Sulla storia/4 - Arabi a Palermo
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- Category: Scritture
- Creato: 24 Aprile 2018
- Scritto da Redazione Culturelite
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di Pasquale Hamel
Secondo il piano, di invasione, elaborato da Eufemio e accettato da al-Furat, Siracusa, il centro politico e culturale più importante della Sicilia bizantina, costituiva obiettivo prioritario; caduta Siracusa, a suo dire, le resistenze bizantine state mortificate e l’isola sarebbe caduta in suo pugno. Non badando a difficoltà e a ostacoli, l’armata islamica, accompagnata dalle truppe di Eufemio,attraversò rapidamente e a marce forzate tutta la Sicilia e si presentò, quasi inaspettata, sotto le mura di Siracusa. Proprio qui - dove sarebbe morto Eufemio, per mano traditrice e, successivamente, lo stesso condottiero-filosofo al-Furat - gli invasori compresero che la conquista non sarebbe stata la passeggiata che avevano immaginato. Siracusa e i siracusani opposero infatti una resistenza non prevista e, ricevendo aiuti da Bisanzio ma, anche dall’interno – c’è notizia di un contingente proveniente da Palermo che, tuttavia, non era arrivato a destinazione perché intercettato e sbaragliato dagli stessi islamici – convinsero gli assedianti, dopo mesi di estenuanti sforzi, ad abbandonare la partita - immaginiamo anche che avrebbero, addirittura, lasciato l’isola se non avessero ricevuto continui rinforzi dalla stessa Africa ma, anche dall’Andalusia. A questo aggiungiamo anche una forte motivazione religiosa – si trattava di una Jihad o guerra santa – che li spingeva a proseguire. Descrivere le fasi ulteriori della conquista, che durò un tempo estremamente lungo se le confrontiamo con le precedenti imprese espansionistiche dell’Islam, non è oggetto principale di questo testo, per questo motivo ne trascuriamo il racconto e spostiamoci a Palermo. L’armata musulmana raggiungeva la città tre anni dopo il suo approdo in nell’isola. Nel luglio dell’830 gli Arabi si presentavano, infatti, sotto le mura della città. Come e perché, abbandonata Siracusa nell’828, si fosse scelta Palermo, come obiettivo, non è chiaro. Palermo si presentava come una città, abbastanza florida, “unitissima” e, quindi, capace di resistere, come avevano dimostrato le vicende passate, anche ad un lungo assedio. A quanto ci è dato sapere, la città costituiva, inoltre, una base di notevole valore nel controllo della Sicilia occidentale. Il suo porto, in particolare, da sempre veniva considerato strategicamente importante. Conquistare Palermo avrebbe significato una forte spinta motivazionale per gli invasori e, cosa da non sottovalutare, la possibilità di realizzare, considerata la ricchezza della città, un bottino notevole in grado di soddisfare le aspettative di molti combattenti. La conquista non fu facile, gli assedianti impiegarono oltre un anno, e fu segnata da una resistenza che non era stata immaginata. Quello fu un anno di atrocità inimmaginabili, di colpi di mano degli assediati che resero la conquista ancor più difficile, con un numero di morti incredibilmente alto. La città cedette, alla fine, solo per mancanza di provviste; gli attesi rifornimenti e i rinforzi non arrivarono mai perché Costantinopoli in quei mesi era impegnata su altri fronti e non poteva distogliere la propria truppa. Contribuì alla resa anche il diffondersi di epidemie che falcidiarono le difese e fiaccarono il morale della gente. Di fronte al disastro, i difensori disperati, alla fine, alzarono la bandiera bianca contrattando quella che poteva essere una resa onorevole. Interessante è quanto scrive nella sua cronaca al-Athir sul fatto che i musulmani “entrati in Palermo non trovano che un pugno di uomini che non arrivano a tremila, dei settantamila che racchiuderne la città al principio dell’assedio.”. Scrive lo storico e patriota Isidoro La Lumia che “il governatore, il vescovo, gli ottimati preferirono l’esilio all’aspetto e al giogo degl’infedeli; la vasta e vuota città attirava e allettava i vincitori, i quali trovarono bene di farne loro sede e lorcentro.” Da quel giorno e fino al 1072, cioè per 133 anni, Palermo sarebbe stata musulmana e secondo Michele Amari, che nei suoi scritti mostra simpatia per il mondo musulmano, “il conquisto musulmano recò nel secolo IX e mantenne fino all’XI un incivilimento e una prosperità ignoti ad altre regioni italiane.”