JOSE’ ENRIQUE RODO’ DALL’URUGUAY A PALERMO - di Francesco Paolo Pasanisi

Scrittore, pensatore, saggista e politico.

Passeggiando per via Mariano Stabile in direzione porto sul lato sinistro angolo via Roma sulla facciata del famoso “Hotel des Palmes” si può leggere una lapide che ricorda la presenza del poeta uruguagio Rodò, che ha abitato nella stanza corrispondente dell’albergo.

Il pensatore nacque a Montevideo nel 1871 e in gioventù venne sempre condizionato dalla sua timidezza. A venti anni già lavorava in banca ma le sue tendenze erano altre, infatti nel 1895 con amici che condividevano le sue idee, fondò la “Revista Nacional de Literatura y Ciencias Sociales”. La sua passione era la letteratura dovuta ad un sensibile intimismo lirico.

Successivamente riveste la carica di cattedratico di Letteratura presso l’Università di Montevideo. Inizia a maturare le proprie idee politiche collaborando al giornale “El Orden” di indirizzo antiamericano, nel periodo della guerra fra Stati Uniti e Spagna, terminata con la conquista di Cuba, Portorico e le Filippine da parte degli USA. Nel 1899 si dichiara aderente al movimento letterario del modernismo, fondato dal nicaraguense Rubén Dario (1867-1916). Considerato il massimo rappresentante della storia e cultura ispano-americana.

Il successo letterario  giunse l’anno seguente con la pubblicazione del suo capolavoro “Ariel” col quale Rodò è conosciuto in tutto il mondo. Con quest’opera voleva educare, da maestro, i giovani dell’America Latina ad avere una coscienza socio-politica e riscoprire la propria identità. Il saggio è tratto dalla “Tempesta” di Sakespeare ed ha una concezione positiva della natura umana. Con quest’opera sostiene la causa della tradizione classica occidentale.

Nello stesso periodo viene nominato Direttore della Biblioteca Nazionale. Gli avvenimenti lo portano ad interessarsi di politica collaborando con il Partito Colorado, che rappresenta le istanze dei liberal radicali. Nel 1902 viene eletto deputato e resta “sconvolto” dalla guerra civile che insanguina il suo paese.

In “Ariel” il tema della democrazia appare associato ad un binomio che riguarda due opposte concezioni della vita: l’idealismo e l’utilitarismo: la prima la nota più elevata, la seconda il pericolo per l’integrità della democrazia. Concezione che ribadisce nel 1906 nel suo “Liberalismo y Jacobinismo” dove chiarisce che la democrazia va migliorata, va educata per liberarla dai pericoli che cova nel suo seno. Come H.A. Taine (1828-1893), Rodò considera lo spirito della democrazia ineccepibile con quelle forme di intolleranza di cui si nutre il giacobinismo. Egli è contro il democratismo che intende male la democrazia. Da liberale moderato ha messo in luce, ancora una volta, l’utilitarismo o nordomania statunitense denunciando anche materialismo e pragmatismo.Sostenendo sempre l’affermazione di un senso idealistico della vita.

Nello stesso anno San Pio X condanna il modernismo dogmatico con l’enciclica “Pascendi dominici gregis”. Nel 1910 con lettera “Notre charge apostolique” inviata ai prelati il pontefice li mette in guardia contro gli errori del “Sillon” (movimento sociopolitico francese, espressione del cristianesimo democratico), che sotto le apparenze, le loro teorie sono prive di chiarezza logica o verità.

In quegli anni il governo laicista dell’Uruguay decise di togliere i crocifissi dagli ospedali pubblici, Rodò, da agnostico, critica aspramente la decisione affermando: “… la libertà di culto non può comportare l’aggressione ai simboli spirituali”. Successivamente si fa promotore di un“rigenerazionismo spirituale contro i pericoli del materialismo”.

Deputato per tre legislature, nel 1915 in piena guerra mondiale viene colpito da una crisi esistenziale e sottolinea i compromessi ed il trasformismo parlamentare, infatti per lui i partiti di governo e opposizione coesistono utilitaristicamente.

Tutto ciò lo porta a trasferirsi in Europa con un lungo viaggio che gli fa attraversare il Brasile, il Portogallo e la Spagna. Poi sbarca a Marsiglia, dove alloggia al vecchio porto colmo di velieri e scafi di tutti i tipi. Da lì scende in Italia: Genova, visita tantissime altre città e a Montecatini sosta per quasi un mese all’albergo delle Terme per curare i problemi renali e l’insufficienza cardiaca. Nello stesso mese giunse a Roma e Napoli, finalmente arriva a Palermo il 3 aprile del 1917 dove alloggia al Grand Hotel et des Palmes, logorato dalla sua malattia e di carattere sempre schivo non frequenta nessuno.

In uno stato di abbandono totale il trenta dello stesso mese viene ricoverato all’ospedale San Saverio, oggi non più esistente. Muore il giorno dopo di tifo addominale e nefrite. Il cimitero dei Rotoli accolse il suo corpo che venne imbalsamato; successivamente trasferito in patria. Nonostante la sua breve permanenza in città, Rodò è ricordato abbondantemente a Palermo.

Infatti il 1° dicembre 1960 è stata scoperta una targa all’Hotel des Palmes (vedi foto) ed eretto un palco in via Mariano Stabile, attiguo a Palazzo Lodetti, che ospitò tantissime personalità: dal  Presidente dell’Uruguay Don Benito Nardone Cetrulo (1906-1964), fondatore della Liga Federale de Acciòn Ruralista. Accompagnato dal Ministro degli Esteri Hermano Martinez Montero. Il Presidente della Regione Siciliana on. Majorana della Nicchiara e dell’Ars Stagno D’Alcontres, il Prefetto Gerlini con il Sindaco Lima e l’Ambasciatore dell’Uruguay. La zona era circondata datante bandiere bianche e azzurre con il sole a margine accompagnate da corone di alloro. Il 46° reggimento di fanteria passò in rassegna le personalità.

L’anno seguente al Giardino Inglese, lato via Duca della Verdura venne eretto un busto bronzeo raffigurante Rodò, opera di E. Prati nella fonderia Vignali di Firenze.

Il 4/5 maggio del 2017 l’Istituto Cervantes ha celebrato, con una giornata di studio, il centenariodella morte dello scrittore. L’omaggio si è tenuto, alla presenza dell’Ambasciatore dell’Uruguay in Italia, presso S. Eulalia dei Catalani, di mattina. Di pomeriggio un omaggio floreale è stato offerto al monumento del giardino inglese e sono state ascoltate alcune letture dello scrittore. Ricordato anche a Roma presso la sala Gaudì dell’Istituto Cervantes. Il nove maggio anche l’Ateneo di Madrid commemorò il centenario della morte di Rodò.

 

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