Pubblichiamo la prefazione di Tommaso Romano al volume "Ciuri, Amuri e Fantasia" (ed. Arianna)

Federico Garcia Lorca scrisse con rara efficacia che “la poesia non cerca signori, cerca amanti”.
E nel sentire intimamente la poesia, ecco nascere la scrittura epifanica e l’amore incondizionato per la parola viva oltre ogni silenzio incapacitante, oltre ogni forma di incomunicabilità.
E' questo il senso e il valore profondo di questa antologia variegata nelle figure degli attori-poeti, che Rita Elia - poetessa verace e fervida animatrice culturale di “Termini d’Arte” - ci propone come intimità di segni, aliti, pen­sieri, riflessioni in lingua italiana e nell’idioma siciliano.
Certamente va encomiato con sincerità d’intenti il lavoro culturale pre­zioso di questa Associazione che a Termini Imerese ha saputo e voluto forte­mente essere lievito di una nuova stagione di speranze fondate sulla parola e sul primato dell’arte intesi come possibile redenzione dell’estetica praticata, quest’ultima, come scelta vitale, oltre il consumismo e la volgarità dei nostri tempi di crisi e di paure dettate dall’inconsistenza esistenziale e dal relativismo morale.
Accanto a poeti collaudati troviamo generosi interpreti che non pretendo­no di dettare messaggi salvifici ma piuttosto di spargere le loro sofferte verità del loro essere soggiogati e al contempo liberati dalle muse poetiche.
I temi intimi e di riflessione sociale si manifestano come espressioni genu­ine di una visione globale e al contempo di una ricerca dei fondamenti delle costanti, del trasmettere passioni e dolori, luoghi e condizioni esistenziali, fede e immersione nella natura intesa come grande madre trascendente.
Il dono di esserci è per questi poeti un sigillo che si imprime prima nel cuo­re, poi nel pensiero e si trasfigura, si trasmuta quasi alchemicamente in verso, in canto a volte, in confessione sacra intima e senza mediazioni.
Poesia come narrazione di sé nel mondo non solo del mondo e dell’univer­so, che parte e si forgia spesso dalla maternità di Sicilia, capace di cromaticità assolute e di ombre persistenti.
Luoghi dell'anima si mischiano al quotidiano rammarico, trovando negli affetti quelle certezze consolanti che le apparenze velano e ingannano.
Verità proprie, innamoramento non effimero è allora la concezione lirica di questi poeti che ritrovano la bellezza di ciuri, amuri e fantasia, come recita il titolo della raccolta, ricomponendo simbolicamente la propria dimensione vitale e intellettuale, al fuoco di una passione che può farsi irradiante ma che, anzitutto, è costante autoaffermazione della propria sensibilità e spiritualità, nel cammino irto, ma sempre sorprendente, del nostro stesso essere, qui e ora.

 

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