Poesie di Vittorio Riera

 
I. Sicilia povera derelitta Sicilia
 
ti hanno abbindolato
con false promesse di lavoro
 
ti hanno illuso
con comizi canti e striscioni
 
ti hanno sterilizzato
con raffinati seducenti strumenti
 
ti hanno esposto
nuda al ludibrio dei potenti
 
hanno stracciato
i gonfaloni e le tue le bandiere
 
hanno sigillato
il tuo corpo in vesti di pattume
 
hanno fatto
cianume della tua nobiltà
 
ti hanno isterilita
calpestandoti con talloni di ferro
 
hanno sfregiato
le tue coste con alberi di cemento
 
hanno ridotto
a botri e forre le tue colline
 
hanno sverdito
i tuoi monti con possenti rasoi
 
hanno rastrellato
anche le ricchezze più misere
 
ti hanno obbligata
a bere da pozzi melmosi
 
ti hanno trascinata
tra polveri e terre avvelenate
 
ti hanno rinsecchita
ingurgitando i frutti del tuo sudore
 
hanno succhiato
il tuo sangue con labbri di vampiro
 
hanno affondato
coltelli nelle tue piaghe purulenti
 
ti hanno stritolata
tra le spire di serpi voluttuose
 
ti hanno strappato
il cuore spaccandoti il petto
 
hanno lacerato
il tuo volto con invisibili artigli
 
ti hanno squartata
divorando le tue carni come cani rabbiosi
 
ti hanno sgozzata
come si fa con gli agnelli a Pasqua
 
ti hanno violata
e stuprata negli affetti più sacri
 
ti hanno martirizzata
irridendo le tue grida di dolore
 
hanno bevuto
le tue viscere fino all’ultima stilla
 
ti hanno crocifissa
come Gesù dolente sulla croce
 
ti hanno sfigurata
avvolgendoti tra rovi e spine
 
ti hanno derisa
con risa e osceni sberleffi
 
ti hanno uccisa
mirando alla tua bocca con la lupara
 
questi politici dal fosco candore.
 
 
 
 
 
II - Sicilia di miti di riti e leggende
 
torneremo torneremo a tenere
lontano il canto delle false sirene
 
torneremo torneremo a nuotare
nel cobalto dei tuoi mari
 
torneremo torneremo a vedere
i pesci tra il verde delle alghe
 
torneremo torneremo a bagnarci
tra i flessuosi papiri del Ciane
 
torneremo torneremo a bere
le acque dei nostri fiumi
 
torneremo torneremo a proteggere
i nostri boschi e le nostre valli
 
torneremo torneremo a mirare
il brillio lontano delle tue cupole
 
torneremo torneremo a nuotare
nell’incendio dei nostri tramonti
 
torneremo torneremo a cantare
tra le spighe del grano mature
 
torneremo torneremo a tuffarci
nell’odore aspro dei fieni
 
torneremo torneremo a scaldarci
al lume di lucciole in amore
 
torneremo torneremo a stupirci
per il canto degli usignoli
 
torneremo torneremo ad arare
le nostre terre e le nostre acque
 
torneremo torneremo a fecondarti
con il lavoro dei nostri figli
 
torneremo torneremo a scavare
tra i tesori delle opere d’arte
 
torneremo torneremo a crescere
consumando libri e mappe
 
torneremo torneremo a navigare
tra i miti delle nostre isole
 
torneremo torneremo a lottare
con i rais delle nostre tonnare
 
torneremo torneremo a cercare
nuovi castelli e giardini incantati
 
torneremo torneremo a rivivere
per i viaggi dei moderni Goethe
 
torneremo torneremo a esaltare
i profumi delle nostre contrade
 
torneremo torneremo a sentire
il parlare grave dei nostri avi
 
torneremo torneremo a giocare
nei cortili della nostra infanzia
 
torneremo torneremo a incontrarci
all'ombra dei salici e dei carrubi
 
torneremo torneremo ad ascoltare
il silenzio austero dei chiostri
 
torneremo torneremo a inebriarci
dell’incenso delle nostre chiese
 
torneremo torneremo a innalzare
nuovi arcobaleni di pace
 
torneremo torneremo ad amarci
gli occhi alle infinità del creato
 
torneremo torneremo a esultare
per l’uomo tornato mansueto
 
Sicilia dalla bianca candida zagara.
 
