XLIV Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 06 Agosto 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Farò il possibile, ormai non giovane, tutt'altro: se non riuscirò a completare ,un suicidio, la pubblicazione del mio Diario, iniziato giovanissimo ma dissolto per caso, poi dal l 1961 a qualche anno passato. Enormità,pressoché quotidianamente, dal 1961! Riempirebbe decine di libri, da controllare, ripulire, ci sarà del vano, anche se il diario vale nel suo specchiare tutto. Migliaia di pagine, forse non riuscirò a rivederlo, meno che mai a pubblicarlo,un nodo stretto in testa, affliggente . Peggio, un romanzone,estesissimo,ma sparpagliatissimo: un uomo per suoi errori perde l’ immensa eredità, si sdoppia, è un professore, uno scrittore ma anche un immaginato erede della sua passata consorte, ricchissima, e vagheggia che avrebbe compiuto mantenendo l’eredità, che invece è in pugno all’ulteriore coniuge della moglie non più sua moglie, non è lui ,il professore a compiere bensì l’altro, il nuovo coniuge, al professore resta di confrontare in ogni circostanza il reale con il concepibile, sé con l’erede effettivo. Ma il romanzo è sconfinato con invenzioni che non dico. Accenno soltanto che il personaggio dispone del tempo e dello spazio ed è continuamente giudicato da un critico interno al romanzo. Narrativamente la duplicazione, quel che fa l'altro, erede, e quel che fa lui, non erede ma erede sognativo,è occasione di situazioni umoristiche e malinconiche, mentre, per dire, il professore ha difficoltà domestiche immagina che l’altro, l’erede, è confortato da domestici, viaggiando in treno immagina che l’altro viaggia con l'autista , immagina anche se stesso erede, e che avrebbe fatto: rappresentare il suo teatro,aveva scritto commedie, drammi, rappresentati, ma , come sempre, lasciati al destino, invece, no, avuta l'eredità una compagnia per i suoi testi, e poi, assolutamente, un luogo musicale, non per il pubblico ma per lui,e per qualcuno che amava sacralmente la musica , la sua religione, eseguita a modo suo, capace di ascoltare giornate un “movimento”, an’aria, certo anche un pianista, ed un violinista, e “suonava” mentalmente quel che avrebbe voluto ascoltare; poi, viaggiare, conoscere quante meraviglie hanno suscitato gli uomini. Tornando a me,ho viaggiato abbastanza, pochissimo rispetto al mondo, vederlo direttamente permette un'opinione sovente distante dal giudizio esterno.
Oltre la parola non sono andato ,scrivere e insegnare. E tanti innamoramenti. Come vita nella vita, amore e amicizia. Quasi alla fine dei miei ricordi, un minimo di quanto sussiste nei Diari, voglio nominare miei studenti, ho insegnato ai Licei, all'Università, alla Terza Età , degli studenti universitari ho presenze passeggere, il rapporto è formale, diversissimo dalla situazione liceale e della terza età. I ragazzi bisognano di un padre, gli anziani di amicizia. Della terza età una donna piccolissima ,chiara azzurra negli occhi, vedova, studentessa eterna ovunque io mi recassi, per decenni registrò e copiò tutto ciò che io dicevo riempendo migliaia di pagine in pesantissime confezioni, una disponibilità senza freni. Anche in tale situazioni impossibile trarre da quanto possiedo, centinaia di cassette, Storia delle Religioni, Storia della Filosofia, Storia della Sociologia, l’intera Divina Commedia, Orlando Innamorato di Boiardo, Orlando Furioso di Ariosto, poesia cinese del X secolo a.C. , poesia giapponese, ma annoto minimamente. Possiedo qualcosa di tanta roba, e non la ascolto o leggo, troppi ricordi uccidono. Malata , ridotta un cadaverino, la vidi come se sparisse , è morta alcuni anni fa, incredibilmente i suoi libri, i miei libri che lei possedeva tutti, finirono ad un rigattiere conoscente ed io ebbi ciò che non avevo, ancora più incredibilmente finirono in Amazon. Si chiamava Giovanna, Giovanna Lorenzoni. Proprio. Sissi Malzone Maiuri,scolpiva, formava, dava esistenza alla creta, lumi, figure, amica assolutamente occorrente, l’anno passato seppi che stava male, la chiamai, rispose un groppo della gola. Chi sa quanto si forzò per quell’addio. Ma non aveva risparmio, voleva vivere. I figli, Bianca e Gianni la onorano con memorie delle sue oprere. E poi, Giovanni Mercogliano, decenni , studente immortale, amico anch’egli senza ritrosie, e Luisa, la consorte, e Paolo, il figlio, e Chisra, la figlia, una famiglia nella quale mi sono sentito in famiglia. Quattro studenti liceali mi furono legfatissimi, li nomino, Sandro Balla, pronipote de di Giacomo Balla, Claudio Bartolini, medico, Eugenio Pinto, imprenditore, Adriano Aubert, ai Beni culturali, da ultimo persi, ma sono esistiti. E talvolta abbiamo incontrato altri studenti di sessanta anni andati. Millenni! Nomino anche Sante Blasi, ho pubblicato notazioni in una sua rubrica dell’intera vicenda pandemica, una verifica in mobilità degli accadimenti unica, con libertà coraggiosa da entrambi. Talvolta le rimette in esposizione,e ne rivivo la drammaticità. A Tommaso Romano non dico altro che ciò che scrivo:l’amicizia quando vi è anche “mente” prossima salva l’esistenza.
