Francesco Maria Cannella, "Per obliquo rumore" (Ed. Thule)

di Vito Mauro
 
Il dotto saggio introduttivo di Antonio Martorana fa sin da subito capire la levatura di quanto riportato nel nuovo lavoro di Francesco Maria Cannella, Per obliquo rumore, edizioni Thule, liriche che si leggono come la trascrizione di un sogno, l’interpretazione delle sue visioni, “un ricordo nello stupore del dormiveglia”.
L’osservazione dell’Autore, la tecnica, la ricerca di mille sentieri e le tante sfaccettature lo rendono un’artista dai poliedrici interessi, un autore libero da condizionamenti, “ho messo in discussione le mie chiacchiere / disubbidendo all’Ordine / e giudizi altrui”, un ideatore di aforismi, un’artista visivo conosciuto e apprezzato come pittore e fotografo con una dedizione totale alla propria arte ed una concentrazione sui mezzi espressivi, in un’interessante ascesa piena di equilibrata ironia: ”… riflette / la giusta parola per noia”.
All’inizio la lettura può apparire faticosa, ma dopo qualche pagina ci si accorge che le sue poesie animate da un’intenzione sperimentale per esplorare nuove frontiere espressive, con un tocco metafisico, rappresentano una ribellione di uno spirito indipendente a volte provocatorio o eversivo, ma possiedono un rigore, una finezza e una gentilezza d’animo con un’espressione inconsueta che se ne infischiano della struttura assumendo un aspetto vignettistico.
L’Autore un combattente nella scrittura, profondo nei contenuti, osserva e avverte nel silenzio interiore “Le contraddizioni che rendono sterile il tuo tempo”, rimanendo ininterrottamente a contatto con la realtà “Quando l’amicizia e le donne se ne vanno”, pur “senza sapere / cosa stai cercando”.
Per obliquo rumore è un’opera con un forte vigore, in cui Cannella con bizzarre divisioni del testo esprime il suo disappunto: “Non considerare la società per categorie / è una menzogna che oggi va di moda”.    
Dietro una figura da tosto il poeta con incursioni in vernacolo mostra la sua anima delicata e complessa: “Lu lettu e li vuci di luntanu / Li mura giarni all’ummra / Lu ciatu di me’ matri / Lu sonnu e la matina appressu”.
I versi di Cannella sembrano proiezioni fantastiche, mentre egli opera anche sulla materia dell’umana esistenza, dalle sue meraviglie, “E mai sapremo / se è mio nel tuo / un vagito inatteso”, “ed è la mia ragazza / cucciola riposta su un palmo di mano”, agli innamoramenti, “sei tu mentre pronta sui fornelli cerchi / di riempirmi l’anima in un sobbalzo di note,”.
Il suo linguaggio a volte surreale è collegato con persistenza con citazioni di illustri personaggi, opportunamente riportati nel volume, che coabitano con associazioni di immagini e nessi, fra cui Charles Bukowski, e alcuni versi dell’Autore sembrano rispecchiare la sua poetica: “L’odore salmastro della bottiglia vuota / non fa che distogliere il buio dal giorno;”, “per rincuorare una sbornia / vespertina”.
Autore vulcanico dall’animata vena con questa quinta pubblicazione rafforza e conferma la sua personale particolarità stilistica con una visione senza confini che non cerca facilitazioni, ma infonde una suggestiva intensità non priva di una certa delicatezza, “giuro di prenderla tutta la mia commozione” o bizzarria che diventa il suo tratto originale e distintivo: “cambiano le lune sul mio calendario ed io aspetto”.
Francesco Maria Cannella un eccentrico che nella sua diversità coltiva piccole cosmologie creative, un anticonformista con un piglio provocatorio che immagina arte e vita come una sfida in cui bisogna sovvertire le regole e il suo costante interesse per il rapporto tra scrittura e arti visive e l’assoluta libertà intellettuale lo rendono unico.
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