ANCORA DUE PAROLE SULLA CULTURA DI DESTRA
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- Category: Scritture
- Creato: 25 Novembre 2018
- Scritto da Dalmazio Frau
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La “quistione”, come avrebbe scritto Julius Evola, della “cultura di destra” è un argomento che ho
toccato molte volte, anche sulle pagine elettroniche di Totalità, pertanto sono già ben noti la mia
personalissima posizione e il mio pensiero in merito.
Noto che da un po’ di tempo, nuovamente se ne è ripreso a parlare, giustamente anche da parte di
alcuni dei più brillanti e attenti giovani di area, dopo gli interventi ripetuti più volte nel corso degli
anni, dei più “anziani” come Gianfranco de Turris, Marcello Veneziani, Franco Cardini, Mariano
Bizzarri e per ultimo, come sempre, il sottoscritto, che avendo superato la cinquantina certo non è
più un ragazzino.
Questo è un bene, vuol dire che non tutto è ancora perduto, che ancora tra le file dei trentenni, o
giù di lì, qualcosa è vivo, dopo che noto (non solo io) un’intera generazione “perduta”, lasciata
andare allo sbaraglio, priva di reali ideali (non ideologie), di virtù e di un pensiero che non sia
relegato all’utile immediato.
È stato il lascito forse di quella triste esperienza che fu An e la sua fusione con il Popolo delle
Libertà. Oggi io (e non solo io, lo ribadisco) vedo un fallimento epocale quasi assoluto nella
formazione e nella crescita culturale dei giovani di destra.
Certo il mondo cambia, non sono più i nostri anni Settanta e Ottanta, a una lettura “simbolica”
della vita si è scelta una sociologica, al “Cavaliere del Graal” si è preferito il “fante del Carso”, il
Mito è stato sostituito dalla cronaca.
Tutte critiche che a molti non piaceranno, ma a me della cosa non importa né poco né punto,
comunque resta il fatto indubbio che esistono dei responsabili etici della perdita culturale di una
generazione.
Ora, visto che a criticare siamo capaci tutti (non è vero, ma facciamo finta che sia così), proviamo a
individuare delle soluzioni al problema. La mia proposta è semplice, lapalissiana direi, visto ciò che
“ammanca”, come avrebbe detto Brancaleone da Norcia.
Ciò che difetta alla destra non sono i “maestri”, ma la volontà di creare una vera e propria “schola”
una “scuola di formazione” non politica, ma culturale, laddove per Cultura s’intenda una panoplia
di discipline che vadano a creare realmente il substrato dell’azione politica.
Mi spiego meglio per i meno acuti:
È la Cultura ad avere un primato informativo sulla politica e non il contrario, così come invece è
avvenuto sino ad oggi, quindi non è più ammissibile che chi fa politica sia ignorante (ovvero che
ignori) e, per esempio, non conosca Duccio di Boninsegna, o Coluccio Salutati, o la poesia di John
Donne, o la musica di Giorgio Mainerio. Non è possibile sentirgli sbagliare verbi, accenti, parole
usate a casaccio, luoghi comuni e anglicismi del tutto inutili e fuori luogo.
Ma naturalmente questa creazione di una vera e propria “accademia” per i giovani (e anche
qualcuno meno che ne avrebbe grandemente bisogno, lasciatemelo dire), non avverrà mai, e se
dovesse avvenire sarebbe come qualche del tutto dimenticabile esempio, che serve soltanto a
parlare di economia, bassa politica e francamente (per me) tristi e obsoleti revanscismi.
Non mi faccio più illusioni, tutto andrà avanti come prima, banalmente autoreferenziale sino al
nulla.