Pubblichiamo la nota introduttiva di Tommaso Romano al volume "L'abominevole diadema" di Serena Lao (Ed. Thule)

 
 
 
La lettura di questo Diario intimo e drammatico di Serena Lao sulla stagione del Covid-19, mi ha coinvolto fin dall’inizio essendo stato il suscitatore delle pagine che seguono dell’artista palermitana.
Ho seguito, quindi, con partecipazione emotiva e con considerazioni di tipo psicologico-sociali tutte le ansie, le paure, le attese che si andavano snodando durante la scrittura pulsante di Serena, che mi appariva sempre più un documento di un’anima in tormento, che trovava nella scrittura un antidoto potente al tedio e alla sua volontaria “reclusione” rispetto ad un mondo che si era improvvisamente fermato.
La filosofia di fondo e la visione della vita e del mondo di Serena Lao sono lontani dalla mia idea di fragilità e di convivenza con un mostro col quale, bene o male, e con tutte le precauzioni, dobbiamo convivere con una sorta di follia che, improvvisamente, ha mutato abitudini, modi di vivere, affetti, scambi fra i popoli e perfino gli stessi rapporti interpersonali sotto forma di distanziamento seppur, a mio sommesso avviso, piuttosto ipocriti nelle regole cangianti.
Ciò non toglie l’alto valore di una narrazione in progress che Serena Lao ha saputo affrontare con coraggio e verità, senza nascondere un grammo delle proprie tensioni e delle angosce che ha attraversato, in più va sottolineato il rigore della sua cronaca, l’aver affrontato con determinazione temi dell’attualità con spregiudicata libertà e conseguenzialità. Lo stile, per chi conosce l’importante produzione lirica e narrativa di Serena Lao, risponde ad un imperativo categorico che è quello della essenzialità, che porge al lettore la possibilità di entrare in dialogo, ripercorrendoli, i momenti drammatici della pandemia ma anche entrando in dialogo con l’Autrice stessa.
Per concludere questo diario di bordo, ora e soprattutto nel futuro, avrà tutte le stimmate di un calvario interiore che aspettava e aspetta una risolutiva liberazione, in quel futuro che resta sempre incognita dell’interrogazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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