Pubblichiamo la nota di Corrado Calabrò al volume "In quale punto sta in silenzio l'oceano? Silenzi e voci nell'opera poetica di Tommaso Romano" di Giuseppe La Russa (Ed. CO.S.MOS.)

     In un’epoca di inautenticità e d’artificio, in cui tanti sedicenti poeti spacciano per poesia una versificazione vacua e mistificante, Tommaso Romano ci coinvolge fin nell’intimo nella sua ricerca di senso nella parola poetica. Una ricerca lirico-speculativa che nasce dalla sua inesausta interrogazione sul senso della nostra vita. “I versi non nascono gli uni dagli altri. La poesia per poeti non esiste” (V. Shalamov). Anche se “il poeta vive una doppia vita, una reale e una non vita che è rivolta all’oltre” (C. Di Lieto). 
Romano ha vissuto intensamente la sua multiforme, vulcanica esperienza di vita, ma la trascende nella sua ricerca interiore di autenticità, nella sua tensione poetica all’oltre, nella sua ansia di assoluto; inteso non solo e non tanto come entità suprema quanto come absolutum, come compiutezza pregnante della parola poetica, veicolo di una verità che sfugge agli usuali mezzi espressivi, come la radiazione nell’infrarosso rivela realtà stellari che i nostri occhi non percepiscono. Sì, quando, per una piccola magia (la perla nell’ostrica), riesce a rigenerare il flash di bellezza intravisto dal poeta, la parola poetica diventa un trait d’union tra il nostro effimero esistere e l’essere. 
È questo il mistero della poesia vera, della poesia di Tommaso Romano, che l’ampio, acuto, articolato saggio di Giuseppe La Russa esplora e incalza.
 
Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.