"Il Sublime" una poesia dalla silloge LA STANZA È CALDA di Francesco Maria Cannella

[ Edizioni Thule, 2005, Palermo; prefazione di Alfio Inserra ]

 

 

 

Un estratto:

Una poesia, ci pare, che si autogenera quanto più il sentire si autofagocita e le parole assumono valore di tatto, vista, udito, per entrare nel modo-mondo di una comunicazione, oltre il velo di Maja, più autentica e corposa con gli altri e principalmente col nostro essere dentro questa vicenda terrena. […] Una testimonianza poetica, vibrante e articolata, questa del nostro Autore, il quale appassionatamente si professa sospeso tra angeli e demoni, uomo tra gli uomini, atteso e proteso con il cuore e la mente a sostenere il proprio cammino come "un perpetuo pendolare senza posa"; un viator che comunque, quasi un pellegrino, ”ha chiesto in prestito la propria fede”.
 

…a mio fratello,


Il Sublime


Tempo addietro avrei detto: “Il vizio giustifica l’uomo!…”
Come un reietto, le mie carni avrebbero declamato carità a buon
prezzo - Perdono! - pietà da galantuomo. Sarei stato poco
propenso alle gioie familiari; considerato tutto un retaggio
innaturale: -
…false cerimonie! ovviando per miserie fraudolente, gli amori
diluiti in versi - Nel sogno! - occultando l’amor proprio delle
sere avvelenate dal malto… avrei bestemmiato tutti i santi crismi
e mia madre al parto. Ma pensa poco a quel che ne sarebbe
venuto; se non un pigro giro di dadi in un giorno filtrato - tra
voluttà, disprezzo e astiosa perdizione:
Poco tempo per pregare; e un vuoto a perdere di memoria
infernale: - Linciaggi gratuiti e nuda espiazione!

Quel che ho dato è stato perso per puro sfizio privato. Un gioco
di realtà sfinito ai sensi, nell’immoto terrapieno dei miei sogni
deragliati - vischiosamente trasudati; né incombenti elargizioni
o filiazioni d’allori svenduti per un pasto domenicale, a buon
mercato o da evitare:
E intanto io sto qua a torcere e a tacere ogni mio peccato di
precoce senilità… (Nei Clamori!)

Eppure oggi cambia qualcosa; saltuariamente abnegata, cambia
in una accidia rafferma. Se non sbaglio, per pura devozione, ho
scorso ogni possibile riguardo - ogni convinzione.
Ma lasciamo amplessa l’amena Ribalta:
E conseguiamoci al castigo eterno… Basta! [ Solo una farsa - ]

Sonnecchia adesso il tramonto della sera - sulle strade natìe del
timido orizzonte. Come folti capezzali, variopinti d’irrisolti
malintesi, i vividi lamenti dell’Incompiutezza - s’innestano al
conteso, « divino cammino » - Quando:
Per la voglia riavuta di una vitalità smentita;
(sognarci dentro) -

Non ho libido per i miei anni…

[ …sicché ciò che mi desta, e tiepidamente mi àncora,
d’innocente speranza e gravida mestizia: - È l’improvviso
albeggiare delle Notti?!… ]

A Calais ho svernato i miei Sette capitali!…
 

C’est cette époque-ci qui a sombré!
 
Arthur Rimbaud
 


Altre due poesie dalla Silloge tradotte in spagnolo dal poeta Carlos Vitale 

 

 

 

 

 

 

 

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