“La Vita di Maria”: le opere di Guadagnuolo in occasione del Giubileo della Speranza 2025 con un saggio di Rosario Assunto
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 13 Gennaio 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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Nell’occasione dell’Anno Santo del Giubileo della Speranza, ci piace illustrarlo nel segno dell’estetica dell’arte che ci viene offerto dalle opere dedicate alla Madonna del noto artista Francesco Guadagnuolo con un saggio di Rosario Assunto. Il Maestro Guadagnuolo annovera nella sua lunga carriera rilevanti esposizioni a livello mondiale, non ultima quella permanente alla Sede dell’ONU a New York dell’opera sul “Debito Estero” o quella nella Città del Vaticano 2010, nell’Aula Paolo VI (Sala Nervi), dedicata a San Giovanni Paolo II: “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti”. Sono opere complesse, le sue, legate all’immaginario religioso che fa di Maria un personaggio non solo biblico ma familiare, vicinissimo a noi e alle nostre suppliche. Guadagnuolo con questa serie di opere pittoriche, dal forte contenuto teologico, rivolte alla Madonna, Madre del Redentore, fa rivivere la figura della Vergine Madre Santissima e l’alto compito cui è stata destinata. Il richiamo alla protezione della Madonna, riprova la necessità per l’uomo di rifarsi alla Madre di tutti, che tutti comprende e che a tutti offre il Suo velo di Speranza di Pace in questo tragico XXI Secolo. Sono passati quasi 25 anni dall’11 Settembre 2001 in America sino alle guerre in corso in Ucraina, in Medio Oriente e in altre parti del mondo.
MARIA, SPERANZA E CONFORTO PER L’UMANITÀ – Papa Francesco ha voluto avviare l’Anno Santo 2025. La Bolla d’Indizione del Giubileo 2025, intitolata "Spes non confundit" (La speranza non delude), sottolinea l’importanza della speranza e della compassione, invoca la Madonna come simbolo di guida e sostegno per tutti i fedeli. Questo riferimento a Maria rappresenta un richiamo alla fede e alla forza spirituale, particolarmente significativo in un periodo di grandi sfide globali. Il Giubileo della Speranza intende promuovere la solidarietà, l’unità e l’amore fraterno, valori fondamentali per affrontare le difficoltà del nostro tempo.
LE OPERE DI GUADAGNUOLO, RECENSITE DA UN NOTEVOLE SAGGIO DI ROSARIO ASSUNTO, il quale scrisse in riferimento alle opere Mariane di Francesco Guadagnuolo, ne condivise l’amicizia frequentandolo nella capitale e bene l’ha conosciuto, perché il filosofo ne ha seguito per tanti anni il percorso delle sue opere valutandolo e storicizzandolo nella storia dell’arte contemporanea. Per l’occasione pubblichiamo alcuni stralci del saggio dell’autorevole filosofo Rosario Assunto dal titolo: “L’Albero dell’umana salvezza”.
L’ALBERO DELL’UMANA SALVEZZA – «Avventurarsi nella pittura di soggetto sacro è, per un artista di oggi, impresa quant’altre mai difficile: rischiosa, anzi, come di chi volesse percorrere un crinale sottilissimo, a lama di coltello, che da una parte c’è l’abisso di dieci e più secoli, una tematica in cui si cimentarono tutti gli artisti d’Italia e d’Europa, né v’è bisogno di fare nomi, vengon da soli alla mente di ognuno; e a volerli emulare, nelle presenti condizioni di cultura non solo pittorica, davvero uno rischia di rompersi l’osso del collo – e dalla parte opposta, se tanto tanto si mette il piede in fallo, il pericolo è che si scivoli nel declivio senza punti d’arresto del “Kitsch” devozionale, a cui tanto alimento, nell’ultimo secolo e mezzo, ha fornito la produzione e riproduzione meccanica di quelle che adoperando metaforicamente un sostantivo francese, potremmo chiamare le “bondieuseries” figurali, di cui nelle chiese anche antiche ed illustri non v’è davvero penuria. E per affrontare un’impresa siffatta, uscendosene, diciamolo pure, con onore, ci voleva il coraggio sereno, alimentato da un connaturale amore per la pittura e da una religiosità vissuta in termini visuali, destinata ad effondersi in creatività artistica piuttosto o prima che in preghiere e pratiche di culto, con cui Francesco Guadagnuolo sin dalla nascita, possiamo dire, si è votato alla pittura, e, nella pittura, all’interpretazione dell’uomo: al deciframento, diciamo, dell’interiorità umana, quella in cui Agostino disse che “habitat veritas”; e nel raffigurarne l’immagine, render testimonianza, mi si permette di citare un altro filosofo, anzi filosofo con l’iniziale maiuscola, della massima che insegna doversi trattare l’umanità, in noi stessi e negli altri, sempre come fine e giammai come mezzo. Ho parlato di religiosità vissuta in termini visuali; e potrei capovolgere la definizione, dire visualità vissuta a modo di religione. Religione, se così è lecito dire, come pittura, pittura come religione. È l’ipotesi che mi era venuta in mente quando conobbi Guadagnuolo, e presi visione dei risultati del suo lavoro di acquafortista e disegnatore. È ipotesi, da lui confermatami in termini autobiografici, che aiuta a capire come la pittura di soggetto sacro non sia per Guadagnuolo quello che può essere stata per altri artisti moderni, un’incombenza professionale, una commessa da eseguire: perché per lui dipingere, la narrazione evangelica, raccontarla visivamente, facendo centro sulla Protagonista femminile, su Maria, anche senza l’incitamento di quel vero e proprio talent-scout che nel suo campo, quello dell’arte sacra, fu Monsignor Giovanni Fallani (chi ha letto il libro Manzù farà le porte di San Pietro, sa cosa voglio dire), è stato cosa assolutamente naturale: non l’accettazione di un soggetto proposto da altri, ma la continuazione di un’attività che quei soggetti se li portava dentro, per cosi dire da sempre, né aveva bisogno di proposte, suggerimenti, ordinazioni altrui. E se l’itinerario della pittura sacra, quello che ho paragonato a un crinale a lama di coltello, Guadagnuolo è riuscito a percorrerlo dal principio alla fine senza rischiare capitomboli mortali o altrettanto mortali scivolamenti, è stato perché lui è tutt’altro che un “naïf”, anche se il suo modo di guardare al mondo e alle cose del mondo, guardarle, dico, e parlarne, denota una sorta di meraviglia, accompagnata da entusiasmo per il proprio fare, e per gli oggetti del proprio fare».

“…ich bin der Tag, ich bin der Tau,
du aber bist der Baum”. (“…io sono il giorno, son la rugiada, ma tu sei l’albero”);
“…Sieh: ich bin das Beginnende,
du aber bist der Baum”. (“...Vedi io sono quel che comincia, ma tu sei l’albero”);
“…|..|.. ich bin ein Hauch im Hain,
du aber bist der Baum”. (“... Io son spirar di vento nel cespuglio, ma tu sei l’albero”);
e in ultimo:
“…Gott sah mich an; er blendete…
Du aber bist der Baum”. (“…Dio mi guardò, abbagliava… Ma tu sei l’albero”)» - Rosario Assunto.