Gennaro Pesante, “Lezioni di campagna elettorale. L'importante è partecipare?” (Historica Edizioni) – Recensione di Giuseppe Massari
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- Category: Scritture
- Creato: 02 Maggio 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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Gennaro Pesante, giornalista all’ufficio stampa della Camera dei deputati, ha raccolto in un interessante libro, pubblicato da Historica Edizioni, “Lezioni di campagna elettorale. L’importante è partecipare?”, un divertente vademecum indispensabile per ogni politico, o aspirante tale. Sicchè, se ieri Machiavelli, dava suggerimenti al suo Principe rimandando agli esempi di storia classica, oggi, Pesante, adattandosi alle nuove forme, frontiere ed esigenze comunicative, stila una lista di consigli e di negatività a cui il candidato, per qualunque seggio concorra, deve attenersi. Non strafare di bulimia comunicativa, d'immagini ritoccate, di promesse impossibili da mantenere, di auto blu scintillanti e autisti che strascinano da un mercato all'altro. Sfogliando le pagine del libro, è possibile scendere nei dettagli comportamentali e conoscerli praticamente. Quanto potranno essere efficaci, ai fini di una elezione, di un risultato positivo, è lo stesso autore che lo spiega e mette bene in evidenza le sue argomentate tesi, pur ritenendo che ricette infallibili non ce ne sono. Sono solo suggerimenti, spunti, magari, trucchi del mestiere, per evitare errori madornali e brutte figure. Una campagna elettorale efficace si combatte ancora per strada e nelle piazze. Chi l’avrebbe mai detto? Un incontro e una stretta di mano valgono più di tanti post sui social, ricordate. Magari sembra strano, ma la comunicazione tradizionale resta la più importante. E un esempio lampante è il caro e vecchio santino. Non è un mezzo di propaganda, ma un’istituzione. Il simbolo stesso della vostra campagna. «Il santino è una scienza, una categoria a sé di tutta la comunicazione», scrive l’autore. Se dovete scegliere, meglio rinunciare a quell’attraente pagina internet, ma mai risparmiare sui costi del santino. «Perché quando un elettore entra nella fatidica cabina elettorale - dove sono vietati i telefoni cellulari, per capirci - nessuno vi potrà mai vietare di estrarre dalla tasca il bigliettino su cui c’è il nome e il volto sorridente del fortunato che sta per prendere la preferenza». Formato grande e leggibile, dunque. Ma abbastanza piccolo da entrare in tasca. Nome e cognome ben visibili, meglio se corredati da una fotografia. Ma che sia professionale. I selfie proprio no, vi renderebbero ridicoli e poco credibili. Del resto anche sui manifesti con cui tappezzerete le strade del collegio, meglio affidarsi a chi conosce il proprio lavoro. Anche in tipografia assicuratevi che nessuno abusi di photshop per rendere la vostra immagine più accattivante. Il risultato quasi sempre è ridicolo. Sognate un seggio a Montecitorio o volete diventare sindaco del vostro paesino? Le regole sono sempre le stesse. E il rapporto con la televisione è imprescindibile. “Sarete qualcuno - scrive l’autore del libro - solo quando diranno di voi “L’ho visto in tv”, a prescindere da quello che avete fatto”. Il libro dedica un apposito capitolo ai mezzi di trasporto. Prendete appunti ancora una volta. Mai comprare un’auto nuova prima della campagna elettorale e mai girare per il collegio con una rombante fuoriserie. Nel migliore dei casi i vostri elettori vi potrebbero scambiare per un ricco o un pieno di sé. Nel peggiore, per un idiota. Se pensate che sia una buona idea passare da un comizio all’altro con la vostra autoblù, probabilmente avete sbagliato mestiere. Molto meglio scegliere i mezzi pubblici. Ma solo se non è la prima volta che salite su un autobus: i viaggiatori riconoscono lontano un miglio i neofiti. “A farsi sgamare ci vuole un attimo - avverte l’autore - e avreste compiuto l’ennesima sciocchezza, non solo dal punto di vista della comunicazione”. Capitolo staff, altro passaggio obbligato per ogni candidato. Il capo di gabinetto, il responsabile della segreteria e l’addetto stampa sono tutti ruoli di cui non potete fare a meno. Meglio scegliere persone fidate e capaci, evitando con attenzione amici e parenti. Particolarmente importante il ruolo dell’addetto stampa. È un giornalista, ma non serve che scriva bene. Piuttosto sarà il vostro lobbista. A lui il compito di diffondere il messaggio, senza nessuna puzza sotto il naso. “Non esiste, per voi e men che meno per l’addetto stampa, nessuna testata “minore”. Nessun giornalista reietto. Tutti hanno uguale importanza. In tempi di social network anche l’ultimo dei cronisti può fare danni irreparabili”. Ogni strada per arrivare al vostro elettorato ha la stessa dignità. Volete entrare in consiglio circoscrizionale? Aspirate a un ministero? Il rapporto con i media non può ignorare la stessa regola d’oro: i giornalisti devono essere lasciati in pace. Querele e minacce non risolvono le situazioni più imbarazzanti, semmai le peggiorano. Ecco perché di fronte a un articolo che vi mette in cattiva luce, meglio alzare le spalle. La pubblicità negativa non esiste. “Il peggio che vi possa capitare non è che qualcuno potrebbe parlare male di voi. Il peggio sarebbe se nessuno si accorgesse della vostra esistenza!”. Piuttosto, imparate a parlare in pubblico. I comizi restano un passaggio importante per raggiungere i vostri elettori. Soprattutto quelli potenziali. Piuttosto che curare scenografie e improponibili accompagnamenti musicali badate al sodo. Concentratevi sui vostri discorsi. Provateli con i vostri collaboratori e verificatene l’efficacia. Imparate a stare sul palco. Le persone che vi ascoltano si aspettano di essere coinvolte e motivate, non vogliono vedervi leggere un testo scritto (chissà da chi, peraltro). In ogni caso, diffidate dal numero dei vostri spettatori, perché, come la storia politica italiana ha insegnato, le piazze piene non sempre sono state sinonimo di urne piene. A favore del proprio partito o di se stessi.