“Il mio diario – 1” di Antonio Saccà

Foto di Antonio Saccà.
 
LA MIA VITA come biografia la concludo anche se la vita continua, spero e voglio massimamente, esistendo per me esclusivamente questa vita, brevissima, unica, e  disgraziatissimamente  senza ritorno. Tra negare la vita in quanto  sfocia nella  dissolvenza, o vivere maggiormente in quanto finirò la vita, ho deciso di vivere. Ma è tutt’altro decidere di vivere e riuscire a vivere. Ho questa convinzione, il peggior male è la mediocrizzazione,  uccide la vita nella vita. Poi vengono  altri mali, l’automatismo, l’alterazione genetica, la laboratorializzazione di ogni vivente naturale annienteranno la prossima umanità disumanizzata. Resto e mi confermo per l’uomo interiore, senziente, espressivo, che non si degrada per ottenere affermazione svalutata di gente svalutata. Chi tenta qualcosa che vale stima il prossimo. La condiscendenza è disprezzo di sé e degli altri.
Il mio Diario, a brani, è vastissimo. Pezzi, fogli, specchio di come ho vissuto. LA MIA VITA CONTINUA NE:IL MIO DIARIO. 
.
 
AVVERTENZA. I GIUDIZI CHE MANIFESTO SU PERSONE E PERSONAGGI ED OPERE SONO ESCLUSIVI DEL MOMENTO IN CUI LI ESPRIMO. NON HO CAMBIATO ALCUNCHE’ QUANDO PURE HO CAMBIATO OPINIONE. GLI INTRERVENTI SONO ESCLUSIVAMENTE SU PAROLE MALSCRITTE. NON VI E’0 CRONOLOGIA.
 
 
 
Luglio 1965
(27/07/1965).
 
Ho da tempo una relazione con una donna che fu attrice ed ora fa la scrittrice, si chiama Elsa De Giorgi. Ha una personalità non molto varia ma intensa, è ostinata, mette sempre in evidenza sé stessa, ha ammirazioni sbagliate, non conosce molto e quindi ritiene molteplici le sue poche conoscenze, ha mente piccola e quindi ignora ossia non ha presenti nella mente le cose grandi, ha un concetto dell’arte come successo e non va al di là di questo. Figlia della società, dei rapporti sociali e dei valori riconosciuti cioè completamente estranea alla vera natura dell’artista ed al vero destino dell’artista. Così ho conosciuto una persona da salotto e la mentalità dei salottieri. Le conversazioni con Lei che finiscono in genere in litigi si basano su una categorica affermazione di certi valori letterari: Proust, Gadda, Wolff a cui  dà il merito di aver creato il novecento, di essere moderni, di essersi posti problemi di lingua e così via. Il che è vero ma è anche vero che il novecento tragico, il novecento rivoluzionario in arte non passa per costoro ma per Kafka, Faulkner, Joice, e certe avanguardie. Mi è intollerabile questo elogio di scrittori da salotto o che finiscono per essere tali. Un’arte senza ira, violenza, forza, mi uccide non sarò mai uno scrittore civilizzato.
C’è da diventare isterici a considerare accettabili individui che in un novecento così tragico hanno ancora indugiato alle sottigliezze, al gioco dei rapporti umani, alle vanità sociali, alle sfumature sentimentali. In Proust manca la tragedia pur  essendo Proust notevole non c’è sangue. Troppa analisi, troppa dolcezza. Parla di un mondo dove si capovolgono i valori e diventa importante quello che non è importante: essere snob, entrare in un salotto ……. Proust fu figlio della società e parlò di ciò che non è necessario. Fu il genio della futilità , un individuo che mai dimentica di appartenere ad un ceto per far rilevare agli altri questo. Aveva di tutto un’idea da etichetta. Con Proust bisogna fare la teoria illuministica che gli individui sono e valgono per quel che valgono e valgono per quel che valgono non per le sfumature o per la nascita. Proust è preilluminista. Crede alle gerarchie ora la grandezza e la tragedia dell’arte del novecento è la coscienza della fratellanza di tutto questo e il valore dato alla nudità umana: la passione. Proust stemperava tutto nella sua esigenza di ordine, per l’orrore del caotico, dell’amore della gerarchia e dell’autocontrollo aristocratico. Ci vuole sangue. Leggere le belle ma lunghe pagine di Proust è intollerabile per chi conosce la vera tragedia dell’uomo che non è di etichetta o di tragedie sociali di quel tipo. Comunque fu il figlio di una classe e di una epoca scomparsa. Io che credo all’uomo nella sua sostanza e non per ridicole deformazioni ed esteriorità ho in odio questo metro di valori proprio dell’aristocrazia e di Proust. In questa …….. la piccola borghesia maleducata ha un metodo di giudizio più radicale che essenziale. Proust fu il genio dell’inautentico e fece del punto dell’inautentico il suo valore. In lui l’arte non è tragedia e passione ma sfumatura e gusto. L’unico uomo amabile fu Stendhal che seppe perfettamente conciliare l’intima forza dell’uomo con gli obblighi della buona società. Proust fu un arrivista da salotto ne fu accecato ………  E così si diede un’arte in cui tutto è motivato da passioni che nascono per cose futili che noi ben sappiamo non ci farebbero nascere un bel nulla. Le motivazioni di comportamento e le mete dei personaggi Proustiani sono futili con ciò, ma nel recupero del passato, e salvare con la memoria di un tempo amato e proprio Proust fece cose notevoli ……….
 
