“In Daniela Gargano l’arte come abisso del sacro che svela armonia e verità” di Maria Patrizia Allotta

DONNA NEPALESE - olio su tela 70x80.jpg
 
La pittura è un’attività da cieco: 
 non si dipinge ciò che si vede,  ma ciò che si sente, 
ciò che quell’immagine dice a sé stesso  riguardo a ciò che ha visto.
 
PABLO PICASSO
 
     L’arte di Daniela Gargano è una gloria tutta al femminile. 
 
     Non soltanto perché l’Artista appartenga al “gentil sesso” nel senso più traslato possibile, quanto perché, oltre le forme e al di là dei colori, tutte le opere pittoriche - donate sempre con estremo garbo  - assumono quell’invisibile tinta rosa che, fatalmente, riconduce alla percettibilità, all’intuito, alla sensibilità, ma anche, all’inquietudine, all’apprensione e alla smania del magico mondo della donna.          E in effetti dietro le sublimi pennellate che determinano ogni suo dipinto, appare, evidente, la profondità introspettiva, la coscienza ancestrale, l’essere atavico e l’attaccamento al bello e al vero, elementi questi tutti - senza volere dare spazio ad inutile e banale femminismo che certamente non appartiene a chi adesso scrive - che riconducono alle delicate virtù eterne e ai soavi valori immortali tipicamente femminili.  
    Delicate virtù e soavi valori, si diceva, che in modo armonioso ondeggiano all’interno di ogni quadro grazie a una mano tenue, leggera ma competente e a tocchi chiari, nitidi mai ordinari capaci di dare vita ad un’arte che diviene emblematica epifania.  
    Così nell’arco del tempo, racchiusi in cornice dorata, volteggiano tecniche, dimensioni, forme, soggetti e stili  - scelti sempre con attenzione e scrupolo - quasi a volere celebrare l’unicità del volto, la bellezza dell’anima, la preziosità del sorriso, l’intensità dello sguardo, l’unicità di ogni luogo e tempo, ma anche, il valore dei semplici gesti, il pregio dei veri affetti, l’attaccamento alle proprie radici, la necessità del rispetto della natura, la divinità del cosmo tutto, l’umanità dell’umano e la sacralità del sacro. 
      Ed è il gioco di luci, la nitidezza dei colori, il dettaglio delle forme, l’energia della prospettiva e, soprattutto, l’intensità dell’emozione e il messaggio subliminale, che rendono unica l’opera dell’Artista palermitana doc autentica cittadina del mondo tutto e amante del cosmo intero. 
   Infatti, l’estrema semplicità delle sagome, l’essenziale scelta delle sfumature, l’asciutta struttura prospettica, unite all’umiltà del percepire, alla centralità dell’esserci, alla dimensione antropica primordiale e alla necessità dell’ultraterreno, si rivelano come autentico atto artistico voluto da un’urgenza metafisica che diviene poi rappresentazione estetica attraverso un linguaggio stilistico di forte impatto emotivo. 
La Nostra, dunque, senza infingimenti banali, né maschere fugaci, neppure apparenze effimere, semplicemente grazie al suo estro, riesce a svelare la reale profezia della pittura vissuta quest’ultima come compito spirituale, itinerario iniziatico, soffio vitale, alito di fede.  
Quindi, in quelle tele affrescate d’olio, terra e mare divengono pneuma di un’anima capace di scorgere nel paesaggio un puro panteismo dove, appunto, la natura coincide perfettamente con l’Universale secondo quella visione filosofica del “Deus sive Natura”, ben rappresentata dagli occhi affascinati e dal cuore incantato di chi crede tanto nel possibile Divenendo terra e mare, quanto nei
Paesaggi dell’anima, atti supremi quest’ultimi in cui l’esperienza pragmatica soggettiva diviene cosmovisione ideale collettiva.  
Materia e Spirito, particolare ed Universale, immanenza e Trascendenza, tutto in un unico
abbraccio nell’arte di Daniela Gargano. 
 
Ma non è tutto.   
 
  Ciò che più piace della pittura di Daniela Gargano, infatti, è quella dimensione etica la quale - andando oltre la volgarità, la violenza, la miseria, la rassegnazione e il nichilismo fine a sé stesso - è capace di denunciare, con vigore e autorevolezza, ogni possibile esclusione antropica, ogni eventuale razzismo, ogni probabile rifiuto etnico, in virtù della cultura dell’accoglienza, della fede nella fraternità e nello spirito della pace che divengono balsamo per le ferite di quel mondo eternamente in guerra, unguento per quelle offese subite da popoli inermi, analgesico per quelle piaghe dettate  dallo sfinimento e dal dolore.   
 Non c’è buio nei quadri di Daniela, c’è solo Luce. Vince la vita sulla morte. 
 E non attraverso inutili proclami ormai datati e oltremodo demodé ma attraverso la raffigurazione di quei volti insoliti - dipinti ma scolpiti - che diventano sigillo di bellezza, di stile, di armonia.
Dignità e libertà nelle forme e nei colori della Gargano la quale sposa, dunque, un itinerario artistico essenzialmente interiore.   
Perché, superando l’interesse per l’ontologia e la gnoseologia, varcando lo studio attento dell’essenza degli enti, attraversando la sacralità del tempo e l’irripetibilità dei luoghi - forse inconsapevolmente - la pittrice indaga, soprattutto, sull’agire umano secondo una prospettiva simbolica di emblematico valore esistenziale.  
 Una lezione pedagogica che mira a celebrare gli aspetti affini dell’umanità accostando l’uomo   all’ambiente e, soprattutto, l’uomo all’altro uomo; alto magistero che determina la scarcerazione dalla solitudine e la liberazione dall’alienazione in virtù di un futuro migliore fatto, semplicemente, di conviviale accordo non utopico.     
Un mosaico inedito, raro diario di bordo, insolito tappeto musivo, l’impulso artistico di Daniela Gargano la quale, oltrepassando le coordinate spazio-temporali nonché i banali recinti della composizione illustrativa, dona una visione tutta laica e terrena dell’estetica che diviene però esaltazione dello spirito e del divino. 
Dunque, in Lei e per Lei l’arte non come occasionale trastullo, neanche forma nevrotica dettata dall’errato adattamento alla realtà, neppure meccanismo di difesa, né ingenuo delirio ancestrale, piuttosto come rievocazione del bello e del buono, liturgia del vero e del possibile, celebrazione della luce e della gioia, festa dell’esistere e del sognare.
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