Non ho vissuto, non ho soltanto vissuto, anzi:ho vissuto scarsamente.Ho scritto più di quanto ho vissuto! Perché si ha bisogno di scrivere? Perché se uno non scrive si sente inutile, tempo perduto? In fondo scrivere è un assurdo, la vita sta nella vita vissuta immediatamente, direttamente. Perché questo bisogno di vivere indirettamente , nella scrittura e attraverso la scrittura che non ci fa vivere? Dunque, perché scrivi? Sai che scrivendo non vivi ma nello stesso tempo se non scrivi ti senti un perditempo. Anzi, come se non vivessi pur sapendo che non vivi! Gli uomini, in vastissima maggioranza non hanno bisogno di duplicare la vita, il bisogno di esprimere è duplicazione, vedi un oggetto e lo dipingi, un tramonto e lo narri, uno stato emozionale e lo fai suono, perché? E perché considerare queste situazioni non vita, non vivere se accadono nella vita? Quindi io scrivendo ho vissuto anche se ritengo non aver vissuto? Mi fermo. Tempi remoti questo vortice mi confuse negandomi per mesi la ragione dello scrivere, ora scrivo senza darmene ragione, altrimenti temo il silenzio.
Anche se non sarà il mio futuro, penso il futuro. I sistemi produttivi entrano nei meccanismi dell'uomo: genetica, controllo della mente, dominio totale della natura per renderla merce o comunque assoggettata ai laboratorio perché diventi come la si vuole non secondo natura! DIVENTA CIO’ CHE NON SEI! Ben altro che considerare la merce che mercifica cultura ed arte, ben oltre le sarabande sullo Stato in economia, sugli scambi, sui dazi, sulle guerre, faccende serie, serissime, ma ci spingiamo alla laboratorializzazione dell’esistente, umano e naturale, tutto ciò che esiste viene sottomesso ai laboratori e al dominio di chi domina e reso “oggetto” secondo la volontà di chi laboratorializza. Un microchip impiantato nell'uomo lo asservirà a comando, piante, animali verranno alterati, passeranno per i laboratori, non saremo al servizio della natura, “diventa ciò che sei”, piuttosto:”diventa ciò che non sei”!. Nella sessualità il chimerismo neometamorfico avrà pascoli estesissimi, la variante maschio/femmina diventerà residuale e forse espunta dal linguaggio. Insisto:niente e nessuno devono prendere di restare naturali, niente e nessuno deve sottrarsi a come li trasformeranno i signori dei laboratori, i quali evidentemente trasformeranno quanto esiste in modo da impedire ogni mantenimento dell’IO SONO IO, piuttosto:TU SEI CHI VOGLIO IO LABORATORIO. Al dunque:deve formarsi un terzo tipo oltre il proletariato e la borghesia(trascuro il sottoproletariato): un ceto più o meno organico comunque consapevole che bisogna mantenere l’umanesimo :interiorità espressiva dell’individuo. UMANESIMO SIGNIFICA ARTE, ESPRESSIVITA’ DELL’INTERIORITA’ PERSONALE. Contro il tentativo di assoggettare la natura umana e “naturale”, forgiandola come opportuno per il dominio, il proletariato non ha coscienza di venire assoggettato, comunque verrà sostituito, soltanto intellettuali e artisti sono in grado di difendere l’uomo umano espressivo dell’io sento. Ma certo, che potere avranno intellettuali e artisti in paragone dei sistemi laboratorializzati? IMMENSO! Come mai? Perché tra qualche decennio vi sarà una tale disoccupazione da automazione che il tempo libero diverrà generalizzato. Allora? O si rende l’uomo una bestia ammansita vegetativa , o la si stermina o avverrà la società “estetica”. LA SOCIETA’ ESTETICA? Appunto, nella quale l’arte è la soluzione. Intellettuali e artisti saranno indispensabili. NON LASCIARE CHE LA SOCIETA’ DIVENGA OGGETTO ASSOGGETTATO AI LABORATORI DISUMANIZZANTI. Se riconosciamo questo pericolo , ci salveremo. O \ comprendiamo che dobbiamo salvarci.