La rigenerazione nella società deve essere completa nel senso che non vi è alcuna classe che così come è oggi sia accettabile  e si possa considerare modello.
La rigenerazione va posta su  fini  accettabili: la giustizia sì; la libertà; il miglioramento di sè; il rispetto per gli altri e la buona volontà; la conoscenza della realtà; il gusto della vita; il piacere di fare parte dell’umanità, considerando questa completamente di tutti nelle conquiste, nelle realizzazioni. Inutile insistere ma fino a che l’uomo non vivrà e si sforzerà per l’altro uomo avremo invidia, egoismo, stupidità e dolore. So che nell’indicare la collaborazione il disinteresse come mete dell’uomo ed il piacere di migliorarsi per più donare si cade nell’utopia ma o si fa questo o si cade nel disprezzo, nella lite tra individui, nel porre le mete della propria esistenza su cose false e meschine
 
La cosa più terribile che può capitare alla nostra generazione sarebbe perdere il bisogno, l’esigenza in terra della rivoluzione, ossia della negazione di una certa realtà anche se è difficile pensare che cosa si può sostituire ad una certa realtà. Per questa difficoltà di trovare qualche cosa da sostituire  tutto il pensiero del novecento si basa sopra la constatazione del negativo.
 
Sebbene in fondo sia una questione inutile e perfino tendenziosa tuttavia appare evidente che mentre l’arte suppone ma supera la conoscenza, la filosofia non implica l’arte ossia l’espressione, espressione sensibile. Il che mostra che l’arte è superiore, nel senso preciso, alla filosofia
 
Noi oggi abbiamo un atteggiamento assai strano verso l’amore. Ne siamo distratti in quanto riteniamo più giusto dedicarci alle nostre ambizioni e quindi a tutte le difficoltà, e sembra che l’amore non ci dia altro che difficoltà, non  accrescimento di potenza, e i distolga dai veri e seri scopi. Ma accade poi che ci si trova indifesi e non preparati psicologicamente ogni volta cheamiamo, né si sa quale posto e importanza dargli nella nostra vita; ed allora, tanto per sprovvedutezza quanto perché si vuole collocare minimizzandolo questo sentimento o non si sa se dargli un posto importante interessandosi di esso o dargliene nessuno o poco, da tutto ciò nascono le tragedie: quando non si sa come comportarsi, quando ci si accorge che una cosa a cui non volevamo dare peso finisce con l’invadere la nostra personalità
 
La caratteristica dell’amore oggi e che poiché tutti noi abbiamo una realtà che ci sfugge quando ci si innamora si finisce nel concentrarsi troppo sull’ oggetto amato e lo si considera insostituibile quindi irrinunciabile e quindi come tutte le cose insostituibili tale da faci soffrire indicibilmente e definitivamente se lo perdiamo, e questo proprio perché  il resto tutto è sostituibile, tutto  inutile
 
