“Il mio diario – 4” di Antonio Saccà
- Dettagli
- Category: Scritture
- Creato: 03 Settembre 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
- Hits: 222
24-03-1988
C’era una volta un uomo che voleva fermare le cose, egli, vedendo, che so io, il movimento di una foglia su di un ramo diceva a se stresso:Nessuino ha considerato questo minimo fatto, accaduto e scomparso nel battito di un momento,e duinque mi dovrei rassegnare alla sua sparizione? No, proprio perché è un fatto così minuto ,riservato io lo ricorderò sempre. In tal modo i ragionava a proposito dei piccoli fatti. Lo stesso uomo un giorno dispose la mente a riflettere sui grandi fatti , quelli che non soltanto durano a lungo ma appassionano fortemente chi li vive e sembrano perciò indimenticabili. Con stupore si avvide pure i grandi fatti spariscono dalla memoria, grandi amori, grandi azioni, grandi meditazioni non lasciano segni più consistenti dei piccoli fatti, anche i grandi fatti quell’uomo determinò di tenere a mente. Ciò nonostante fu angustiato da scrupoli: bastava rammentare che in quel giorno, in quell’ora, in quel posto si era mossa e caduta una foglia ? Di sicuro, non bastava . C’erano dei lentissimi movimenti , prima da un lato e poi dall’altro, un lento staccarsi dal ramo, un lento scendere a terra( vi era l’infinito che mai avrebbe potuto stringere (e conservare).
Egli non aveva saputo essere forte neanche con una sola persona, capace di imporsi o dire “no” o colpire senza tener conto di ricevere colpi maggiori . Non era soltanto paura ,la sua, ma difficoltà a cagionare offesa e, soprattutto,un rassegnarsi a ricevere il male , se gli pareva necessario alla serenità o al bisogno di dominio di chi lo opprimeva. Sottomesso fino all’annullamento d’ogni orgoglio,fino a ricevere ingiurie, umiliazioni, fino a venire considerato un questuante che chiede perché sa di nulla avere, nulla meritare,, in tal modo, però, otteneva un risultato fastidioso, veniva respinto, oltraggiato perché sembrava nulla vere, nulla meritare, invece di essere inteso per chi era: uno che si lasciava umiliare, si lascia ingiuriare per generosità e dedizione, (invece) egli appariva per chi si fingeva, un pover’uomo che lei (la moglie) avrebbe nobilitato raccogliendolo Lo scopo, consentirle il dominio perché lo tenesse accanto e così manifestare potenza su qualcuno, su di lui, appunto.(Ma) Quella donna( la moglie) credeva di avere a che fare con un miserello indegno di lei e per questa ragione adesso lo umiliava e cacciava. A vagliare la situazione , non c’era scampo,: se sfuggiva al dominio e la fronteggiava lo avrebbe odiato , oltre a scendere nella malinconia perché su nessuno poteva imporsi, se cedeva lo giudicava incapace , e perciò da respingere. Che fare? Stare in quella situazione, pronto a soccorrerne la mestizia , a darle l’impressione che almeno sopra di lui, vinceva. Respinto, umiliato, non capito? Purchè lei( la moglie) si sentisse superiore. L’abisso in cui poteva scendere e non trarsi alla luce l’aveva intravisto, per lei, negli occhi, nel corpo. Tutto(fare) perché lei(la moglie) non vi precipitasse.
Se lei(mia moglie), ormai è certo, non vuole tornare insieme a te, se tu, com’è certo, la amerai al di sopra del suo rifiuto , al di sopra del male che lei fa contro se stessa, allora, non avere dubbi , consacrati ad un’opera che mantenga te legato a lei , oltre il distacco, rendi vano, insignificante, inesistente il distacco,resti lei con me, anima delle mie parole, viva più di quanto lei vive, più vera, riscattata, con me, dentro di me, (più) che nella vita reale, salvala tu se lei non riesce anzi vuole annientare le belle conquiste che la vita potrebbe concederle , che dalla vita potrebbe ottenere. Salvala tu , insieme a te, con te, dalle un nome nel mondo, un trionfo ,giacchè lei questo ambisce e ritiene di abbandonarti convenientemente , sicura che raggiungerà da sola fortuna e clamore . Stringila a te e cerca di innalzarti per innalzarla, non per te, per lei, hai una ragione adesso, lotta, sopra le sfiducie quotidiane, la solitudine, la distanza, i rifiuti; lotta , un giorno le donerai ciò che riuscirai ad ad avvincere ed anche se lei non accogliesse questo dono (offrilo) ugualmente, e poi muori, lascia questa vita dove la mente di ciascuno reca una eccessiva invincibile pazzia. E la mia vita fu sconfitta da una pazza invincibile che mi odiò e quando io compii atti(infami) si ritenne odiata(umiliata) senza capire che mi costrinse a quegli atti , così come ora mi costringe ad abbandonarla e si ritiene, si riterrà abbandonata.(QUANTO SCRITTO VALE PER LE CIRCOSTANZE NERVOSE DEL MOMENTO)-
Amor fati e volontà di potenza, in questa contraddizione, irrimediabile,la vita, nel suo duplice accettare e volere, tanto il dolore(amor fati) che l’oltrepassamento del dolore(volontà di potenza).
NOTA
Come ripeto le parentesi sono inserti odierni. La vicenda con mia moglie, Stefania Ferrero, potrebbe servire a studiosi per accrescere le cognizioni sulla distruttività, contro se stessi e contro gli altri. Ho scritto, mia moglie era una magnifica donna, di generazione altoborghese, ricchissima, disgraziatamente con mente non realistica, oltremodo alterativa e in combustione reattiva, parossisticamente avara, amorosissima quando amava, risentitissima se sospettosa di inganni, gelosie, vantaggio del suo. da altri. Per compiacerla mi resi piedistallo, mi inchinai spesso, ma i libri li scrivevo io, gli articoli erano miei, i convegni mondiali, le conferenze ,se ne inorgogliva con i prestigiosi parenti, di fatto non se ne allietava meno che mai li favoriva, Ma non voglio crocifiggermi, la tradii, e non degnamente, se mai esistesse un tradimento degno. E lei ne soffrì tanto che rinunciai ai suoi beni quando finì l’unione, e ne avrei avuto diritto, giacchè, come rappresento nei Diari vasti, dai quali traggo scorie,, me ne fece patire situazioni, scomparendo mesi, chiudendo l’abitazione, riprendendomi e respingendomi da scombussolare. Poi, quando volle tornare con me, io non volli tornare con lei. Si risposò, morì precocemente e misteriosamente. Avevamo tutto. Abbiamo distrutto quanto possibile. Non il mio ricordo. Se riuscirò a pubblicare i Diari in pieno, una vicenda come quella vissuta e sopravvissuta mostrerà come la realtà scavalca la fantasia e gli incubi sono domestici, tra alba e notte, corridoio, e sala da pranzo.
Per la comprensione, i tradimenti che sconvolsero mia moglie furono con una domestica ed una insegnante. Sconsideratamente, irresponsabilmente. Ma tutto accade nelle circostanze dell’accadere. ED IO STAVO CON UNA DONNA, MIA MOGLIE, CHE ,TRANNE RARE AFFETTUOSITA’, MI CONTAVA E FRENAVA IL RESPIRO. Con me per imprigionarmi. E’ una specie di amore. Che uccide. Ma non voglio assolvermi né giustificarmi. Una tragedia.Lei morì. Io ricordo. .