“Intervista a Federico Castelluccio” di Mario Cicerone
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 08 Giugno 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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Mentre l’ascolto, nella mia testa irrompe un altro vecchio motto: “Niente di grande si fa senza una passione”. E lentamente mi convinco che quest’antico adagio possa andar bene per introdurre la storia di Federico. Ovvero la storia di una passione, la sua, densa e consapevole, custodita nella maturità giovane di chi sa già che cosa fare del suo futuro prossimo. E della sua vita.
“Ho sempre respirato aria d’artigianato, in famiglia”, mi spiega Federico. “Mio nonno paterno e mio padre erano fabbri, mio nonno materno invece falegname. Ma io ho una predilezione per il legno, in virtù della sua plasticità. Il legno è più plastico del ferro. Ed è proprio la plasticità del legno che mi ha sempre incuriosito. Da bambino, vedevo mio nonno materno utilizzare il legno per realizzare mobili dalla forma squadrata, e mi piaceva guardarlo. Poi ho conosciuto intagliatori e tornieri che cambiavano totalmente forma ad un blocco di legno, trasformandolo in qualcosa di nuovo, ad esempio un pupo. Allora la mia curiosità nei confronti del legno è cresciuta ancora di più. Rimanevo in bottega di proposito, per guardare come il legno potesse essere lavorato. E potesse diventare qualcosa di nuovo, dando forma alla sua plasticità”.
Ma è quando pronuncia una parola che Federico si accende: violino. È una parola che, quando Federico la pronuncia, qualcosa nel suo sguardo guizza e si muove: è forse il riverbero di una passione, la sua, che si fonde in un sentimento profondo, un atto di consenso pieno e consapevole verso quell’oggetto di legno che per lui è molto di più: è chimica, fisica, fatica; mestiere, forma, vita. Violino: come se questa parola fosse l’inizio di un mondo interiore, quello di Federico. E della sua storia, intagliata nella tenacia di chi ha preso una decisione. E vuole darsi un’opportunità.
“Mio nonno materno non voleva che mi avvicinassi al legno, ma io decisi di provarci – mi spiega Federico. Qui il suo sguardo si accende. “Volevo costruire un violino. Così, all’ insaputa di mio nonno, presi un pezzo di legno e qualche attrezzo. E cominciai a scolpire un riccio”.
Un riccio – mi spiega Federico – è la parte aggrovigliata del violino; quella circonvoluta, arricciata (è proprio il caso di dirlo) tanto per intenderci. Gli chiedo perché avesse cominciato proprio da lì, dal riccio. “Un giorno mi trovavo su Internet – mi spiega – e mi sono imbattuto in un documento, realizzato da un famoso liutaio, che mostrava come costruire un violino intero. La parte più dettagliata del documento era proprio quella relativa al riccio: vidi che veniva disegnato, sagomato. E poi saliva fino ad arrivare all’apice, alla chiocciola. Così ho deciso di darmi un’opportunità. Presi un pezzo di legno e, quando mio nonno non c’era, cominciai a lavorarlo. Fino a costruire un vero e proprio riccio”.