SS. Messa di ringraziamento per l'ascesa di Leone XIV - di Michele Gelardi
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- Category: Scritture
- Creato: 26 Maggio 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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L’ascesa di Leone XIV al soglio di Pietro è stata da noi celebrata con una messa, insieme di ringraziamento e auspicio. La Chiesa ci ha dato un nuovo Papa, che saprà guidare il popolo di Dio nel cammino di fede; sentivamo il dovere di esprimere, in forma visibile e socialmente rilevante, quel sentimento di gratitudine coltivato nell’intimità di ogni credente. Ci è sembrato che non ci fosse modo migliore, che una celebrazione eucaristica, nella quale elevare la nostra preghiera e formulare i nostri auspici. Un gravoso compito attende Leone XIV: restituire alla Chiesa cattolica centralità e primato morale nella vita associata del mondo occidentale, che ha smarrito le sue origini e la sua identità. Alcuni segni ci fanno credere che il nuovo pontefice possa restituire alla Chiesa il ruolo che le compete, sul presupposto che la religione cattolica non è solo un’intima professione di fede, ma mira anche a offrire un segno tangibile della presenza di Dio nel mondo e perciò non può non avere rilevanza sociale.
Cogliamo in particolare tre segni.
1 - Lo spirito Santo ha voluto che questa missione fosse affidata a un agostiniano. Com’è noto, sant’Agostino, padre della Chiesa ha dedicato i suoi studi al tema di fondo dei rapporti tra fede e ragione. Ed è proprio questo il punto nodale, sul quale si misura il ruolo della Chiesa nel mondo occidentale odierno. Il processo di secolarizzazione della società ha inizio infatti con la deificazione della ragione. Quando la Dea Ragione disconosce il mondo invisibile, il destino escatologico dell’uomo e la sua natura trascendente, ha inizio una deriva pericolosa i cui esiti nefasti sono sotto gli occhi di tutti. Si sostituisce alla religione dei padri una nuova religione di Stato, laicista e buonista, un nuovo pensiero dominante che assolutizza i suoi feticci; i desideri diventano diritti; sparisce il principio di responsabilità; sparisce la funzione sociale della famiglia, fondata sulla sacra unione di un uomo e una donna. Emblematica, sotto questo profilo, l’oscena cerimonia inaugurale dei giochi olimpici, la quale ha voluto consacrare innanzi a una platea mondiale la nuova accozzaglia ideologica divenuta “religione”. Assolutizzare la Dea Ragione produce un altro risultato perverso, per certi versi beffardo, evidenziato dal filosofo Cacciari: l’homo technicus sopravanza l’homo politicus, sicché la politica non governa più i processi sociali. In sintesi la politica, che vuole fare a meno di Dio, genera la sua stessa morte: l’utopia produce la distopia.
La deriva si può fermare solo conciliando Ragione e Fede. Sotto questo profilo, ci piace registrare una certa sintonia con il pensiero del non-credente Cacciari. A suo giudizio, “Serve un’alleanza dello spirito”, che coinvolga credenti e non credenti, per opporsi alla “catastrofe antropologica” rappresentata dalla prevalenza tecnocratica nel divenire sociale, la quale annulla sia la guida etica, sia il controllo politico democratico. Ebbene, chi meglio di un Papa di formazione agostiniana può promuovere codesta “Alleanza dello spirito”? Ricordiamo che l’insegnamento di S.Agostino viene sintetizzato nella frase “intellige ut credeas, crede ut intelligas”.
2 - Il secondo segno ci pare di coglierlo nella continuità con il Magistero di Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum, pietra miliare della Dottrina sociale della Chiesa. La Dottrina Sociale della Chiesa non è un programma politico. Al contempo non è una summa filosofica politicamente irrilevante. È parte integrante del magistero ecclesiale. I suoi principi sono direttamente legati alla fede in Cristo e sono vincolanti per i credenti. Beninteso sono vincolanti i principi, non già i corollari politici. Possiamo tuttavia escludere che siano compatibili con tale dottrina le teorie politiche, che postulano una società nella quale gli uomini siano necessariamente in lotta gli uni contro gli altri, per contrapposizione di interessi (quelle teorie, per intenderci, che teorizzano la necessaria, e perfino utile, lotta di classe oppure la contrapposizione dei sessi). Uno dei principi cardine della DSC, il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale, che giustifica l’intervento dell’autorità politica solo per la cura di interessi necessariamente comuni, nei limiti in cui la libera iniziativa privata e associata non possano provvedere da sé, postula al contrario l’idea della possibile convivenza pacifica degli uomini, nell’interesse di tutti e di ciascuno, a prescindere dalla coazione autoritaria del potere costituito.
