Intervento dell’ammiraglio dott. Antonio Sebastiano Ponzio sulle considerazioni sulla guerra di Antonino Sala

Analisi lucida quella del prof. Sala, partendo dell’etimologia del vocabolo “guerra” di derivazione germanica e comune a tutte le lingue neolatine (tranne il rumeno) a dimostrazione che la guerra ha sempre il volto dell’aggressore e come sappiamo l’Impero Romano d’occidente cadde sotto l’urto devastante dei popoli germanici. Parallelamente in rumeno si dice, con termine di derivazione proto-slavo, război perchè nell’ex Dacia romana gli aggressori furono prevalentemente slavi.
Realisticamente bisogna concordare con Nino Sala che le guerre, i conflitti armati, non possono, purtroppo, essere eliminati dalla prospettiva umana: è l’eterna lotta tra logos e polemos nel divenire di Eraclito, tra dialogo e lotta. 
Dopo la fine della guerra fredda ci eravamo illusi che le contrapposizioni dei blocchi frutto di due diverse visioni del mondo fosse ormai superata. L’implosione troppo repentina dell’URSS senza un graduale e guidato passaggio da un economia pianificata ad una economia di mercato (come tutto sommato è avvenuto e avviene tuttora nella Cina capital-comunista) destabilizzò una grande potenza nucleare con tutte le conseguenze che oggi vengono a scadenza.
L’Occidente ha sottovalutato colpevolmente il pericolo di legarsi al colosso russo. Sicuramente era necessario allentare la dipendenza energetica dai paesi arabi ricorrendo alla disponibilità delle enormi risorse russe che, forse, stimava meno compromettenti politicamente. Contempraneamente però Europa e Nord America hanno ritenuto opportuno allargare l’Alleanza Atlantica inglobando (dal 1999 ad oggi) non solo tutti gli stati dell’ex Patto di Varsavia ma anche le ex Repubbliche socialiste sovietiche del Baltico (in violazione dei taciti accordi intercorsi all’indomani della caduta del Muro)  circondando da ovest e da sud la Federazione Russa. Ma ancor di più, la NATO - che solo due fa il presidente francese Macron definì in stato “di morte cerebrale” - ha  lasciato intendere che anche la ex Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina e della Georgia possono aspirare all’ingresso nella NATO. Ora sono Stati sovrani, è vero, ma che hanno ancora oggi forti interdipendenze con la Madre Russia e soprattutto hanno ancora  contenziosi aperti  con la Russia  come l’Ucraina per la questione della Crimea e del Donbass o come la Georgia per i territori dell’Abcasia e dell’Ossezia. Avrebbe senso includere in una allenza meramente difensiva come la NATO, nazioni già impegnate in conflitti più o meno aperti con la Russia? 
Se paragoniamo la NATO ad una polizza assicurativa è evidente che non è possibile stipularla per coprire i rischi di un sinistro  già verificatosi.
Ovviamente nulla e nessuno può e/o deve giustificare l’aggressione dell’Ucraina, un modus operandi tipico russo da Stalin in poi, che oggi come ieri ripugna a tutte le coscienze. 
Rileggo alcuni passi del libro „Peregrinazioni di una coscienza inquieta per il ritorno della guerra in Europa” donatami dal suo autore l’Ambasciatore Daniele Mancini. Considerazioni straordinariamente attuali, solo che la guerra alla quale si faceva riferimento nel libro era quella del Kossovo quando le forze NATO bombardavano impunemente Belgrado e la Serbia. Allora come ora la guerra era ritornata in Europa.
Un ultima notazione è doverosa farlo alla assoluta assenza dell’ONU nella vicenda in atto. Un vecchio arnese creato dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale ormai privo di qualsiasi rilevanza per la gestione delle crisi internazionali. Un residuato bellico, uno dei tanti, costosi enti inutili
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