 
IPOTESI SU GESÙ CRISTO
 
Gesù Cristo viene a mutare gli uomini, viene a rivoluzionare il mondo. Stando a contatto con gli uomini si accorge di quanto poco essi valgono, come né l’amore nè ella violenza bastano a cambiare la realtà. Ha dei discepoli ed essi lo tradiscono, chiede che gli si creda senza prove e tutti esigono il miracolo; invita ad un regno celeste ma quello che seduce è il benessere terrestre (quasi tutti i miracoli sono economici o esistenziali). Allora Cristo non crede più alla possibilità di mutare gli uomini e si sacrifica per essi, non cerca che si riscattino loro stessi ma convintosi che questo è impossibile si sacrifica per loro credendo con ciò di salvarli. Il sacrificio di Cristo è quindi un segno di fallimento, di impotenza; o anche di amore esasperato e disperato: non sono riuscito a realizzare la legge dell’amore, voi mi avete rifiutato ma non fa niente non vi servo rancore, anzi guardate, vi amo tanto  ed anche se  non mi accogliete sono disposto a morire per voi. Vi salverò vostro malgrado. È un gesto di ostinazione fino all’ultimo ,di amore verso il prossimo; o di sacrificio per impotenza: vi amo fino a dare la vita, vi riscatterò con la mia morte, uomini che non sapete riscattarvi da voi stessi         
 
Essere convinti che con la propria vita gli uomini si salveranno: ……………Cristo infelice che quando non si accoglie tutto l’amore che lui sa donare ……… Cristo vuole essere amato e poiché dubitò che lo si amasse in vita non poté che crearsi una possibilità d’amore in morte. (essere amato morto)
 
 
28 XII 65
 
Oggi è giornata afosa, che inizia male perché sono scontento, in una di quelle mie scontentezze periodiche in cui ritengo di non aver fatto niente, in cui non ho soddisfazioni immediate né mi consolano le passate né mi tranquillizzano le possibili soddisfazioni future. E’ un momento in cui vivo solo il presente e mi riappare l’aspetto negativo e solo negativo della mia vita. Passerà. Ripenserò al passato, al futuro, al lavoro e dimenticherò. Ma ora sono scontento, vedo nero e tutto mi sembra inutile e penso che non sarò mai soddisfatto e ho una certa rabbia, una certa nausea. Si dice che tutto questo serve a modificare la propria vita, a migliorarla. Ma se si agisce nasce la scontentezza che da l’infinito. Forse bisogna avere il coraggio di agire con tutte le forze pur sapendo che non si raggiungerà mai una meta stabile, finale. Bisogna agire pure con la coscienza che si resterà sempre insoddisfatti.
 
 
Le uniche cose che rendono la vita sopportabile e di qualche valore sono perseguire una vera reale grandezza umana e necessaria per l’uomo e concentrarsi in modo eroico nel proprio scopo. Le distrazioni e la mancanza di scopi umanamente grandi rendono la vita assurda e misera ………….. nulla mi colpirà mai tanto come la coscienza ………… diamo poco valore all’esistenza            tanto più si presta attenzione ad una cosa tanto più essa è lunga , quasi eterna- quando la mente presta forte attenzione a più cose una dopo l’altra sembra  - per questa ricchezza – che sia passato un largo spazio di tempo e abbracciando il tutto nell’insieme si ha idea di un tempo infinito, di un colmo. Questo in musica accade solo con certe opere – le ultime – di Beethoven in cui la ricchezza è tanta e tutta apprezzabile che ricordare un primo brano dopo avene ascoltato un quarto – ad esempio – da idea che quel primo si sia udito molto tempo passato perché            è seguita tanta ricchezza, dicevo , per questo sembra lontano, separato da molti avvenimenti e vi è un certo sgomento nell’aver presente la grande pienezza del tutto       
 
Non capisco perché vi sia un così grande bisogno di manifestare agli altri il disprezzo, anche quando questo non è opportuno e necessario. Forse nasce da un senso eccessivo di scrupolo di verità. Onestamente io sono abbastanza autocritico e vorrei che tutti fossero così ma non è facile – spesso – autogiudicarci e non sopportiamo che gli altri ci ripigliano i difetti che noi stessi ci confessiamo .
 
