. Ma il volume di Fabrizio Giuffrè :Le ville della Piana dei Colli a Palermo: storia, conservazione e valorizzazione (Edizioni Salvare Palermo), fa adesso il punto sullo stato attuale, sulla situazione sul degrado e le emergenze che si manifestano alla data odierna . Si compie una selezione, individuando con precisione ed esattezza quelle che sono state restaurate ed in specie come è mutato l’utilizzo in quanto poche sono rimaste residenze private mentre la maggior parte sono divenute e trasformate in sedi di ricevimenti o altre destinazioni improprie ed una cartina all’interno ne enumera 108, di cui solo alcune ancora abitate.
Le rappresentazioni di Palermo, ad iniziare dal suo antico nome Panormos, dall’incerta etimologia che non è solamente tutto porto, si sono soffermate in prevalenza sulla costa e sulla parte esposta verso il mare. Invece questo prezioso volume di Fabrizio Giuffrè si sofferma sul territorio di Palermo e non solo sulle sue pregevoli architetture che sono gran parte dei suoi contenuti ma anche meritoriamente e giustamente, ecco l’autore occuparsi dei giardini e delle campagne circostanti, la mitica Conca d’oro. Di quest’ultima la “Piana dei Colli” è stata a lungo ritenuta parte residuale e meno importante rispetto a quella situata a nord est. Nella piana dei Colli era assente l’acqua o meglio non era sufficiente quella legata alle antiche tecnologie arabe specie per le coltivazioni di agrumi che ebbero il maggiore sviluppo intorno alla seconda metà dell’Ottocento.
La “Piana dei Colli” era un territorio occupato, come ben documenta il libro da torri di avvistamento, da bagli, di certo più povero rispetto all’altra parte del territorio urbano circostante. Tutto ebbe a mutarsi alla metà del secolo XIX ed è merito di una istituzione scientifica che ha sede in questo stesso territorio “l’Istituto Agrario Castelnuovo”. Fu questa, una straordinaria scuola agraria dotata di macchinari all’avanguardia. La qualità della terra rimaneva però non valevole per la coltivazione ottimale e si operò per un miglioramento fattivo nel periodo successivo ed anche la piana dei Colli divenne territorio agrumicolo. Ecco allora arrivare i boschetti a paesaggio e i giardini simmetrici dell’aristocrazia ed i bagli vengono trasformati nelle ville della grande villeggiatura. Si diffonde un sistema di ville e nascono le borgate ma un successivo stravolgimento si ebbe negli anni Cinquanta del Novecento con lo sviluppo urbanistico di Palermo che si espanse verso quella parte del territorio preso di mira da interessi speculativi di dubbia matrice. Uno scempio perpetrato su un territorio agricolo che già aveva subito delle devastazioni nel corso di diversi decenni.
Un libro che fa un quadro riassuntivo ed è come un fermo immagine di una situazione che è inevitabilmente mutata principalmente in peggio anche se alcune ville sono state anche recuperate e sottoposte ad interventi di restauro, anche se hanno in certo qual senso cambiato destinazione d’uso, pur fermando le condizioni di degrado.
L’A. parte da alcuni aspetti fondamentali del rapporto con il territorio, cioè analizza quelle che sono le strade che conducevano e conducono tuttora alla “Piana dei Colli”. L’A. ricorda ancora come queste terre dell’agro palermitano erano di proprietà soprattutto arcivescovile e ad un certo punto nel corso del Cinquecento, inizia ad essere diviso in appezzamenti. Ed è questo un passaggio fondamentale perché questa divisione di una agro che era probabilmente indiviso, coincide con un processo che interessa tutta la società italiana di sopravvenuto interesse verso le terre da parte di esponenti un mondo mercantile. La grande aristocrazia fondiaria, viene allora chiamata a corte a condividerne lo sfarzo e guarda oltre la città murata.
Le ville, in origine come detto bagli, vengono rimodellati e trasformati in residenze estive e questo spiega la loro semplicità come architettura, costruzione e materiale impiegato. L’unico elemento decorativo di rilievo è lo scalone a doppia rampa di cui le ville palermitane offrono una mirabile serie di varianti. Le ville al loro interno erano ampiamente decorate con affreschi dei grandi pittori dell’epoca con gli stessi meccanismi figurativi dei sontuosi palazzi nobiliari cittadini.
Il declino di questo insieme di ville su questo vasto territorio si ha quando l’aristocrazia non si può più permettere insieme alla gestione dei palazzi di città, quella di queste ville suburbane e la borghesia imprenditoriale prende il posto dell’aristocrazia.