Profili da Medaglia/41 - "Divo Barsotti e Cataldo Naro" di Tommaso Romano
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- Category: Scritture
- Creato: 03 Settembre 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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Per don Divo Barsotti, il patriarca di Settignano, serena località posta sui monti vicino a Firenze dove vive la comunità da lui fondata, dovrei misurarmi a scrivere libri interi - senza forse esserne capace - per illustrarne almeno sommariamente la profondità, il grado di perfezione spirituale, la mistica elevatissima in sintonia con l'Ineffabile che Egli trasmetteva a tutti coloro che incontrava e a cui donava lucentezza anche con la caratteristica scrittura minuta delle sue Lettere spirituali.
Una parola viva e penetrante, la sua, sempre intessuta di altissima spiritualità, anelante alla pura, oggettiva bellezza, alla contemplazione del mistero di Dio. Riflessioni e omelie di un autentico mistico del Ventesimo secolo, monaco e saggio, teologo, poeta e fondatore della “Comunità dei figli di Dio” aperta a sacerdoti, frati e suore, nonché a laici consacrati che vivono e operano nel mondo profano.
«Dio non mancherà» ci diceva, nella tede e nell'ascolto, nella vocazione, nella visione e nel dono. «L’unione con Lui non è nell’esperienza sensibile ma nel Cristo». «Non ho ricevuto che Amore» scriveva ancora nel Testamento Spirituale Barsotti asceta, alla maniera dei santi monaci orientali come San Sergio.
Egli è stato una luce per donne e uomini che hanno avuto la fortuna e il privilegio anche dell’ascolto della sua parola. Tengo come una reliquia le sue molte lettere, le poesie intimamente profetiche di cui si è fatto sensibile interprete ed esegeta Carmelo Mezzasalma, e la memoria dei ritiri a Settignano (con Giulio Palumbo e Pietro Mirabile), le sue visite a Palermo, le sue parole di guida incancellabili, i magistrali consigli di cui non sono stato sempre all’altezza.
Ma i valori sono pure gerarchie naturali che rendono visibile la propria miseria rispetto a chi molto ci ha concesso, è stata questa l’esperienza con don Divo, un fatto, un evento che di per sé giustifica l’intera esistenza e dà valore ulteriore anche al difficile e spesso isolato cammino-pellegrinaggio che è la vita.
Fra questi prodigiosi incontri spirituali (prendendo a prestito le parole di Nino Barraco, un cristiano sul serio, qui a Palermo) che mi hanno segnato nel profondo, vi è certamente anche quello avvenuto con Cataldo Naro, amaramente e troppo presto scomparso (2006), sicuramente per imperscrutabile volontà divina, atteso che la sua intelligenza potesse essere di qualche utilità pure lassù!
Fu preside della Facoltà Teologica di Palermo (coadiuvato dalla colta intelligenza di Franco Annetta e di Mons. Antonio Raspanti, uomo di raro equilibrio e di acuta capacità di discernimento) per breve ma segnante tempo vescovo di Monreale, Don Cataldo è stato (da buon seguace dell’Opera di Barsotti e suo figlio prediletto) un vero “Figlio di Dio”. Non parlerò qui della sua sconfinata e nota cultura, dei suo Libri, delle imprese culturali (come il Centro Studi Cammarata della sua San Cataldo) e accademiche, né del suo ministero retto e coraggioso. Dirò solo dell’uomo di Dio che in Dio credeva, veramente.
Mi si perdoni la banalità, ma a tanti sacerdoti spesso non basta essere ordinati a Dio.
Naro lo era.
Con un fare sempre disponibile al dialogo, amichevole e sereno. Pronto a ricercare chi domanda ma anche ad affermare risposte radicali.
Ho avuto molte occasioni preziose di incontrarlo, alcuni dialoghi a quattrocchi mi rivelarono così il candore di un’anima veramente cristiana, il senso dell’amicizia senza tornaconti utilitaristici, un richiamo vivo, sempre, al dono dell’intelligenza che può volgersi al bene evangelizzando l’umana società e formando persone, anime.
Com’è difficile vivere e credere, anche in rapporto alle persone superiori che il cielo ha concesso di farci intravedere.
Messaggeri di quella perfezione che più di un punto di arrivo, sembrerebbero talvolta un miraggio!
nella foto da sinistra Don Divo Barsotti e Tommaso Romano