Il mio strano bisogna di distruggere tutto quello che ha armonia, nella mia vita ,, vivere nel complesso, nella difficoltà mi è assai gradito               
 
Un essere umano ha diritto di porre le basi del rapporto umano su un terreno di un certo rispetto., non tutti possono avere il bisogno patologico di essere oggetto di un sadico che li disprezzi. D’altro canto questo bisogno nasce spesso dalla volontà di non indulgere al piacere, al rilassamento e per drammatizzare la realtà la complichiamo con l’odio, il disprezzo o anche per un innato fastidio delle regole del rapporto umano.
 
 
 
29/07/1965
 
Per capire la genialità interpretativa quando si tratta della musica operistica o della musica in cui esiste un testo: oratori, messe, bisogna seguire il testo per cogliere come si è musicato e la misura che se ne è data. Allora nella relazione tra testo e interpretazione musicale si penetra il genio di un artista. Bach e Beethoven non hanno soltanto capacità ma profondità, sobrietà; Mozart ha fantasia sbrigliata, la fantasia di Mozart colpisce per la originalità, la vivacità, l’estro; ma la netta, seria, normale interpretazione di Bach o di Beethoven ha qualche cosa di più necessario significato. Mozart ebbe il genio della vivacità, della ricchezza, ma la frase concisa e riflessiva la si trova in Bach e Beethoven che mai si abbandonano al flusso e lo controllano, lo misurano e sono nell’essenziale, mentre Mozart gira intorno. Non sempre in Mozart la creazione è consapevole ossia toglie quel che andrebbe tolto e mette insieme ciò che andrebbe messo insieme. C’è una certa casualità in Mozart e non quella concentrazione delle parti, quella costruzione che vi è in Bach e Beethoven. Il genio di Mozart sta nella qualità della sua musica. E tale qualità è di genere malinconico.incantato di una purezza non superata. Le parti di Mozart e i singoli brani non si presentano con la drammaticità con cui si presentano in Bach e Beethoven. C’è sempre una certa svaporatezza nella testa di Mozart, non controlla, non domina. Mai che si avverta la terribile lotta tra materia e regola tra scoppio creativo e ordine di creazione che fa i grandi artisti: Bach Beethoven in cui si sente sempre il bollore della caldaia sotto il coperchio. In Mozart non si avverte questo bisogno di controllare e di dar regola ad un’anima dirompente e la sua musica ha la misura di chi non conobbe mai la dismisura. Ora a me piace il caos ordinato ma che si fa avvertire ancora come caos. Quando non vedo questa lotta, da una forza irata e una mente che ordina e l’energia che tutto questo mostra, la concezione dirompente (non è la “mia” musica—aggiunta odierna)……………………………………….
 
 
 
 
E LEGGI DELL’ACCADERE
Solo la morte  può vincere la vita,
ma durante la vita combatti per vivere.
Troverai nemici che sono uomini.
 nemica la natura,
un  nemico nascosto in te stesso.
Combatti!
Incontrerai il dolorei,
ti stringeranno a soffocarti le angustie della sopravvivenza,
ostacoli per ogni tuo agire,
precipiterai,
avrai timore di non alzarti,
penserai la morte
e che tutto finisce nel silenzio eterno,
sconfitta combattere…
Decidi.
Se lasciarti perdere nella corrente smorta
o avanzare
pur dicendoti e conoscendo
che tutto finisce nel silenzio eterno.
I bambini formano  castelli di sabbia
che poi il mare scioglierà disperdendo
ma finchè costruirono vissero il vivere.
Gli alberi scossi dal vento
si chinano verso gli alberi vicini
e parlano aprendo e chiudendo le foglie 
secondo le furtive leggi dell’accadere.
 
 
 
 
Antonio Saccà
Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.