“La rivista cristianità contro gli abusi sessuali nella chiesa” di Domenico Bonvegna
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- Creato: 03 Novembre 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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Nell'ultimo numero (392) della rivista di Alleanza Cattolica si riflette sugli abusi sessuali che hanno travagliato e continuano a travagliare la Chiesa. In particolare Marco Invernizzi, a pagina 5 interviene sugli attacchi a Papa Francesco da parte di certe frange di cattolici ultra tradizionalisti, che addirittura chiedono le sue dimissioni perché non ha saputo vigilare sul comportamento immorale di certi religiosi, in particolare del cardinale americano McCarrick. Invernizzi si riferisce alle accuse di monsignor Viganò, apparse in una lettera sul quotidiano La Verità del 26 agosto 2018. «Utilizzare le profonde ferite e i peccati che 'sporcano' la vita interna della Chiesa - scrive Invernizzi - per chiedere le dimissioni del Papa, al quale si rivolge per denunciare questi mali, è un modo di affrontare il grave problema rendendolo ancora più difficile da risolvere. Stare con Pietro, pregare per lui, sostenerlo difendendolo, è la prima condizione per non essere travolti dal rancore e dal risentimento che minano la vita interna della Chiesa. Solo così sarà possibile resistere alla ' dittatura del relativismo' e avviare una nuova evangelizzazione del mondo occidentale, che muore nella disperazione».
Sempre sullo stesso tema, la rivista presenta due interessanti interventi di monsignor Robert Charles Morlino, vescovo di Madison, capitale dello Stato del Wisconsin. Nel primo il prelato americano presenta la Lettera del Santo Padre Francesco (Lettera al popolo di Dio, del 20.8.2018), riguardante la crisi in corso nella Chiesa dovuta agli abusi sessuali.
Dopo la pubblicazione di un rapporto di 1500 pagine sugli abusi compiuti negli ultimi settanta anni, da esponenti della Chiesa su migliaia di minorenni, dinanzi a queste storie monsignor Morlino confessa di essere tentato dalla disperazione. Ma poi consapevole che la presenza del peccato, anche all'interno della Chiesa, è una costante della sua storia, si va avanti senza minimizzare, condannando gli abusi, puntando alla santità.
Il vescovo però critica certi atteggiamenti all'interno della Chiesa, quello di tenere separati «gli atti classificabili come 'di omosessualità', che la cultura dominante giudica oramai accettabili, da quelli 'di pedofilia', ancora pubblicamente deplorevoli». In pratica si è sostenuto che i problemi fossero solo quelli di pedofilia, invece c'è anche quello dell'omosessualità. C'è stata una tendenza a sminuire il problema, c'è stata una malintesa «pastoralità». Ma per monsignor Morlino occorre farla finita con il peccato, che va sempre sradicato e considerato inammissibile. «Amare i peccatori? Si. Accettare il vero pentimento? Si. Mai dire, però, che il peccato è in qualche modo accettabile».
Pertanto il vescovo nella lettera invita tutti coloro che sono stati vittime di abusi da parte di sacerdoti o operatori pastorali a farsi avanti e a denunciare. Infine ha promesso di vigilare sui seminari, dove bisogna restaurare un clima di «formazione di preti santi, fatti a immagine di Cristo», nelle parrocchie e in tutti i luoghi di formazione, invitando tutti a fare atti di riparazione pubblici al Sacratissimo Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria.
Segue la lettera del vescovo americano che ha scritto ai fedeli della sua diocesi di Madison. Monsignor Morlino si è detto stufo dell'occultamento della verità ed ha chiesto che si faccia chiarezza sugli abusi sessuali compiuti da preti, vescovi e e perfino da cardinali. Le storie che emergono sono nauseanti, ascoltarli viene il voltastomaco e il disgusto diventa forte pensando alle povere vittime. E rivolgendosi a loro, con dolore, li invita a venire allo scoperto e cercare aiuto per intraprendere un percorso di guarigione. «Non vi è nulla in queste storie di accettabile. Queste azioni, commesse non da pochi, non possono che essere classificate come male, un male che grida giustizia e un peccato che deve essere scacciato dalla nostra Chiesa».
Di fronte a questi peccati siamo tentati di disperare, ma il peccato non è una novità nella Chiesa, che è fatta di peccatori. Per troppo tempo si è minimizzato la realtà del peccato, «abbiamo scusato il peccato in nome di un'erronea concezione della misericordia. Nei nostri sforzi per essere aperti al mondo siamo diventati fin troppo inclini ad abbandonare la Via, la Verità e la Vita». Praticamente secondo il vescovo, «per evitare di risultare offensivi, offriamo a noi stessi e al prossimo solo carinerie e consolazione umana».
Per monsignor Morlino questa è malintesa pastoralità: «abbiamo coperto la verità per timore? Abbiamo paura di non essere graditi alle persone in questo mondo? O temiamo di essere chiamati ipocriti, perché nelle nostre vite abbiamo smesso di puntare senza stancarci alla santità?». Certamente bisogna amare i peccatori, ma mai dire che in qualche modo il peccato è accettabile.
Monsignor Morlino è preoccupato perchè la crisi non si limita al solo caso McCarrick, ma nota «una sorta di 'livello di comfort' con il peccato che, alla lunga, ha pervaso la nostra dottrina, la nostra predicazione, il modo in cui prendiamo le nostre decisioni e il nostro stesso modo di vivere».