Talvolta insorge una volontà negativa, lascia perdere, non continuare. Chi per decenni decenni è immerso nella scrittura patisce un dubbio,che siamo effettivamente discesi nel nichilismo, non quello parolaio come nel dire che senza Dio valori e senso inesistono, o arredare l’essere di fantomatiche ornamentalità, laddove l’essere non è che: quanto esiste, senza altra denotazione, o viaggiare nei regni del “prima dell’essere” e stendere tappeti fantasticati al Nulla, come esistenza del Nulla, una perversione concettuale. Su tanta incongrua filosofia a perdere il XX secolo ha bevazzato inutilmente ed il nichilismo è avanzato. Perché? Perché non è l’essere, non è Dio che valorizzano l’esistenza ma la pienezza qualitativa del vivere, l’antimediocrità dà valore alla vita. A fondo perduto?A fondo perduto ma durante la vita ammirare, colmarsi delle opere umane e naturali. A fondo perduto?A fomdo perduto ma vivere all’estremo. Perché? E perché no? Ciascuno da sé per sé.
L’unica metafisica concepibile è la metafisica del nulla. Significa:nulla sapere oltre l’essere, non sappiamo nulla sul come mai esiste l’essere. La metafisica non è l’indagine sull’essere ma sul come mai esiste l’essere. E non ne sappiamo nulla(un mio libro ha per titolo:OLTRE DIO.l METAFISICA DEL NULLA. Ma sull’argomento ho scritto anche:IL PADRE DI DIO; DIO E LA SUA OMBRA). Non comprenderemo come mai esiste l’esistenza, tuttavia, chi lo sente, vivere, cercando di annientare la morte in vita: la mediocrità.E la disumanizzazione laboratorializzata.
Di tutto quel che ho scritto qualcosa durerà ,sarà considerato necessario che venga giudicato?Ho commesso un errore determinante a non farmi soggetto di associazioni, partiti, interessi? Dopo i tempi giovanili nei quali sperimentai notorietà mondiale , proprio il Mondo, dovuta alla pubblicazione del Saggio sulla letteratura italiana attuale, edita da Alberto Moravia su Nuovi Argomenti(1963), ed al volume di poesie La Conclusione, edito da Vallecchi, la Casa della Poesia, a quei tempi(1965),ebbi risonanze perfino in India, e in Europa ovunque. Il primo errore fu doppio, non accettare di correggere il testo insieme a Moravia, che me lo chiedeva, non correggerlo io per Vito Laterza. Mi persi in un amore(Enrica) e smarrii l’occasione. Invece, come ho narrato, per il testo che Vasco Pratolini ed io dovevamo redigere per la Mondadori non ho colpe da accusarmi. Fu un errore di Pratolini, malato ma irresponsabile. Sbagliai a non continuare l’amicizia con Moravia? Ecco il punto. Sono incapace di “stare insieme”. Avevo un magnifico rapporto con Moravia, da solo a solo, ma con Bernardo Bertolucci, Enzo Siciliano, Cesare Garboli, Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante ed altri le situazioni si complicavano, invidiuzze, menzogne, rivalità, e noia, pure, e certo: impegni, ambizioni, Moravia era persona seria. Forse troppo esposto, troppo riflessivo su gesti, parole, me ne veniva tensione, ripeto, a parte Moravia, non è che scorresse lealtà a meno che non avvenissero alleanze poniamo tra omosessuali, lesbiche, raramente ideali. Sia come sia, mi appartai. Il mondo esterno mi suscitava tensione eccessiva. Ho passione per la solitudine, ed una altrettanta passione per l’amore con la donna e l’amicizia con gli amici. Ho conosciuto moltissimi personaggi che saranno persistenti nelle storie, letterarie, filosofiche, sociologiche, niente di che, e spesso disillusione. Qualcuno eroico,degno, vero.Comunque, me ne venne la certezza che la fama, la notorietà raramente si intessono nella qualità ma provengono da altre ragioni. E’ questo il terrore, che manca il giudizio qualitativo personale non suggerito, suggestionato. Aver dedicato l'intera vita a scrivere è ignorarne la sorte! Siamo innumerevoli in un pianeta, nell’universo immane e temporalmente antichissimo, longevissimo, prima di noi, dopo di noi. In questo sconfinato Tempo/Spazio io sono una minuscolità volatile che lascia opera e nome come la polvere di un’ala di farfalla. In ogni caso, tutto finirà nel caotico niente, tutta l’umanità, siamo una specie transitoria. Gli astri continueranno i loro percorsi muti senza presenze coscienti. Ma finchè esiste l’uomo , amare vivere e lasciare l’impronta di aver amato la vita, non hanno scopi superiori. Credo che abbiamo inventato la scrittura per segnare, ciascuno: LA MIA VITA.
BASTA COSI’.