“Il mio diario – 9” di Antonio Saccà

La presente notazione del Diario è particolare e merita ed esige una avvertenza, innanzitutto non ha data, è un quadernone curiosamente senza date.Non riesco a capire, segnavo addirittura mattina, pomeriggio e così via, niente, neppure l’anno. Tutto un quaderno vasto senza date. Secondariamente, dialoghi, della vicenda, che riprendevano colloqui effettivi ma suppongo anche per suscitare un’opera teatrale. In ogni modo costituiscono Diario, se non in espressione identica i dialoghi  sono accaduti. Non mi resta che trascriverli, insieme a riflessioni. E’ un periodo di relazione con mia totale desolazione. Attesta come e quanto amare possa annientare. Ma anche un paradosso, se chi è annientato riesce a scampare si capovolge la situazione, e  chi si gonfiava di potenza, crolla, maggiormente se il potere stava nell’assoggettamento dell’altro.


                                                                                 DIARIO.


  Ha scoperto il “no” e mi riempie di negazioni. “Perché?”. “ Perché ,no!”. Con me trova l'incredibile, la possibilità di dominare qualcuno. In ultimo ha  raggiunto il limite della non curiosità nei miei confronti e della più assoluta eliminazione di tutto ciò che può dare l'impressione che esista un nostro legame . E non si fa abbracciare  e non parla di futuro. C'è in lei un perverso sentimento della distruzione e una precisa crudeltà nei miei confronti, tali che pur di offendermi   nei desideri andrebbe a fondo anche lei. Tutto ciò che può dare speranza e luce ai miei desideri lei lo contrasta, e ormai purtroppo conosce i miei desideri
                                                                       

 DIALOGHI
IO)Un interesse smisurato, una gioia da imperatori…
TU) Che?
IO)La più alta gioia , veramente smisurata…
TU) Che?
 IO) Neppure gli imperatori, no, certamente neanche un Imperatore  ha di tali gioie!
TU) Che?’ Che? 
 IO)Essere amati senza amare, essere amati senza amare. Bisogna rifarsi a Dio per entrare nelle dimensioni…
TU) Vuoi dire?
IO)Esattamente.
TU) Non è vero!
IO)Ti prego ,la parola “vero” in bocca tua non ci deve stare, è lingua straniera.
Tu) Non è vero!
IO)Essere amati senza amare.Forse neppure Dio…
TU) Ma io ti ho amato , anche io…
IO) Non pronunciare neanche questa altra parola. Deve essere stupefacente la certezza che per quanti vasi da notte mescoliamo sulla testa di uno sciagurato che ha la pazza sventura di innamorarsi, costui, docile come l’erba, tornerà, chiederà scusa, lui, lui, lui chiederà scusa di avere osato soffrire, lui, lui, lui chiederà scusa di aver osato lamentarsi di  un  tradimento, di un appuntamento mancato, una telefonata che non arriva ,di non ricevere una carezza, una parola uno slancio spontaneo . Chi non ama, come il sole, sicuro in se stesso. (ed io) a calcolare perfino  se arriverai al punto da farti odiare ed essere abbandonata, non soffrirai, questo ti dà  forza in  ogni gesto, è di chi ama la viltà di ogni sacrificio. Tu stai bene  in te stessa, almeno nei miei confronti, potevi rinunciare a me e non sentirtene svuotata. Sia maledetto il momento che misi me stesso in te e la mia completezza in te, e la mia gioia da te… Sia maledetto il momento quando io non riuscii più a vivere di  me stesso,  con me stesso , e mettere nelle tue mani di pazza assassina il  della mia esistenza. In che mani, in che mani mi sono riposto! Tu che non hai idea che sia l'amore o almeno con me ,per me, per me ,una che amai prima di indagare se lei, se tu mi amavi… Ma è così,. Precipizio. Ho  sopportato sentito visto ogni possibile, ogni possibile infamia e sai che mi dicevo: se non muoio passerà, se non muoio passerà, come una malattia .Dovevo ingoiare tutto,perché passasse.  Ma non passava. Non mi hai risparmiato niente. Non te ne  posso fare una colpa, quando non si ama è come non avvertire il sole  l'acqua , non si avvertono le cose che non sentiamo, ed è inutile richiamarle ogni momento.
Settemilatrecentodieci volte ho deciso di lasciarti. Ma ero ad un punto tale di pazzia che perfino l’ombra di un  tuo sorriso sia pure a prezzo di metà del mio sangue… non c'era proporzione… Ho vissuto… Basta basta basta basta basta. 
TU) Avevo paura della felicità!
IO)E non potevi dirmelo da principio?

                                                                 

    NOTA

Minime correzioni. Interrompo il dialogo, lunghissimo.  La donna rivela che il suo rifiuto è dovuto al timore di amare. Appunto perché  ama teme di soffrire. Incredibilmente non ho certezza di chi era il soggetto femminile. Dal quaderno ed altri indizi dovrebbe essere Norma A, la casalinga che venne dopo Elsa De Giorgi.  Fosse  tale la circostanza, e ne sono quasi certo, superammo queste cautele sue. Restammo insieme otto anni. E la fine, dolorosissima per lei. Come immaginava. Il resto è un compendio di quanto sia tremendo rendere l’altro essenza della nostra esistenza. 
 
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