In questo momento per il vescovo americano forse c'è bisogno di più odio: «è un atto d'amore odiare il peccato e invitare gli altri ad allontanarvisi». Per il peccato non ci deve essere più spazio. Tutti questi abusi commessi da religiosi sono atti sessuali devianti, quasi esclusivamente omosessuali. Atti che violano i sacri voti che alcuni hanno professato (che si chiamano sacrilegio) e che violano anche la legge morale naturale, che vale per tutti.
Per troppo tempo ribadisce il prelato si è mantenuto separati gli atti omosessuali da quelli di pedofilia. E' giunto il momento di dire onestamente che i problemi riguardano l'uno e l'altro fenomeno e che i casi sono numerosi. Non si può cadere «nella trappola di analizzare i problemi in base a ciò che la società potrebbe trovare accettabile o inaccettabile, - ha scritto Morlino - si ignora il fatto che la Chiesa non ne ha mai considerato accettabile alcuno; né l'abuso dei ragazzi, né l'uso della propria sessualità al di fuori della relazione coniugale, né il peccato di sodomia, né l'accesso di chierici all'intimità dei rapporti sessuali, né l'abuso e la coercizione da parte di coloro che esercitano un'autorità».
Biasimando il vergognoso e scandaloso caso McCarrick, monsignor Morlino ha scritto che «è tempo di ammettere che vi è una sottocultura omosessuale all'interno della gerarchia della Chiesa Cattolica che sta scatenando grandi devastazioni nella vigna del Signore. La dottrina della Chiesa insegna chiaramente che l'inclinazione omosessuale non è di per sé peccaminosa, ma è intrinsecamente disordinata, tanto da rendere ogni uomo che ne sia stabilmente afflitto inidoneo a essere sacerdote».
Morlino insiste nell'odio verso la malvagità del peccato, anche se la carità cristiana esige che non bisogna odiare il peccatore, che è chiamato alla conversione, alla penitenza e alla rinnovata comunione con Cristo e con la sua Chiesa. Tuttavia però, «l'amore e la misericordia che siamo chiamati a esercitare anche nei confronti del peggiore dei peccatori non escludono che questi siano ritenuti responsabili delle loro azioni attraverso una punizione proporzionata alla gravità della loro offesa».
Il vescovo si schiera con chi chiede giustizia per i peccati e i crimini commessi da troppi membri della Chiesa. Crimini che alimentano sospetto e sfiducia nei confronti di molti sacerdoti, vescovi e cardinali che sono buoni e virtuosi, dei molti seminari illustri e rispettabili, nonché di tanti seminaristi santi e fedeli.
Occorre perseverare nel buon lavoro svolto. Occorre vigilare e attenzione continua. «Dobbiamo insistere nella nostra opera di formazione verso tutti e attenersi alle efficaci strategie messe in atto, che prevedono perizie psicologiche per ogni candidato al presbiterato e controlli al tappeto sul passato di chiunque operi con i bambini e con altri soggetti vulnerabili».
La lettera di monsignor Morlino si conclude con inviti e raccomandazioni ai seminaristi, ai sacerdoti di lottare per vivere la propria vita sacerdotale da sacerdoti santi, puri e felici. Mentre l'invito ai fedeli di denunciare subito qualunque tipo di abuso subito da parte di religiosi o di qualunque operatore ecclesiale. E dichiara con fermezza: «Pretenderò dai preti della mia diocesi il rispetto della promessa di vivere castamente il proprio celibato al servizio vostro e della parrocchia».
Nella rivista si può leggere il discorso di Papa Francesco alla delegazione del Forum delle Associazioni Familiari del 16.6.2018. Un interessantissimo articolo di Oscar Sanguinetti, «'La colonna sonora' del Sessantotto. Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Vasco Rossi». L'articolo affronta la rivoluzione del Sessantotto «nelle tendenze», i gusti, l'estetica, le abitudini, quindi la musica, il ruolo che ha svolto sulle giovani generazioni, in particolare la musica pop e rock.
Sono tanti i protagonisti, i nomi dei cantautori che hanno influenzato i giovani, ma Sanguinetti ne indica principalmente tre, che possono essere considerati il simbolo della stagione del sessantotto: «tre personaggi che, rispettivamente, anticipano, accompagnano e seguono la Rivoluzione culturale, che ha il proprio momento apicale nel 1968».
A pagina 21 Cristianità pubblica il discorso pronunciato dal vice presidente degli USA Michael Richard «Mike» Pence, pronunciato l'anno scorso alla cena di solidarietà organizzata a Washington D:C: dall'associazione In Defense of Christians. E leggendo quello che ha detto Pence, capisco sempre di più perchè i mass media, il potere finanziario combattano questa amministrazione americana. Pence ha assicurato che lui e il presidente Trump proteggeranno sempre i cristiani nel Medio oriente e in tutto il mondo dove sono perseguitati.
Infine la rivista ci offre un articolato studio sulle opere di misericordia spirituale, del giovane professore Daniele Fazio. E' fondamentale capire «che il prossimo vada sostenuto e aiutato anche nei suoi bisogni spirituali».
Il professore Fazio dà uno sguardo alle preoccupazioni della Chiesa a partire dalla predicazione degli apostoli, per rendere concrete le esigenze del Comandamento dell'Amore (cfr. Mt, 22,37-40), fino ai nostri giorni sempre più secolarizzati. «In un contesto quale quello odierno - scrive Fazio - in cui è in atto una 'catastrofe antropologica', le opere di misericordia corporali e spirituali diventano un grande richiamo a 'farsi samaritani' dell'uomo che è incappato nei ladroni, non solo nella sua dimensione personale, ma anche per ciò che riguarda la dimensione sociale».