“In scena! Teatralità e origine”: Iside madre del Teatro - di Salvatore Lo Bue

1. In principio  

 

La storia delle opere e dei giorni degli uomini ha una radice oscura, così come oscura è la notte in cui tutto accadde e si formò. La Vita non ebbe coscienza di sé quando ebbe origine, ma quando il tempo si fece solido e fu avvertito il suo scorrere, in colui che il tempo avvertì si fece dirompente la esigenza di pensarlo, di costruire il racconto del divenire, di porre mano a una scrittura, che non doveva essere del tutto umana (per ciò sacra) di tutto ciò che era venuto alla luce dell’essere.

Si compose allora un sistema di miti, una famiglia di testi (detti sacri soltanto per porre le fondamenta della Necessità) in cui le parole erano dirette figlie della Parola, le parole erano la Parola di Dio. Tutto fu chiaro perché indimostrabile e perfetto come la poesia, la Verità divenne il Testo che conteneva la Legge, e tutte le storie narrate furono davvero quella Origine che non poteva subire l’oltraggio del dubbio. In principio, erano davvero accadute le cose narrate, in principio tutto così era cominciato, in principio così l’umanità intera si era persa o ritrovata.

L’Autore, nel Libro, aveva parlato. La Parola, nel Libro, si era detta. L’Essere, nel Libro, si era rivelato. Era cominciata la Vita, con la sua immanente teatralità. Sulla scena del mondo erano stati posti gli attori di una lunga storia che non ha mai fine se non quando tutto ritornerà, come in principio, nel silenzio. Il gran teatro del mondo in principio cominciava, cambiando sempre la scena in ogni mutare di generazioni, mai uguale a se stesso, mutante come l’anima nel mondo, sempre identico a se stesso nell’anima di ogni uomo in continua lotta contro la morte e l’oblio.

Questo è per noi il Teatro. La scena dell’Origine.

Questa è per noi la Teatralità.

La condizione dell’anima di ogni uomo che, posto in essere, deve recitare fino in fondo la parte che il destino gli assegna. Resta soltanto la parola a chi viene alla luce per comprendere fino in fondo quel mistero che non ha mistero: la vita stessa. Senza autore, l’universo è una sillaba e ogni sillaba ripete il nome di colui che non è possibile conoscere e dire e che tutti sono soliti chiamare Creatore.   Clicca qui per continuare a leggere

 

 

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