Elite e Distinzione/ 41 - Oliviero de la Marche

E così, mio signore, è necessario sapere, in questo caso come negli altri, chi è da ritenersi gentiluomo, chi nobile, chi uomo comune... Gentiluomo è colui che discende da genitori di antica nobiltà: egli ed i figli nati dal suo matrimonio sono nobili. Invece la nobiltà, primo stadio di questa condizione di distinzione, è acquisita in primo luogo da coloro i quali hanno svolto grandi compiti al servizio del principe, ricevendo così titoli nobiliari trasmissibili anche ai discendenti. I loro eredi possono chiamarsi gentiluomini, se conservano la condizione di uomini liberi e conducono una vita da nobili. In terzo luogo, un servo del principe o una qualsiasi persona può meritare il titolo nobiliare per sè e la sua progenie se ha vissuto una esistenza onorata ed è stato fatto cavaliere dal suo signore. Il quarto modo per rendersi degno del titolo consiste invece nel dedicarsi alla professione delle armi, in qualità di uomo d’armi, e nel servire il principe valorosamente e lungamente in guerra. Infine, il principe può nobilitare un uomo consegnandogli la patente di nobiltà per la sua vita retta e virtuosa o per le sue ricchezze. Ed anche se è vero che la nobilitazione tramite lettera o patente è la autorizzazione di minor valore, tuttavia è ancora abbastanza evidente che l’antica nobiltà deriva dall’antico benessere. In conclusione: è più felice e stimato colui che entra nella schiera dei nobili virtuosamente, di colui che ne esce nel vizio.
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