Prefazione di Corrado Sforza Fogliani a "Il solco delle libertà" di Antonino Sala (Ed. Thule)

Nella “Nota preliminare” a questa sua pubblicazione (infra impaginata), Antonino Sala si confida. Confessa, meglio (e lo fa con la grande onestà morale e intellettuale che contraddistingue gli spiriti liberi), che la situazione pandemica ha creato in lui “la necessità” di approfondire “il tema delle libertà e dello stato” (così scritto, col la s minuscola, come lo scriveva Luigi Einaudi): “Affrontare questi temi ha tracciato un grande incavo che mi ha permesso di fondare in me una nuova città ideale, quella della libertà e della collaborazione volontaria, il cui confine è ormai sacro e inviolabile”. Un CambiaMente, dunque, in attuazione piena di quanto ci ha detto Einstein: 

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. [...] Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, fa violenza al suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. [...] Il maggiore inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito: è nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte, con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superala”. 

Collaborazione volontaria, attenzione, così scrive il Nostro. Consapevole che, come ci ha insegnato Étienne de la Boétie nel suo Discorso sulla servitù volontaria, nulla può esservi di peggio nella nostra vita - per l’aspetto morale individuale, ma anche per la buona conduzione della vita pubblica – dell’asservimento, tanto più se non necessitato (dove, al limite, può essere compreso!) ma praticato per conseguire miserandi benefici. 

Gli scritti di Sala che seguono, sono un inno all’individualismo ed al convincimento anche patito e sofferto, non c’è posto nel suo pensiero per l’opportunismo, altro che servitù volontaria...! Ogni argomento è trattato nel disegnato filone, fino a costituire una specie di Breviario (contemporaneo) dell’uomo libero. Con l’aggiunta peraltro di preziosità, anche fuori dal canovaccio generale: come il richiamo del discorso, in Hayek, del rapporto democrazia-sorteggio (quello che non approveranno mai per i magistrati, nonostante esso sia – come ha dichiarato Palamara – la cosa che i trafficanti di cariche, incarichi e favori, maggiormente temono); come il pezzo sulla destra italiana e la necessità che essa si epuri (e depuri) da incrostazioni estremiste; come – ancora – il discorso sulla tassazione progressiva (da farsi proporzionale), sull’inflazione, sull’equilibrio contabile, sulla necessità di una legislazione “snella, chiara, coerente”. 

Sala, insomma, è uno scrittore coerente, così come è un integerrimo pensatore, ancorato ai vecchi canoni dell’onestà intellettuale e dell’intransigentismo gobettiano. A lui, onore ed auguri cari. 

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