 
 
 
SE
 
Se raddrizzare potessimo
un filo d'erba spezzato
e dargli di nuovo tutta la sua linfa
per averne ancora la frescura
se ci ingegnassimo a cogliere
tutti i fiori del mondo
e di tutti farne un solo mazzo
e sentirne il velluto
se tutti i profumi del mondo
rinchiudere volessimo
dentro un puro diamante
e d'ognuno strapparne il mistero
se conservare potessimo
tutta l'acqua del mondo in una mano
e di tutta farne un solo fiume
dove tutti bere come fratelli
se a mescolare riuscissimo
tutti gli arcobaleni del mondo
e di tutti uno solo dipingerne
dove stanchi salire ma felici
se colmare potessimo
un limpido lago
di tutti i pesci del mare
e i segreti carpire del loro vibrare
se tutte le sabbie
spingere potessimo
in una sola clessidra
dove il tempo cogliere nel suo moto
se radunare potessimo
tutti i colori del mondo
e tutti stenderli su una sola tela
dove coglierne le segrete voci
se potessimo accendere
tutti i sorrisi del mondo
in un solo viso di bimbo
e succhiarne la gioia
se tutte le musiche del mondo
potessimo spingere
dentro un cuore solo
dove lontano stanno le angosce
se solo potessimo
di tutti gli amori del mondo
uno solo cullarne
e tutti cantare le stesse parole d'amore
se riuscissi a dare
anche solo una volta
anche solo all'uomo
meno uomo del mondo
tutti i profumi e i colori
tuti i sorrisi e i cuori
tutti i fiori e i boschi
tutti i fiumi e i pesci
tutti i venti e le sabbie
tutti i suoni e i canti
tutte le voci e i palpiti
tutte le luci e le forme
 
allora chiederei soltanto
di non ridere di me
ove dessi la mia vita in cambio.
 
 
 
 
SIGNORA POESIA
 
Uno spicchio di luna
Ma bada che il taglio sia netto
Non si sfregi chi da secoli
In silenzio ci accompagna.
Aggiungi un grumo di sole
Ben filtrato mi raccomando
Meglio se un raggio intero
Di cristallo. Un’onda marina
Non manchi. Sceglila fra le più allegre
E limpide. (Eccone là una lambire
I tuoi piedi. Afferrala ma non stringerla
troppo. Ecco… così… delicatamente
come carezza di mamma
alla sua bimba offesa).
Il colore poi sia ben dosato
E non importa se i chiari
Prevalgono sugli scuri o se gli scuri
Talvolta rischiarano i chiari.
Di musica tanta e tanta. Sempre
E nei cieli spargasi puliti.
Racchiudi il tutto in un’ampolla
Di corallo però, non dimenticare,
e lascia che posi in silenziosa quiete
come neve che spegnesi in silenzio
o echi di bimbi nei meriggi estivi.
Cela il miscuglio nel tuo cuore
E cerca illuminarlo con intelletto.
Un pizzico di fantasia non guasti
Due pizzichi poi… non ne parliamo.
E non è finita.
Rotto ancora non è l’incanto.
Adesso… adesso è tempo di sguardi
Di attese di fermenti gorgoglianti silenzi.
Come il mosto nella tinozza colma.
Ora davvero tutto è pronto:
staccasi la forma
e come per magia
ecco erompere
alta libera innocente
ma sì lei proprio lei
Signora Poesia.
 
 
 
 
AL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI
 
 
Pallido nella veste bianca
gli occhi incavati
tremula la mano e tesa e scarna
andavi mendicando
umile un saluto
una calda stretta di mano
che da molti
ti venne negata
malfermo sulle gambe
avanzavi tra cardinali
avvolti in eleganti
vesti color della porpora
come deve aver sanguinato
il tuo cuore dinanzi a quella
Chiesa che ingessata
nel suo gelo e prona
dinanzi al politico di turno
mostrava di non essere più chiesa.
 
 
 
 
HOMMAGE A HAMMAMET
(Dopo un viaggio in Tunisia – Agosto 1991)
 
Hammamet qui pleure et rit
qui danse qui chante
sous la lune étonnante
sur les dunes qui plongent
au vent frais des jasmins.
 
Couleurs d’Hammamet
parfums du soir parmi
le noir des hirondelles
et les chameaux au loin
courant lents lents
qui puis courbent leurs dos
sur les sables dorés.
 
Musiques d’Hammamet
musique de la mer
mêlée au soleil
couchant dans l’azur
chaud des palmiers.
Musiques rares
de rares instruments
dans l’air tiède à minuit.
 
Visages d’Hammamet villages
couleurs parfums chansons...
 
Écoutons Hammamet écoutons.
 
 
 
 
A TONI BOSCO
(Toni era un mio alunno, morto la vigilia degli esami di quinta elementare in un incidente domestico)
 
Acque acque di cielo
i tuoi occhi di bimbo
e musica musica
di violino errante
per la Conca
la tua voce
e colore del pesco
e velluto le tue guance
e carezzevoli e dolci
le tue mani
e tenui e rosse
le tue labbra
al sorriso schiuse
come rose in boccio
al calare della sera.
 
Dall’alto del monte
ti guardo e t’amo
bimbo di Sant’Isidoro.
(Giugno 1992)
 
 
 
 
 
 
 
 
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