Il miracolo, che concilia ogni giorno la libertà con l’ordine, che anzi fa nascere l’ordine dalla libertà, viene evocato nella parabola evangelica. Gesù pronuncia le seguenti parole: “guardate gli uccelli del cielo, non seminano, né mietono, né ammassano in granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? ... Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro (Matteo, Vi, 25-29).
Se Gesù esorta gli uomini a non temere per il loro domani, allude forse a un disordine naturale al quale pone rimedio solo l’autorità politica o non piuttosto a un ordine della natura che consente all’uomo di vivere pacificamente? Mi pare che non ci siano dubbi.
E allora richiamarsi alla DSC, come fa molto chiaramente Leone XIV in continuità con Leone XIII, significa mettere paletti ben precisi. Non basta essere “buonisti” e “pacifisti”; è necessario richiamare i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà alla coerenza dei principi e delle azioni; significa indicare una strada precisa, ben diversa da quella indicata dalle dottrine totalizzanti che giustificano il sacrificio della libertà in nome di un “bene comune” discrezionalmente individuato dal partito al potere. Leone XIV, con la scelta del nomen pontificalis, ha messo simbolicamente, ma molto chiaramente, la DSC al centro del suo Magistero; il Santo Padre invoca la pace, ma non si limita a invocarla alla maniera dei buonisti parolai; indica la via per conseguire la pace autentica, fondata sul rispetto dei soli principi che rendono possibile la pacifica convivenza umana in un ordinamento di libertà e valorizzano la dignità della persona.
3 - Il terzo segno si può ravvisare nella ritorno alla “Tradizione”, simboleggiato in maniera molto chiara fin dal primo istante del nuovo pontificato. Prendo a prestito le parole del mio amico Nino Sala, tratte dal suo pregevole articolo pubblicato sul quotidiano “l’Opinione”; cito testualmente: “l’apparizione di Papa Leone XIV, che indossa rocchetto, mozzetta, stola e croce d’oro, connette immediatamente la sua figura alla tradizione bimillenaria della Chiesa Cattolica, incarnando il sacro attraverso simboli che ne amplificano la manifestazione”. Il ritorno alla Tradizione è molto importante per l’autorevolezza della Chiesa Cattolica (sempreché si voglia, come noi vogliamo, che la Chiesa cattolica abbia un ruolo nella vita pubblica e non sia irrilevante come lo è, per esempio, la finta Chiesa anglicana, il cui Capo è anche, per inciso, il monarca temporale; oppure la comunità buddista). La Chiesa parla al mondo, anche e direi soprattutto, attraverso i simboli e la liturgia. Si può affermare come istituzione universale ed eterna, a condizione che sia riconoscibile, anche esteriormente, come portatrice di un messaggio universale ed eterno. Nel mondo dell’effimero, delle mode mutevoli, dei desideri istantanei, la sua “sacralità” può essere riconosciuta solo a condizione che i segni visibili della sua presenza mondana non siano mutevoli ed effimeri, in quanto espressione di una trascendenza non effimera né mutevole. Il ritorno alla Tradizione, peraltro, è un atto di deferenza verso i nostri Padri; è un atto di riconoscenza per ciò che la Chiesa è stata nel passato e nella storia, nella consapevolezza che senza quel passato non ci sarebbe la Chiesa di oggi.
Per tutte queste ragioni, siamo certi che Leone XIV sarà il buon Pastore e saprà restituire alla Chiesa il ruolo di guida spirituale che le compete nell’intera comunità umana di questa terra, a partire dalla sua centralità storica nel mondo occidentale.