Tommaso Romano, "Libersingolarità - trenta aforismi antigreppia" (Ed. All'insegna dell'Ippogrifo) - di Guglielmo Peralta

      Ci sono neologismi che in sé racchiudono universi. “Libersingolarità” è uno di questi e fa il paio con “mosaicosmo”, entrambi coniati da Tommaso Romano, l’autore della presente raccolta di aforismi, della quale il primo neologismo è il titolo e l’argomento: un trattato, in verità, in forma aforistica, in cui convergono riflessioni, meditazioni di carattere pedagogico, filosofico, sociologico, politico, economico, etico, estetico. Il concetto di libersingolarità rientra in quello più vasto del mosaicosmo, che nel corso del tempo l’Autore ha arricchito di contenuti e di approfondite riflessioni e considerazioni costruendo una vera e propria visione del mondo: un progetto esistenziale, fortemente spirituale, che ha il suo legame e fondamento nella libertà «singolare» che caratterizza la persona umana - già definita da Boezio “naturae rationalis individua substantia”, dunque, nella sua “unicità” - la quale acquista connotazione e una precisa ‘fisionomia’ dal mondo interiore e nella relazione con sé stessa e con la propria identità, ma solo se è svincolata da leggi e da sovrastrutture che limitano, alterano, condizionano le libertà di agire, di autodeterminarsi, di pensare in maniera divergente dal senso comune e in opposizione, anche, al dogmatismo del “politically correct”. Dunque, questa libertà determinante la persona umana nella sua «ecceità»[1] non è data, ma va gradualmente conquistata. Ad essa è possibile riferire e accostare il concetto di libersingolarità, che Romano così definisce, esplicitandone alcuni aspetti, nei primi due aforismi:
 
Non si nasce liberi lo si diventa con gradualità (…) Ogni giorno, fino all’ultimo giorno, si può scegliere l’indipendenza intellettuale o la schiavitù morale e materiale”.
 
La singolarità è orizzonte da raggiungere, vive in potenza (…) si nutre di esperienza, contempla la naturalità della terra e del cosmo, avendo gradualmente coscienza del farne parte.
   
      Il legame tra i due neologismi è implicitamente dichiarato nel secondo aforisma, dove il mosaicosmo è l’altro “orizzonte” di cui ogni singolo individuo fa parte e verso cui deve tendere per edificare e dare significato alla propria vita. Ed è una prospettiva universale, che va oltre le singole esistenze e della quale Tommaso Romano è attento ‘osservatore’; egli, infatti, afferma in altro aforisma:
Ogni società (…) a partire dal singolo che la compone in un universo irripetibile vivente, è un microcosmo prezioso nel cosmo infinito.
      Ludwig Binswanger considera il mondo dell’interiorità un A Priori Esistenziale, un universale in potenza, che è “la condizione della possibilità dell’esperienza che ci consente di configurare un mondo”[2]. È, questo, un concetto vicino a quello espresso da Romano, per il quale la “singolarità vive in potenza, si nutre di esperienza” e ci fa essere universali, ciascuno tessera preziosa del mosaico infinito. Senza singolarità non c’è epifania dell’umano, non c’è nessuno ‘evento’ ontologico. L’apertura dello spirito sulla verità dell’essere necessita della “libertà interiore”, la quale esige la distinzione dell’individuo dall’“indistinta collettività”, dalla totalità della massa informe, dalle “masse greppie anonime del consenso ai nuovi leviatani” e richiede, perciò, un pensiero che trovi alimento in sé stesso, che sappia secernere “il grano dal loglio”, dalla “zizzania”, e che sia in grado di affermare la libertà contro ogni forma di coercizione e di schiavitù, le quali minano la stessa ‘sostanza’ della persona umana e finiscono per distruggerne l’identità, la quale va riconosciuta agli esseri «prima» della totalità. La libersingolarità sostiene questo «principio» fondamentale perché esso mette in relazione l’individuo con il proprio essere consentendogli di andare oltre la totalità, di trascenderla e trasfigurarla nell’incontro tra spiriti affini nella loro diversità, necessaria, quest’ultima, alla ‘composizione’ del mosaico. Romano, perciò, fa appello alla libera spiritualità e attività creatrice dei singoli individui, accomunati dal sentimento dell’infinito e protesi verso l’alto nel tentativo di stabilire una relazione con la verità: la sola che possa preservarli dal “rischio” della “caduta nell’assolutizzazione delle proprie idee, convinzioni e pratiche di vita” e di lasciarsi condizionare dai “media” o fagocitare dai totalitarismi e dai “Grandi Decisori” dei destini planetari. Libertà è anche obbedienza alle “norme, regole e leggi fondamentali, purché non intacchino le libere scelte individuali che non nuocciono al prossimo (…) Tortura e pena di morte sono invece egualmente inaccettabili, anche in presenza dello stato di eccezione”. Un’etica bifronte è questa che il Nostro raccomanda, implicitamente, sia al potere politico, legislativo - cioè di essere rispettoso della libertà di scelta degli individui - sia agli individui stessi: di non violare il principio di legalità per una giusta “convivenza civile” e di avere cura del prossimo, di non arrecargli nocumento. Un’etica, ancora, che bandisce la tortura e la pena di morte e della quale ci sarebbe assoluto bisogno per il bene comune.
 
 

[1] In Duns Scoto, il principio, o substantia, che fa di ogni singolo individuo un essere unico e irripetibile
[2] In Essere nel mondo, di Ludwig Binswanger, Ed. Astrolabio 1978
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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