Liliana Nobile, “Angoli remoti” (Ed. Bertoni) – di Maria Elena Mignosi Picone

Il titolo di questa silloge di poesie “Angoli remoti” che, a tutta prima,  potrebbe far pensare a luoghi della terra di estrema lontananza, invece riguarda le pieghe più  riposte dell'anima, l'intimo più  profondo. È  perciò  una poesia che si incentra sulla interiorità. Si potrebbe immaginare la poetessa nel raccoglimento della solitudine, nel silenzio a lei tutt'attorno, nell'atto di abbandonarsi ai pensieri più  reconditi, quelli dolci e quelli amari, della sua esistenza trascorsa, di ripercorrere momenti lieti e tristi nei quali è  la memoria la protagonista. E così si snocciolano vari temi tra cui spicca maggiormente l’amore, e altri come la famiglia, la casa, i viaggi; la conoscenza, il sapere, la vita sociale, l’umanità. Ai ricordi si accompagnano pure le riflessioni, quasi sentenze, sulla vita, e perciò la poesia di Liliana Nobile assume un carattere meditativo. Affiorano vari sentimenti, vari stati d’animo come l’ansia, la trepidazione, il dubbio, e tanti altri che sono comuni a tutti gli esseri umani. Perciò nei suoi versi ci si potrebbe ravvisare, ognuno ci si può  ritrovare. È  questa la prerogativa dell’arte: l’universalità.  

Nelle pagine del libro, soprattutto nella prima parte,  non traspare tanto il lirismo quanto piuttosto il razionalismo: il ragionamento, la logica, pur se a tratti l’autrice appare un po' , non tanto ermetica quanto criptica: l’espressione è  chiara ma il senso un po'  oscuro. È  come se ella andasse dietro ai suoi pensieri in una sorta di prepotente soggettività.

Si avverte nella sua esistenza  la tensione tra le incombenze della quotidianità  e l’esigenza della interiorità, tra le faccende da sbrigare necessariamente e l’aspirazione a ritagliarsi un angolino per dare adito alla vita spirituale. È una persona l’autrice di fervida attività  intellettiva, una persona che si eleva dalla realtà  materiale, che vuole dare spazio alla osservazione, alla riflessione su tutto ciò  che la circonda: affetti, vicende non solo del suo ambito ma anche del mondo intero. Così  sta a riflettere sul suo amore, sui vari momenti che scorrono ora gioiosi e lieti ora difficoltosi e motivo di ansia e trepidazione. Spesso fa riferimento all’attesa, che le procura addirittura dolore oppure alla inquietudine che la turba; la vita, afferma, è  come il mare che è  inquieto. E strettamente connesso al tema degli affetti è  quello della casa, la dimora della famiglia. Ma non ne parla, come magari ci si aspetterebbe, in termini  dolci e carichi di amore anzi mette in guardia dalla negatività  che si può  sprigionare proprio tra le mura domestiche e accoratamente esorta, in questi casi, a  lasciare una simile casa; essa infatti dovrebbe essere il regno dell’amore, della tenerezza:  “Non è  casa se non ti abbraccia/ se non ti culla nelle sue stanze, / se non ti ama per ciò  che sei, / - fragile, forte, imperfetto - / senza condizioni senza pretese.” E aggiunge: “Una casa è  fatta di braccia aperte, / di sguardi che non giudicano, / di un amore che ti trattiene / anche quando vuoi scappare, / anche quando il mondo ti spezza.” Infine esorta: “Se non trovi tutto questo, / allora lascia quella casa, / perché  una vera casa / non è  solo pareti o tetto / ma il luogo dove esisti davvero.” (Casa)

Indicativa del suo pessimismo, o piuttosto meglio realismo, almeno nella parte iniziale,  è  la poesia  “Piove”: “Finalmente piove, / a dare conforto alla terra / che attendeva ristoro. /… / Finalmente piove / e le intemperie danno seguito / al respiro accidentato della natura, / com’è  la vita nel suo scorrere. / Solo che in certi anfratti / tutto resta immobile / …e non è  facile mettere ordine / nel disordine che assorbe / ogni volontà  di resistere / agli urti della vita.”

Si nota nella poetessa come l’esperienza di  situazioni amare, ed è  forse questo il motivo cha la  induce al desiderio insopprimibile di vita interiore, appunto di angoli remoti.

Nella poesia “Guerra” la negatività  cede il passo alla speranza: “Il tempo sembra osservare, / immobile la discordia / che spinge nazioni / a scontrarsi, chiuse / in orgogliose posizioni, / rigide,  testarde, irrazionali, / cieche al dubbio, / incapaci di dialogare, / di cogliere, nell’altro, / un palpito umano, fragile e fraterno.” E poi, uno spiraglio: “Ma anche sul buio più  fitto, / la speranza trova un varco, / esile ma perseverante, / un’umanità  si accende, / spinta dalla ricerca di pace, / imparando a stare insieme, / se nessun complotto è  più  forte / del sogno di un domani / senza cedere alla smania / di annientarsi / in una guerra tra fratelli.”

Se l’anelito della poetessa è  verso gli angoli remoti, verso la vita interiore, però ella sa ben conciliare vita contemplativa con vita attiva. Lo dimostra nella poesia  DonnAttiva  che è  un’Associazione di cui fa parte. “Solidali, sorridenti, attive, propositive, / parliamo per capirci, per affrontare le difficoltà, / sapendo che una mano tesa è  sempre vicina, / e che, per ogni gesto che ci sostiene, / una presenza arricchisce il nostro cammino.” E per una vita di relazione,  è quanto mai preziosa la solitudine degli angoli remoti, che diventa un crogiolo di riflessione e di meditazione che consente poi di vivere meglio la vita attiva. Entrambe non sono in contrasto anzi si integrano reciprocamente. Così  si vive non in maniera fortuita ma consapevolmente, stando al timone della propria barca. “Seguiamo il filo sottile della felicità, / sapendo che la vita non è  solo come viene, / ma anche come la coltiviamo”. (VitAttiva)

 Liliana Nobile si rivela in questa sua opera poetica, una persona versatile e combattiva, che non si arrende, e che mira tenacemente alla felicità.  “Nell’interiorità  nutriamo una certezza, / dal buio nasce il giorno che rischiara, / e la luce è  scritta dentro ogni amarezza.”( Fiore di loto).

 

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