Mason Hammond. La Guerra In Sicilia di un professore di Harvard di Attilio Albergoni (Arti Grafiche Palermitane Edizioni) - di Gaetano Celauro
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- Category: Scritture
- Creato: 27 Aprile 2023
- Scritto da Redazione Culturelite
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Attilio Albergoni, autore di attente pubblicazioni specie sul Novecento negli anni Trenta e Quaranta (cfr. tra gli ultimi “1937, Opere Pubbliche in Sicilia) è un attento studioso e ricercatore che ha svolto la sua carriera presso l’Archivio Comunale di Palermo e che in questo prezioso lavoro mostra lo spirito che anima le sue ricerche ed i suoi studi, sulla base di precisi riferimenti documentali.
Il suo racconto pertanto riporta fedelmente i contenuti della documentazione ritrovata con la massima obbiettività. In particolare l’A. ha avuto tra le sue mani, il diario di Mason Hammond con le sue riflessioni personali e le sue considerazioni che sono quelle di un docente universitario di Lettere e Lingua latina e Storia romana, un uomo di cultura che insegnava ad Harvard entrato a far parte di un corpo speciale dell’esercito statunitense.
Il protagonista di questo saggio è un militare, un soldato, una figura particolare con una sua storia personale che lo ha legato a Palermo che dopo i pesanti bombardamenti alleati, ebbe a dovere mettere in sicurezza una buona parte dei suoi magnifici edifici andati distrutti.
Dapprima venne arruolato nell’Aeronautica militare USA agli inizi del conflitto ma ecco che il fronte bellico viene a spostarsi in Italia specie in Sicilia dove sarebbe stato utile e necessario salvaguardare il patrimonio culturale. Gli Alleati, Inglesi e Americani in primis, diedero un forte contributo a quest’opera lodevole con personaggi di valore come Mason Hammond, quale “Advisor della sub Commission Fine arts and monuments” dell’A.M.G.O.T. (Allied Military Government of occupied territory) che a Palermo aveva la sua sede in via Bari al numero 8. La settima armata aveva requisito parecchi edifici per abitazione dei militari e per le sue attività operative. Hammond dopo diversi alloggi di fortuna aveva trovato dimora in una stanza del Palazzo Reale.
Hammond esercitò con assoluto impegno, responsabilità e passione la funzione assegnatagli in un momento in cui i soldati erano stremati dal conflitto abbrutiti e ormai dediti ad una violenza sfrenata anche nei riguardi dei monumenti. La propaganda, ieri come oggi, ha dato e da false informazioni su come davvero si sono verificati i fatti. A pagina 26, l’autore, così si esprime a proposito di cosa trovarono gli americani entrando nella città:
“I problemi che si palesano immediatamente agli americani che peraltro erano stati creati da essi stessi dal 7 gennaio del 1943 con l’intensificarsi dei bombardamenti, appaiono in tutta la loro drammatica e cruda realtà. Montagne di macerie di palazzi e di monumenti distrutti si erigono per le strade, soprattutto nel centro storico, le rotaie dei graziosi e caratteristici tramway, sono in massima parte contorte e divelte…”
e l’autore in nota riporta ancora come le macerie della distruzione arrivassero al terzo piano dei palazzi che erano rimasti in piedi. I primi nemici del nostro Mason Hammond, furono le stesse truppe, che utilizzarono il patrimonio culturale in modo del tutto improprio accampandosi in luoghi di grande interesse culturale come l’Orto Botanico. Si riteneva inoltre che tutto quello che si trovava, divenisse di loro proprietà e veniva portato via come “souvenir”.
Mason Hammond è stata una figura esemplare nell’espletamento dei compiti assegnatagli, alla ricerca di aiuti che non potevano essere certo venire dalle truppe, che anzi di malavoglia sentivano di dovere seguire le sue direttive assorbiti dalle stringenti esigenze post belliche che avevano il carattere della priorità, non ultima la carenza dei generi alimentari ed il conseguente razionamento.
Di contro l’Advisor trovò alleati veri nei funzionari dello Stato presenti sul territorio dell’Isola, che si occupavano delle diverse tipologie dei Beni Culturali. Hammond giunse a Palermo dopo lo sbarco in una città devastata, e iniziò così a prendere contatti con le amministrazioni locali preposte alla tutela e conservazione dei beni culturali. Si ricordano tra gli altri, il Sovrintendente ai monumenti, Mario Guiotto, quello alle antichità, Iole Bovio Marconi ed ancora altre due donne, Elena Tamajo e Angela Daneu Lattanzi. Con queste eccellenti e professionali figure di funzionari, Hammond riuscì ad avviare una fattiva collaborazione che porto ad ottimi risultati, restituendo alla pubblica fruizione molti edifici pubblici come la Biblioteca Nazionale, che continuò ad operare a Palazzo Mazzarino; i volumi versavano in pessime condizioni, addirittura finiti per strada dopo i bombardamenti ed alcuni ormai erano pressoché irrecuperabili.
Quello che emerge dalla lettura nel diario personale che Albergoni ha avuto in copia dai familiari, è lo stato d’animo frustrato per la condotta degli Inglesi come pure degli americani che depredarono una buona parte di oggetti e opere d’arte. Venne tuttavia portato a termine un lavoro immenso per la mole dei beni da mettere in sicurezza e per l’eccellente gestione e distribuzione dei fondi assegnati che furono tutti rendicontati con assoluto rigore. Sono riportati nel volume gli edifici danneggiati con il relativo importo a loro destinato per il recupero.
Il libro di Albergoni, corredato con documentazione fotografica di luoghi e documenti, dà il giusto e dovuto risalto a questa figura di militare americano che tanto si è adoperato e la cui memoria non deve andare perduta e di cui si ripercorre l’impegno profuso sulla scorta di documenti autentici e verificabili.
Il suo è stato un lavoro che ha fatto da battistrada, per i c.d. Monument Man, significando a chi proseguì l’opera, come operare in simili circostanze. Si venne ad impiantare soprattutto un metodo di lavoro che Hammond trascrisse in una sorte di memoriale che fu di modello ed insegnamento per coloro che avrebbero avuto gli stessi problemi di recupero, salvaguardia e messa in sicurezza di beni culturali nelle città occupate. (gc sololibri.net)